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Torino, 16 marzo 2010

 

Libreria LegoLibri

 

La logica dell’amore

 

Beatrice Dall'Ara

 

Amore e solitudine

 

 

Come sapete il titolo della conferenza di questa sera è “Amore e solitudine” che è un bel titolo devo dire, amore e solitudine allude alla poesia, questo accostamento è stato fatto da molti poeti che sono rimasti immortali per le loro parole e invero è un titolo che andrebbe bene anche per una canzonetta, la canzonetta che va per la maggiore proprio per questo accostamento fra l’amore che è considerato uno dei valori più alti e la solitudine che allude a una sorta di malinconia, allude a qualche cosa che evoca un amore difficile e come dicevo sono temi, luoghi comuni trattati per lo più e dai grandi poeti e dai grandi canzonettisti, si chiamano così coloro che scrivono canzonette? Queste persone, questi compositori hanno buon gioco quando trattano di questi temi dove la malinconia gioca un ruolo predominante, ma che cos’è la poesia, una composizione canora? È un artificio retorico che serve e al grande poeta e al canzonettiere per esercitare il loro potere, con il quale potere attrarre il pubblico, farlo godere, farlo emozionare, è un esercizio di potere quello che mette in atto il poeta e colui che scrive canzonette e in effetti il successo è assicurato quando si tratta di questi temi, soprattutto quei temi che comportano commozione ora non è certamente per le canzonette che siete qui, non credo siate venuti qui per sentire parlare di canzonette, noi, io faccio parte dell’Associazione culturale Scienza della Parola, che è una associazione che forma analisti, per cui è una ricerca psicanalitica quella che portiamo avanti e non ci interessa persuadere le folle dei grandi sentimenti o della magia dell’amore, di tutte queste storie che sono sfruttate per lo più per avere successo, se mai una psicanalisi si interroga non tanto sul bello o sul brutto delle storie che vengono raccontate ma si interroga su qual è la condizione per cui possa darsi una composizione poetica oppure una canzonetta, è anche di questo che si occupa la psicanalisi, lo psicanalista colui che ascolta, per esempio, il discorso di una persona che va da lui e che chiede di fare un percorso di questo genere, la psicanalisi si occupa della condizione per cui una certa cosa funziona e produce delle emozioni all’interno di un sistema che è quello del pensiero, di questo si occupa la psicanalisi e noi siamo qui a parlare proprio di questo e cioè di come funziona il pensiero, di come muove il pensiero, di come il pensiero è spinto da quelle cose che funzionano per quel pensiero, per cui certamente non saremo qui a parlare dell’amore, della magia dell’amore, se mai quali sono le condizioni per cui possa darsi l’amore e così come il poeta con un artificio retorico persuade il suo pubblico di ciò che a lui pare vero così dicevo la psicanalisi si occupa appunto della persuasione che avviene ad opera di coloro che vogliono convincere altri delle loro verità e quindi parleremo dell’esercizio di potere che gli umani sono costretti ad esercitare e a “subire” laddove si creda alle cose meravigliose che vengono descritte con tanta dovizia. Cosa deve sapere un analista, uno che si forma per ascoltare altre persone oltre a se stesso ovviamente? perché l’analista colui che si forma e percorre, compie questo percorso deve partire da qualche cosa di assolutamente certo per muovere, per condurre una psicanalisi, per fare in modo che la persona si accorga di ciò che funziona all’interno del suo pensiero e cominci lei ad agire il suo pensiero, deve sapere che una psicanalisi così come qualsiasi altra cosa avviene perché che le persone parlano, parlano, se non parlassero non potrebbero pensare perché il loro pensiero è fatto proprio di parole, di proposizioni, proposizioni che si dicono, dicono a sé, questo è il pensiero, il pensiero funziona così, è fatto così ed esiste perché le persone parlano, è una peculiarità degli umani quella di parlare, non accade agli animali di parlare, tutto quello che gli animali “dicono” è perché sono gli umani che parlano, che attribuiscono, che proiettano e che prestano agli animali le loro parole, gli unici a parlare sono gli umani e parlando possono pensare, possono pensarsi umani, per esempio, possono pensare tra sé e sé e quindi comunicarsi quelle cose che a loro interessano, possono farsi discorsi meravigliosi sulle cose che a loro interessano, il pensiero funziona ed è fatto appunto di parole, di proposizioni, è fatto di linguaggio ed è il linguaggio il motore di ciò che dicono, è una cosa meravigliosa il linguaggio se ci si presta attenzione, ma sia quel che sia diventa troppo lungo, del linguaggio ne abbiamo parlato e continueremo a parlarne però per il momento dicevamo cosa deve sapere un analista per condurre una psicanalisi? Deve sapere che tutto ciò che avviene, la condizione di una psicanalisi è il linguaggio, linguaggio che funziona e che non è possibile uscire dal linguaggio, qualsiasi cosa io tenti, creda, affermi, affermi che esiste fuori del linguaggio, solo dicendolo e quindi affermandolo lo faccio esistere e quindi è una contraddizione, certo gli umani non sono abituati a considerare il loro pensiero frutto della loro parola, non sono abituati anzi non lo sanno nessuno glielo ha mai insegnato però ecco l’analista occorre che sappia questo e che ne tenga continuamente conto proprio per non essere ingannato, per non credere, per non essere travolto da quelle emozioni, da quelle eccitazioni che la persona che va da lui gli propone e cerca di convincerlo, persuaderlo che le cose stanno così proprio come dice lui o lei e che non è colpa sua ma non riesce a fare in un altro modo, non riesce: qualsiasi cosa si trovi a pensare, di fronte a una certa cosa ecco che non riesce mai a fare come lui vorrebbe anzi fa il contrario di quello che vorrebbe, non è capace perché lui o lei è fatta così, se l’analista crede a una cosa di questo genere ecco che ha già finito il suo compito e se ci crede piange con la persona e quindi non prosegue il percorso, percorso che invece lo deve portare ad assumersi la responsabilità del proprio pensiero, lo deve portare a sapere perché pensa le cose che pensa e si assume la responsabilità del proprio pensiero in prima istanza perché si accorge di quello che è fatto il proprio pensiero e quindi ad accorgersi di quello che dice, di quello che mette in atto ciascuna volta in cui si trova a parlare e quindi a raccontare, a descrivere perché la persona crede di raccontare, di descrivere, di dire delle cose, crede che il linguaggio sia un mezzo per descrivere quali sono i suoi sentimenti, i “suoi sentire” e non sa che il linguaggio non è un mezzo ma è ciò che fa, ciò che costruisce quel sentire, quel sentire dal quale trae le più grandi emozioni, le più grandi sensazioni, le più grandi eccitazioni. Torno al tema amore e solitudine, amore parola magica, magia, l’altra volta, due settimane fa, molti di voi vedo che c’erano, Eleonora Degasperi ha iniziato questa serie di conferenze con La logica dell’amore e in questa conferenza che troverete su internet, oggi è stata messa su internet, d’ora in poi visto che le fotocopie hanno un costo non indifferente e noi abbiamo un sito dove trovare tutto il lavoro che facciamo da vent’anni a questa parte, conferenze e soprattutto i corsi del mercoledì, allora andate sul sito, se vi interessa ovviamente. Dicevo che Eleonora la volta scorsa parlava della logica dell’amore e descriveva, ha descritte nei suoi più piccoli particolari quelle che sono le fantasie che vengono praticate per lo più, che si ascolta per lo più in una psicanalisi, le ha descritte molto bene, ha descritto e ha avuto l’ardire di mostrarle queste fantasie, che sono le premesse da cui partono i discorsi per costruire per esempio, la magia dell’amore, le ha mostrate in tutti i suoi più piccoli particolari e quindi tralascio questa parte, riprenderò certe questioni, per esempio in quella conferenza si diceva della diversità delle fantasie che accadono nel pensiero di un uomo e di quelle che accadono e vengono utilizzate dal pensiero delle donne, sono assolutamente differenti perché? Perché l’educazione, l’addestramento del maschio e l’addestramento della femmina sono differenti per cui è come se fossero due pianeti assolutamente indipendenti, due strutture di pensiero quello dell’uomo e quello della donna che non hanno molti contatti anche se poi lo trovano il contatto certamente, in quest’amore però è come se non sapessero niente l’uno dell’altro perché appunto sono differenti le strutture, si diceva che l’uomo, qual è il desiderio dell’uomo, che spinge l’uomo a cercare una donna? A innamorarsene? È il corpo della donna, talvolta questo desiderio dalle donne è considerato bestiale tanto è vero “vuole sempre e solo quello!” questo per dire come è assolutamente differente, la donna accoglie in una certa accezione questo desiderio tacciandolo di bestialità e invece qual è il desiderio della donna? Di questo si parlava l’altra volta, e ancora una volta per riassumere perché se no diventa lunghissima la questione, si diceva che l’uomo vuole conquistare il mondo, è questo ciò che lo spinge a praticare il suo potere ovviamente, queste sono le sue fantasie, alla donna di conquistare il mondo non interessa un granché se mai alla donna interessa conquistare l’uomo che ha conquistato il mondo … questo per riassumere in poche parole quello che si può riassumere quindi vi rimando al sito lì tutti i passi sono svolti e quindi sono intellegibili un pochino di più di quanto io possa fare qui … ma ecco io vorrei chiedere alle signore che sono qui, qual è una peculiarità dell’amore, ciò per cui si innamorano le donne, ciò per cui vogliono continuare ad innamorarsi, qual è la specificità? Nell’amore cosa cerca una donna? Cerca, vuole essere l’unica donna per quell’uomo, non credo che ci siano donne disposte all’Amore, quello con la A maiuscola, se sanno che il loro uomo ama anche altre allo stesso modo, che è interessato anche ad altre donne …è abbastanza provabile che non ci sarebbe per la donna la necessità di innamorarsi se non ci fosse da parte della donna la richiesta di essere l’unica donna, la più bella, la più brava, l’unica, la più intelligente …..nella fantasia, Signora, ovvio che poi tutto quanto è rapportato al momento in cui si vive e al contesto, lei pensi a una regina e pensi a una persona che vive molto più modestamente a una impiegata per esempio, sono contesti differenti però i desideri sono questi e cioè di essere l’unica, la sola, la più bella, la più brava, basti pensare a tutte le industrie che lavorano proprio perché la donna possa conquistare l’uomo, possa effettivamente mettersi in gioco in quel modo, possa conquistare l’uomo perché ci sono tante altre donne che compiono questa operazione continuamente e ogni volta che la donna ha quell’uomo per il quale è “la” più interessante ecco che la donna è come se si realizzasse, è la prima parte della realizzazione della donna questa di avere conquistato un uomo che la ama, per cui è importante, per cui vale, un uomo che la apprezza, che la capisce, cosa vuol dire che la capisce? Vuol dire che “è sensibile quell’uomo” che è molto sensibile infatti le donne in genere cercano quell’uomo che è molto sensibile e che la capisca e quindi che le dia ragione, non c’è molto da dire, no? ecco, però c’è ancora una cosa abbastanza strana che forse le donne, non possono, non vogliono accogliere, non possono ammettere in questa fantasia che il pensiero costruisce perché la donna la scambia per la realtà, talmente vero le appare che è realtà non è fantasia, invece no, sono le fantasie che fanno funzionare il pensiero e se sono fantasie nessuno dovrebbe dare giudizi estetici eppure, no, dice “non è vero non ho proprio questa fantasia ” perché? Se fosse una fantasia allora la accoglierei ma siccome è la realtà allora non la accolgo e questo avviene anche in una analisi per molto tempo, non si accoglie perché è funzionale al discorso perché fa funzionare quel discorso e poi perché non va bene, non è bello, non è vero, perché toglie la magia all’amore … dicevo c’è ancora un’altra cosa che è peculiare al discorso, al pensiero, quello che la donna si dice tra sé e sé, ché l’uomo in tutto questo non ha un gran gioco anche se gli uomini non lo sanno per lo più, ma non ha un gran gioco perché l’uomo serve soltanto a far vincere la donna sulle altre donne e questo non è “carino” da dire ….le donne si vogliono molto bene di solito, sono sempre pronte ad aiutarsi l’un l’altra però per lo meno in una conferenza di psicanalisi dove si parla delle fantasie più praticate dai pensieri mi sembra che si possa accogliere, poi ciascuno può dire quello che vuole e allora dicevo che questa lotta che la donna ingaggia, perché si parla di lotta dalla quale la donna trae le più grandi emozioni, è una lotta che avviene fra le altre donne perché nel pensiero della donna l’interlocutore, quello che è il referente nel suo discorso, con il quale lei continuamente parla e si parla e si fa parlare, non è l’uomo ma è l’altra donna, sono donne come se, queste sono fantasie infantili che provengono dall’infanzia e mai si sono potute mettere in gioco, interrogare e quindi permangono intatte a costruire quel sentire delle donne che per esempio diventano femministe e si scagliano contro gli uomini denunciando la loro mancanza, denunciando l’incapacità, ma è il pensiero delle donne che produce questo, gli uomini di questo sanno ben poco, sanno nulla, sanno quello che le donne dicono loro quando parlano d’amore, di queste cose né l’uomo né la donna sono consapevoli, le donne perché spinte da una lotta che ingaggiano all’interno del loro pensiero con le altre donne, denunciando così la mancanza in queste lotte di rivendicazione in cui si sentono loro per prime minoritarie, deficitarie di qualche cosa che è loro dovuto, non certo di intelligenza ma deficitarie, come se avessero la necessità di continuamente realizzarsi, di diventare un valore da mostrare e si mostra con la loro sofferenza perché le donne soffrono moltissimo per lo più, per tutta questa serie di questioni, perché le donne vivono, sono perennemente eccitate, vivono del sacrificio, pensate anche soltanto alle donne che sono ai vertici delle aziende o dirigono istituzioni, e devono comandare, devono confrontarsi con lavori importanti, sapete con quale grinta, in certi casi, con quale determinazione portano avanti la loro rivalsa ma non c’è bisogno di compiere un’operazione di questo genere eppure all’interno del sistema occidentale funziona così e sono le donne che mantengono la loro mancanza in qualche modo, la loro necessità di portare avanti una lotta che non ha nessun senso, che proviene da queste fantasie infantili, come se, per fare un esempio, la mamma … ci fosse ancora un colloquio con quella mamma alla quale erano strettamente legate e dalla quale dipendevano, dalla quale dipendeva il loro amore e non avessero mai potuto metterlo in gioco, non pervenendo ovviamente all’amore fisico per esempio, che per la donna è molto differente, per lo più la donna non gode dell’amplesso o meglio sì può anche godere e in modo molto forte, ma la interessa in genere perché è troppo concentrata sull’essere desiderabile per quell’uomo quindi vivono per il “piacere” dell’uomo in qualche modo, se l’uomo è eccitato, ha dimostrato così il proprio piacere, la forte attrazione, le donne godono di questo in moltissimi casi nell’innamoramento poi no, è finita la questione, ma nella fase dell’innamoramento è questo che vogliono, vogliono essere importanti per quell’uomo e quella è la prova, ancora una questione e poi cerchiamo di parlarne. La solitudine, questo sentimento che allude alla malinconia, l’amore in molti casi come un rimedio alla solitudine per molte donne funziona così, la donna ha bisogno di essere importante per qualcuno, almeno per uno, se no cerca di essere importante per il suo cagnolino, cerca di essere importante per il suo bambino, perché ne ha la necessità perché deve realizzarsi, realizzazione della quale non è mai sicura, non può mai contare se non avvengono tutta questa serie di questioni, dicevo l’amore come rimedio alla solitudine perché la donna teme la solitudine, ha una paura folle della solitudine e questo forse adesso potete intenderlo se considerate le fantasie di cui parlavo prima, teme la solitudine la donna, ne ha il terrore, è eccitata fortemente dalla solitudine, alla base di questa forte eccitazione che è prodotta dall’idea di rimanere sola e quindi di non essere più importante per qualcuno c’è un’altra fantasia, anche questa è un fantasia infantile che quel discorso non ha mai potuto interrogare e si chiama fantasia di abbandono, che percorre gran parte delle strutture di discorso, è ovvio che questa fantasia di abbandono ha degli esiti differenti in strutture di discorso, di pensiero differenti, perché l’abbandono, questa rappresentazione, questo filmino che la donna costruisce con il suo pensiero e che la fa concludere in un certo modo, questa scena di abbandono può essere subita o agita, io posso godere delle grandi emozioni dell’essere abbandonata e posso godere delle grandi emozioni che mi fanno agire l’abbandono, per cui gli esisti sono differenti, per esempio in una depressione, nel discorso della depressione può accadere che in quel pensiero intervengano delle immagini, intervengano dei film per cui la persona si trova e si vede sempre abbandonata, come dire che la persona si sta dicendo che è depressa, che nulla ha più senso, nulla ha più valore, non c’è più nessun motivo per muovere perché invece una volta c’era l’amore, un grande perfetto amore, un amore che adesso non c’è più e allora io sono attratta cioè il discorso della depressione è attratto da quell’amore ma questo è stato e non ci sarà mai più e allora sono depresso e come la depressione, voi sapete che in molti casi è diventata una malattia, ecco che la depressione, la persona diventa interessante per lo psichiatra, il quale appunto si prende cura di lei con gli psicofarmaci e quindi ha l’attenzione almeno dello psichiatra, ecco questa è una possibile soluzione della fantasia di abbandono che viene costruita dal pensiero della persona depressa, per esempio, era un esempio ho cercato di renderlo più semplice possibile però in un altro discorso può avere un’altra soluzione, quell’amore bellissimo che la depressione considera perduto, ché non c’è più quindi considera la tragedia, in un altro discorso invece quest’amore è lo stimolo per sempre nuovi amori e quindi la persona continuerà a innamorarsi follemente delle persone e poi sarà sempre delusa da queste persone, sarà delusa e quindi ricercherà nuovamente quella felicità che crede di poter reperire, di trovare in un nuovo amore e continuerà la sua storia cercando sempre nuovi amori. Direi che è il caso di fermarci un attimo e di sentire se ci sono delle considerazioni, delle obiezioni, qualsiasi cosa cercheremo di svolgerla come accade in una psicanalisi, le questioni, qualsiasi questione viene svolta dopo di che si può passare ad altro.

 

Intervento: io vorrei dire una cosa, mi pare un discorso a un livello non di patologia ma di come si comportano le donne ...

 

No, parliamo delle fantasie delle donne che è differente, molto differente parliamo del pensiero poi il comportamento

 

Intervento: ad un certo punto lei ha detto: con quell’uomo non va e vado a cercare altrove, potrebbe esserci il problema proprio di quella donna lì che per esempio ha avuto un rapporto cattivo con i genitori, la madre ha assorbito tutta la relazione, ha estromesso il padre allora si capisce che la figlia non troverà mai un uomo con cui legare in maniera stabile … ecco io vorrei capire, lei forse ne parla ad un livello più alto in generale ...

 

Io parlo a livello di pensiero e quindi certo quello che lei sta dicendo è possibile anzi gli psicologi danno queste spiegazioni, queste giustificazioni è una storia possibile ma occorre che sia la persona che elaborando le sue questioni si trovi lei a dirci quello che deve dire, queste dicevo sono giustificazioni che vengono trovate per dare un senso, per dare una causa, un’origine a delle cose che vengono considerate anormali in base ad un comportamento e quindi si dice che è per “colpa della madre” o del destino che differenza fa? Certo che quello che conta è sapere, per esempio, di storie tristissime ce ne sono moltissime ma non tutti gli esiti sono come quelli di cui lei ci parlava per cui bisogna sapere perché all’interno di quel pensiero quella storia ha una portata così rilevante tale da muovere la persona in quella direzione, è questo che interessa non le possibili storie che vengono giustificate con il nulla, in un esercizio di potere, potrei dire, che si compie interpretando una certa cosa in un certo modo, è possibile certo, è possibile ma non è necessario, no non lo è

 

Intervento: e quindi questo legame amore e solitudine e prevalentemente per le donne ...

 

Per le donne o chi si pone nella condizione di donna cioè di discorso che ha la necessità che qualcun altro intervenga, che ha la necessità di essere importante per qualcuno, che fa dipendere il proprio benessere dall’altro, da un altro che con il suo interesse “mi tuteli” ...

 

Intervento: quindi anche uomini … la domanda cosa significa essere donne e essere uomini nel senso che voi fate sempre una distinzione donne e uomo però il linguaggio si basa sul biologico però … è in evoluzione questo concetto, aspetti più maschili, più femminili adesso anche il biologico a parte che sfuma ...

 

Però vede il discorso della persona al di là di tutte queste differenze del sentirsi donna e del sentirsi uomo, ma la donna è assolutamente donna con degli attributi assolutamente specifici alla donna può poi compiere delle scelte il suo pensiero che prende certe direzioni però l’educazione quello che sa una donna, sa di essere una donna poi come dicevo per qualsiasi motivo può essere d’accordo o in disaccordo con il suo modello ma permane ed è donna così come l’uomo nonostante che l’uomo in certi casi scimmiotti la donna e quindi “lavori” come una donna, è un uomo e quindi la questione “biologica” in qualche modo è importante nel pensiero della persona, non può derogare da questo, qualsiasi cosa è costruita da un sistema ben preciso che è il linguaggio ...

 

Intervento: non tutto è linguaggio quindi ...

 

No, come non tutto è linguaggio? Certo anche la scienza della biologia, i suoi giudizi, le sue argomentazioni, le conclusioni delle sue varie teorie, le sue verità, come potrebbero avere un esistenza senza linguaggio? Però ecco anche il pensiero delle persone, le loro considerazioni, i loro giudizi, le loro conclusioni, quello che sanno, le loro verità funzionano all’interno di un sistema, parlano all’interno di un sistema in cui funziona e parla la biologia, ed è perché c’è questo sistema cioè il linguaggio che sanno di essere donne o uomini … non c’è possibile uscita dal linguaggio, da questo sistema in cui ciascuno è preso dal momento in cui ha cominciato a parlare, quel pensiero che continuamente la persona produce parte da alcune questioni che sono quelle che la fanno affermare “io sono una donna” perché sono fatta in modo diverso dall’uomo poi è ancora un’altra questione l’evoluzione delle sue scelte, delle sue decisioni rispetto ai modelli, rispetto a ciò che si chiama normale o meglio naturale, è differente la cosa, certo che è il linguaggio che permette tutta questa moltitudine di opinioni che giocano un ruolo importante all’interno del sistema occidentale, è il sistema occidentale che ha dettato delle regole per cui tu sei donna e tu sei uomo e di lì parte il pensiero, partono le premesse per l’educazione, per l’addestramento degli umani, la bambina piccinina è stata educata ad essere una bambina e quindi a utilizzare quelli che sono gli schemi che si utilizzano per le bambine e così per l’uomo, ad un certo momento il loro discorso può decidere in altro modo però anche la scienza della biologia è un’invenzione del linguaggio non potrebbe esistere senza questa struttura che la fa esistere così come qualsiasi altra cosa così come qualsiasi altra scienza, qualsiasi religione deve la sua esistenza al fatto che gli umani sono parlanti e quindi hanno argomentato, hanno considerato, hanno giudicato, hanno deciso e continuano a decidere che le cose stanno in un certo modo ma tutto questo per via di una struttura che è fatta in un certo modo, non è possibile uscire dal linguaggio se non credendoci, e questa è anche la chance poterlo intendere, poter intendere la persona, per esempio quella che è travolta dalle fantasie di cui parlavo prima, ha un'unica chance per poterne venire fuori da questa storia perché finché non sa di che cosa è fatta e come funziona, finché non si accorge di quello che dice e di come il suo discorso di ciò che dice ne tenga conto, perché è il suo discorso che ne tiene conto, la persona non lo sa di essere il discorso che lei va facendo, non lo sa la persona che è lei che costruisce la sua sofferenza e quindi la sua “felicità” perché ha bisogno delle grandi emozioni, delle grandi passioni, non sa nulla di tutto ciò, certo se lo venisse a sapere ecco che non avrebbe più bisogno di darsi le martellate sulle dita per godere, per essere felice, per giustificare, però questo lo si intende attraverso il linguaggio, attraverso a delle considerazioni, attraverso il proprio pensiero e quindi affrancandosi dalle fantasie, non credendoci più, non avendone più bisogno così come un bambino smette di giocare con i soldatini quando il gioco dei soldatini non lo diverte più, quando diventa grande perché ci sono altre cose che lo interessano …

 

Intervento: scusi signora, io credo che per le donne sia più adatto il prendersi cura delle persone, cosa ne dice di questo? “il prendersi cura” non significa poi sentirsi importante, penso sia il desiderio proprio femminile, il prendersi cura di quello che può essere l’uomo o può essere un figlio o un amico ...

 

Sì forse l’educazione della bambina mira proprio a questo perché la donna possa prendersi cura del bambino e la donna ovviamente si è conformata a una cosa di questo genere…ma ecco prendersi cura del bambino o di un animaletto o di un uomo, lei lo pone come qualche cosa di naturale alla donna?

 

Intervento: io lo pongo come il suo desiderio, la sua fantasia ...

 

La sua fantasia?

 

Intervento: no, … sì è paradossale … l’ho rapportata alle fantasie di cui lei parlava prima, a prendersi cura dell’uomo amato piuttosto che a non essere importante ...

 

Questo nella vulgata è ciò per cui combattono le donne nelle loro rivendicazioni, per cui non possono intendere che il sacrificio, questo bisogno del prendersi cura dell’altro (non è un sacrificio non è da considerare così) è naturale, sì certo, dice che è naturale (io penso che possa essere proprio nell’indole delle donne) lei sa che per esempio nel medioevo i monaci si prendevano cura delle isteriche e così le mandavano al rogo? E questo è anche un “prendersi cura” dipende da come lei pone la questione, è proprio perché “interessavano” a questi personaggi che si prendevano cura delle isteriche “prendersi cura” in questa accezione risulta l’esercizio di potere in un modo ancora più grande, più estremo perché prendersi cura vuol dire sapere qual è la verità e le cose giuste per l’altra persona, qual è il bene dell’altra persona, è quello che fa tutto sommato Papa Ratzinger la domenica in piazza … si prende cura delle anime, dicendo che c’è l’inferno e che bisogna essere buoni perché il sacrificio è naturale, questo fa, chi si prende cura più di Papa Ratzinger? (…) bisogna intendere cosa diciamo quando parliamo di questa cosa meravigliosa di cui ciascuno di noi è fatto, proprio in questo senso io parlavo di esercizio di potere, perché detta così sembra “brutta” la questione ma questo esercizio di potere di cui io sto parlando, ci proviene proprio dal conoscere ciò di cui è fatto il pensiero e come funziona necessariamente, il pensiero come funziona? Cioè il linguaggio, il discorso della persona? parte da una premessa, una proposizione e attraverso passaggi che devono essere coerenti con la premessa concludono e questa conclusione che trae il pensiero non deve contraddire la premessa da cui è partito, a quel punto il pensiero continua a svolgersi, l’intelligenza continua a svolgersi e di lì in fondo dal punto di partenza costruisce, se non viene mai messa in gioco la premessa da cui parte il discorso ecco che la persona non avrà mai, mai l’opportunità di interrogarsi su ciò che crede essere assolutamente vero e quindi pur di concludere sempre coerentemente con la premessa sarà costretto a proteggere, a difendere le sue conclusioni che poi sono le sue verità, questo noi indichiamo con esercizio di potere che poi si rappresenta nei modi in cui si rappresenta il potere nel discorso in cui ci troviamo, però questa impossibilità da parte del pensiero di interrogare ciò su cui si sostengono tutte le varie affermazioni che vengono fatte ecco che costringe gli umani a difendere tutte le varie cose che ciascun discorso crede per cui io credo in un modo, anzi è assolutamente vero non è che ci credo e se l’altra persona crede in un altro modo anzi è assolutamente vero anche per lei ecco che o quella persona diventa un nemico e io lo combatto oppure accolgo le sue verità e allora mi sacrifico, e questo perché? Perché il pensiero necessita per continuare a costruire proposizioni poi tutto sommato, perché il linguaggio quale altro scopo ha se non continuare a riprodursi all’infinito? Fa solo questo però deve partire da una premessa e se non la può interrogare questa premessa continuerà a concludere in un certo modo e quindi “io ho ragione” e quindi imporrà questa ragione sugli altri, la difenderà così come fa il discorso paranoico che ha la necessità di imporre la propria verità e trova i mezzi per compiere questa operazione, tutti i grandi condottieri, tutti i grandi capi di stato o grandi religiosi in fondo sono dei paranoici, perché hanno la capacità di imporre la loro verità, una verità che non è assolutamente provabile ma è la loro verità, questo per dire dell’importanza del linguaggio ora non siamo i primi a parlare del linguaggio già Aristotele e ancora prima sapeva dell’importanza del linguaggio solo che nessuno ha mai portato alle estreme conseguenze questa questione, nessuno l’aveva mai portata alle estreme conseguenze fino ad affermare che qualsiasi cosa esiste perché una struttura la fa esistere, nessuno neanche Wittgenstein, anche se l’aveva inteso, aveva inteso benissimo qual è la questione ma siccome voleva salvare, trovare un legame tra il mondo e il linguaggio ecco che non è riuscito a compiere quei passaggi che invece noi da molti, molti anni ormai abbiamo compiuto …è curioso, è insospettabile è qualcosa che le persone non possono concepire che tutto avvenga per via di stringhe di elementi linguistici che funzionano ininterrottamente a costruire le più grandi tragedie come le commedie, non ci sono grandi commedie se non la Divina Commedia, nelle tragedie si parla molto di più, si costruiscono molte più proposizioni. Cerchiamo delle persone che siano curiose di ciò che le fa vivere, di ciò che le fa “sentire” tra virgolette ed ecco che molti dei problemi che non hanno soluzione, che non hanno risposta nel sistema occidentale, se si potesse tenere conto del fatto che sono costruiti da una struttura linguistica che funziona ininterrottamente a produrre parole, dicevo, che i grandi conflitti psichici e non, avrebbero la soluzione perché le persone non sarebbero più interessate a difendere le loro verità o a esercitare il potere ...

 

 

Intervento: mi scusi l’atteggiamento verso il linguaggio sarebbe un riproporre la visione ontologica cartesiana invece di “cogito ergo sum” sarebbe “uso il linguaggio” o diciamo il codice basato sul linguaggio ...

 

Posso pensare perché parlo e quindi il mio potere non ce l’ho dal fatto che penso delle cose ma dal fatto che parlo e non posso non farlo e quindi tutte le implicazioni che si agganciano al fatto che parlo ...

 

Intervento: riguardo al fatto che tutto è linguaggio non so bene tutto questo è reso anche da esseri che non parlano all’inizio e quindi a parte che questi sono già esseri che non parlano, ma come lo apprendono? Come lo apprendiamo? Parlando? Però…la mamma con dei gesti che fanno riferimento ad un mondo che se fosse solo, solo parlando mi sembra difficile (adesso noi siamo qui lei sta parlando) lo abbiamo imparato e qualcuno facendo riferimento in qualche modo a un mondo fuori di me che ha una sua esistenza non so bene definire, dice molto bene … questo mi fa pensare che ce l’abbia l’esistenza fuori dal linguaggio perché solo con il linguaggio non potrebbe avere imparato a parlare, o nei geni come diceva ...

 

Lei mi sta chiedendo che cosa c’era prima del linguaggio?

 

Intervento: no, sto dicendo che noi abbiamo imparato a parlare non solo dentro al linguaggio ma in un mondo, se no non potrei parlare se ci fosse solo linguaggio perché se io ti dico: casa vuol dire … ti devo far vedere gli oggetti ...

 

Noi non possiamo uscire dal linguaggio e chiederci cosa c’era prima del fatto che io cominciassi a parlare. Io come ho cominciato a parlare? La mia mamma continua a parlarmi, a dirmi questo è questo, questo è questo …lo dice tante volte ed ecco che ad un certo momento il mio discorso comincia a funzionare, a trarre la prima inferenza e quindi a legare, a trovare la prima verità e cominciano a legarsi i primi elementi, non possiamo sapere come è cominciato il linguaggio se non da questa prima istruzione che ci ha dato la mamma o chi per lei, questo è questo, può darsi che ce lo abbia ripetuto un milione di volte poi qualche cosa ha cominciato a funzionare e da quel momento in poi nessuno di noi può sbarazzarsi del linguaggio perché parla e quindi può anche pensare, come dicevo, di poterne uscire ma lo potrà fare soltanto con il linguaggio, per esempio negando che qualcosa sia linguaggio ma negandolo e quindi utilizzando una struttura linguistica.

 

Intervento di Luciano Faioni

 

Questa è una questione importante, comunque ne parleremo domani sera al corso di come il linguaggio di fatto non sia altro che una sequenza di istruzioni, esattamente come un codice genetico che è un’istruzione per costruire proteine e di lì poi qualunque essere umano, per niente, costruisce e basta, e così il linguaggio costruisce proposizioni esattamente come fanno i computer che abbiamo inventato noi e quindi pensano come noi, gli si forniscono istruzioni e più hanno istruzioni e chiaramente più sono capaci di elaborare, ma di questo ne parleremo domani sera cioè del modo in cui il linguaggio costruisce. Adesso invece volevo riprendere una questione che è altrettanto importante, che muove dalla solitudine ed una questione che sorge da ciò che è stato detto fino adesso: l’esercizio di potere che caratterizza gli umani, che sono alla ricerca di un potere sempre maggiore, sempre più vasto da esercitare nei confronti del singolo o della comunità, è una questione alla quale pare che nessuno riesca a sottrarsi, avere potere, cioè essere importante per qualcuno, sempre più importante e da cui sorgono tutta una serie di questioni compresa la solitudine; la solitudine non è altro che la consapevolezza o l’idea quanto meno di non essere importanti per qualcuno, il che si può considerare anche in questo modo: nessuno mi capisce vale a dire nessuno è in condizioni di sapere e soprattutto confermare le cose che penso e quindi sono solo, perché basta che qualcuno mi parli assieme e mi dia modo di intendere che capisce le cose che dico, le cose che penso, le cose che sento, ecco che non sono più solo, avviene questo miracolo, ma la questione che si pone qui non è tanto il fatto che sia naturale per gli umani cercare il potere, poi vedremo di che cosa è fatto, perché dire che è una cosa naturale non significa assolutamente niente, è come affermare che dio lo vuole “deus vult” non andiamo molto lontani, e allora la domanda che sorge è: perché gli umani cercano il potere? Perché? A che scopo? Per accumulare ricchezze? Può darsi, e perché? È questa domanda che ci ha condotti a riflettere su ciò di cui gli umani sono fatti, è una domanda che si è posta al momento in cui ci siamo accorti che sono fatti di linguaggio, che qualunque cosa pensino, immaginino, costruiscano, sognino, desiderino, comunque tutto questo avviene perché esiste una struttura che glielo consente, che consente di trarre dei giudizi, per esempio per avere dei giudizi di valore: una certa cosa è importante quindi ha valore ma è importante in seguito a delle considerazioni cioè in seguito a delle conclusioni, cioè in seguito a delle argomentazioni e le argomentazioni sono fatte di linguaggio, da qui naturalmente una più attenta riflessione sul modo in cui funziona il linguaggio, cosa che è nota da parecchio tempo solo che forse non è mai stata data una sufficiente attenzione. La logica se ne è occupata ma non ha tratto le conseguenze che poteva trarne, vale a dire come la stessa Beatrice ha ricordato, muove da una premessa che deve essere riconosciuta vera all’interno del sistema, dopodiché attraverso una serie di implicazioni giunge a una conclusione, come fanno i computer né più né meno, funziona così, e come diceva Wittgenstein o si pensa così o non si pensa. Non c'è altra possibilità. Se avviene così come di fatto accade allora questa ricerca della verità non è un ghiribizzo particolare degli umani o una strampaleria appannaggio di qualcuno particolarmente abile, no, è qualcosa che appartiene agli umani in quanto tali, proprio in quanto esseri parlanti, cioè non possono non farlo qualunque cosa facciano, pensino o non pensino comunque non possono non fare questo cioè non possono non cercare di raggiungere la verità in ciò che affermano. Dopo, fatto questo, accade qualche cosa che può essere facoltativo e cioè imporre questa volontà, questo potere su altri, questo non è necessario, è facoltativo, chi vuole può farlo chi no può astenersi, anche se per potersene astenere occorrono una serie di passaggi e non sempre semplici, altrimenti inesorabilmente la persona cercherà comunque di imporre la propria volontà sull’altro, in vario modo, con vari mezzi. Si diceva prima “occuparsi dell’altro” occuparsi di qualcuno, perché? A che scopo? Proviamo a porre le questioni in termini radicali, perché uno dovrebbe occuparsi di un altro? Perché? Cos’è che lo muove a fare una cosa del genere? Il fatto che sia stato educato a farlo? Non è così semplice la questione, sì, c’entra anche questo, però c'è qualche altra cosa: se io mi occupo di qualcuno, per dirla in termini molto semplici, molto rapidi, mi trovo in una posizione particolare e cioè sono in una posizione di superiorità rispetto alla persona della quale mi sto occupando, controllo la situazione, ho il controllo del gioco e cioè avverto quella sensazione che è di potere poi in definitiva, ma che generalmente è di benessere perché fa sentire importanti, perché si ha del potere in quel momento, si suppone di avere del potere quanto meno, che lo si abbia oppure no. È questa, questa sensazione che muove gli umani per lo più ad occuparsi di altri, di qualcuno, delle cose in generale. Si diceva prima anche della differenza tra fantasie che riguardano gli uomini e le donne, è vero, difficilmente le donne desiderano conquistare l’universo, preferiscono giustamente conquistare l’uomo che ha conquistato l’universo, è sempre comunque una ricerca del potere, potere avere ragione dell’altro, ma ragione nel senso di costringere l’altro ad ammettere la propria ragione oppure comunque trovare il modo di imporla, direttamente o indirettamente; se io mi occupo di qualcuno allora questo qualcuno sarà ben disposto nei miei confronti, mostrerà forse anche della riconoscenza, forse, ma in ogni caso in quel momento è nelle mie mani, in mio potere. È una fantasia certo, non è sempre così, in alcuni casi lo è, ma non sempre, ma ciò che importa è la fantasia, è questa che regge tutto ed è questo che muove le persone a occuparsi del prossimo, non sto dicendo che questo sia bene o male, la questione estetica per il momento non ci interessa, né quella morale, stiamo solo intendendo come funzionano le cose, è l’unica cosa che per il momento ci interessa e siccome gli umani sono fatti di questa cosa che chiamiamo linguaggio, si muovono esattamente così come funziona il linguaggio, non possono fare in un altro modo, è l’unica cosa dalla quale non possono derogare, mai per nessun motivo, perché come si diceva non è possibile uscire dal linguaggio, certo che no, dal momento in cui si è entrati non c’è più uscita, ma anche qui dire che sia bene o che sia male è totalmente irrilevante, è così e tanto basta. La domanda dunque si sposta dalla naturalezza che talvolta è supposta a fondamento di certi atteggiamenti degli umani, alla loro struttura, il modo, al perché funzionano effettivamente così, senza cercare né la natura né dio né altro, e questa ricerca porta inesorabilmente a quella cosa di cui sono fatti cioè a quella cosa che consente agli umani di pensare, di trarre conclusioni, giudizi, valutazioni e tutto ciò che li caratterizza in definitiva. Per questo è importante una ricerca intorno al linguaggio, per questo ancora se, come è auspicabile gli umani fossero in condizioni di sapere sempre continuamente ventiquattrore su ventiquattro e non potere non sapere ciò di cui sono fatti, e cioè ciò che fanno ininterrottamente, allora non potrebbero più per esempio avere paura, non potrebbero credere né in una cosa né nel suo contrario perché avrebbero gli strumenti per dimostrare che è vero e per dimostrare che è falso, con argomentazioni altrettanto potenti e quindi verificare che la cosa è totalmente arbitraria. Non credendo più in nulla e non avendo soprattutto bisogno di credere in qualche cosa non è più possibile persuaderli cioè trascinarli dove si vuole che vadano, così come avviene da sempre, e la cosa è possibile proprio perché esiste il linguaggio se no gli umani non potrebbero essere persuasi così come non può essere persuasa una lucertola per esempio, e invece gli umani sì perché sono esseri parlanti, questo è un dettaglio che non è così marginale, direi che è fondamentale e li distingue da qualunque altra cosa e soprattutto li rende quelli che sono, cioè persone che hanno dei desideri, dei progetti, si aspettano un futuro, ricordano il passato, amano fare certe cose disprezzano farne altre in base a giochi linguistici. Sono soltanto sequenze di proposizioni, se proprio volete dirla tutta, sequenze di proposizioni che di per sé non sono né bene né male, né belle né brutte, dipende dai giochi in cui sono inserite che possono giungere a una serie di conclusioni per cui la persona dice “ecco ho fatto bene, ho fatto male” però di per sé non sono assolutamente niente finché non trovano un senso e cioè qualcuno glielo da, tant’é che una certa proposizione inserita in un certo contesto può essere una cosa bellissima, inserita in un'altra una catastrofe. Ciò che abbiamo fatto in questi anni è provare a intendere ciò che prima non era stato inteso e cioè qual è la condizione, occupandoci di teoria in questo caso, la condizione di una teoria, su che cosa sorge, che cosa la garantisce, che cosa la sostiene: l’osservazione? L’esperimento? Sono criteri molto instabili e spesso inaffidabili e comunque sempre piuttosto soggettivi in ogni caso, anche perché qualche cosa possa essere osservato occorrono delle condizioni, perché gli umani osservano? E giudicano e valutano? Le lucertole non costruiscono teorie, gli umani sì, però la condizione per potere costruire una teoria è che esista questa cosa torno a dire che chiamiamo linguaggio, del quale linguaggio torneremo a dire domani sera di cosa è fatto e quindi se il linguaggio è la condizione per costruire qualunque teoria è da modo anche di pensare che qualunque teoria comunque sarà costruita tenendo conto delle regole del linguaggio, che non sono moltissime, e anche ciò che si osserva, ciò che si legge, ciò che si esperisce oltre ciò che si sente è vincolato a questa struttura senza la quale non esisterebbe, non sarebbe mai esistito nulla di tutto ciò. Per questo dicevo ci è interessata la questione, se no non ci sarebbe interessata, così come non ci hanno interessato da un certo punto in poi la quasi totalità delle teorie fondate su niente, su affermazioni totalmente arbitrarie e indimostrabili, per cui potevano essere tranquillamente abbandonate al loro destino, cosa che abbiamo fatto senza nessun problema. Bene, però mi fermo qui, avrò modo domani sera di proseguire la questione più specifica, che è quella del linguaggio ...

 

Intervento: riguardo all’amore e alla solitudine ha spiegato che uno sente il sentimento della solitudine perché non si sente amato ...

 

Perché non si sente compreso, capito ...

 

Intervento: però mi sembra che più si va verso l’alto nella scala sociale poi cresce anche il sentimento di solitudine da parte di gente che paradossalmente sono forse più “amati” da più gente, ricevono più riconoscimenti (di quali persone sta parlando?) di un leader, di un cantante, di un artista, di qualcuno che raccoglie il consenso, l’amore degli altri ma paradossalmente più ne raccoglie, a volte, cresce questo sentimento di solitudine ...

 

Sì, sì infatti ci sono moltissime persone che lavorano nel campo dell’arte, del cinema che ricorrono all’alcol o ad altri strumenti per sopravvivere certo, sì ma questo consenso è fatto … perché non li soddisfa per niente? È molto semplice in realtà queste persone che danno il loro consenso non è che capiscano queste persone, che comprendano le cose che pensano e che sentono semplicemente applaudono e dopo che hanno applaudito la cosa termina lì mentre la persona cessa di sentirsi isolata quando qualcuno è in condizioni o gli sembra che sia in condizioni di capire cioè dà ragione alle cose che lui pensa, non tanto sul fatto se ha suonato bene o male o se ha fatto un buon film ma le cose che lui pensa, le cose che crede, che desidera, i suoi sogni sono queste cose rispetto alla quali una persona cerca la comprensione e il consenso basta anche solo una persona che comprenda e può fare quello che milioni di persone che applaudiscono non possono fare, la solitudine spesso, prima si parlava della fantasie femminili che sono spesso connesse in questo caso con l’umiliazione cioè il fatto di sapere che ovunque si vada quando si è in mezzo ad altre persone amici, conoscenti ecc. comunque si verrà presentati o ci si mostrerà come una donna che non ha un uomo o perché non è in grado di tenerlo o perché non è sufficientemente brava e questa è una fantasia che può essere molto pesante in alcuni casi al punto che una donna preferisce talvolta non uscire piuttosto che affrontare una situazione del genere, non sto enunciando leggi generali sono fantasie che intervengono, perché manca in questo caso il sentirsi in regola con dio e con il mondo per così dire e cioè non avere appunto il consenso, l’approvazione e quindi, quindi preferisce in molti casi evitare una situazione del genere , certo è un caso limite è ovvio però in ogni caso il senso di disagio è frequente in queste circostanze.

 

Allora come abbiamo detto l’appuntamento è in associazione se volete farlo ovviamente e poi fra quindici giorni Daniela Filippini “Ti amo ma ti tradisco” e quindi vi aspettiamo, grazie a tutti e buona serata.