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S. J. E LA TECNICA DI GOVERNO

 

S. J. Societas Jesus o, come si usa generalmente dire, Compagnia di Gesù. Cosa ha a che fare la Compagnia di Gesù con la tecnica di governo? Curioso, questa sera ci sono nella città vari incontri sulla comunicazione, come ho visto sulla Stampa di oggi, e sull'informazione. I Gesuiti sono maestri nell'arte dell'informazione, la questione della tecnica di governo riguarda sicuramente il governo di uno stato, di una nazione, ma non soltanto, riguarda anche il governo di un gruppo, di una Compagnia. Come salvaguardare questo gruppo, questa Compagnia da tutto ciò che potrebbe nuocerle? La Compagnia di Gesù ha escogitato un sistema. Un sistema semplice tutto sommato, che vi riassumerò brevemente. Occorre dunque che coloro che sono affiliati alla Compagnia non frequentino, se non indirizzati o istruiti dai capi della Compagnia, altre persone all'infuori della Compagnia, perché potrebbero o fare trapelare cose che è preferibile non si sappiano fuori dalla Compagnia, oppure acquisire nozioni che è preferibile che non sappiano. Coloro che mostrano della rabbia o del livore nei confronti della Compagnia, pur essendo all'interno, devono andarsene, ma non deve essere la Compagnia a cacciarli, deve essere lui ad andarsene. Per ottenere questo, la persona in questione verrà angariata e vessata fino al punto in cui non ne potrà più e se ne andrà. Andandosene, libererà la Compagnia dalla sua presenza, dopo di che la sua persona sarà denigrata e infangata da parte della Compagnia e sarà caldamente e fortemente sconsigliato a chiunque faccia parte della Compagnia di frequentare questa persona. Non soltanto, ma si getterà il discredito anche al di fuori della Compagnia, in modo che chiunque abbia a che fare direttamente o indirettamente con questa persona abbia, di questa persona, l'immagine peggiore che possa aversi, questo per un motivo molto semplice, e cioè perché una volta andata via, cercherà a sua volta di gettare fango, ombra e discredito sulla Compagnia, ma se questa, prima di lui, prendendolo in contropiede avrà fatto la stessa cosa nei suoi confronti, lo avrà reso inaffidabile, non credibile, tutte le sue accuse non potranno avere alcun credito. Ora questo per difendere il gruppo, la Compagnia. Nessuno all'interno della Compagnia deve avere segreti nei confronti dei suoi superiori, nessun tipo di segreto, per nessun motivo, mentre deve tenere la bocca chiusa nei confronti di chiunque sia esterno alla Compagnia. Una struttura che non è lontanissima da quella della mafia, però occorre dire che funziona in modo eccelso ed è una delle strutture che meglio funzionano. Oggi, se alcuni fossero a conoscenza della struttura della Compagnia di Gesù, potrebbero prenderla a modello, senza preoccuparsi che sia una struttura particolarmente rigida, severa o impopolare, non importa assolutamente niente, funziona lo stesso. Funziona lo stesso perché offre una garanzia di assoluta protezione nei confronti del mondo esterno, assoluta e totale, cioè chiunque faccia parte della Compagnia sarà sempre difeso fino all'estremo dalla Compagnia, questo offre in cambio. È una struttura che funziona molto bene perché utilizza delle fantasie, dei luoghi comuni, fortemente e potentemente accreditati, cioè porta in definitiva il discorso religioso, non alle estreme conseguenze, così come facciamo talvolta, ma lo porta, potremmo dire così, a una coerenza assoluta mostrando l'aspetto terroristico del discorso religioso, ma simultaneamente anche l'aspetto protettivo. Qualunque cosa che protegga fortissimamente si rivela anche una minaccia, perché evidentemente è un'arma e quindi può sempre essere utilizzata contro chi la utilizza. Ciò che abbiamo detto fino ad oggi in effetti è anche, e soprattutto, un'obiezione al discorso religioso e proprio per questo è assolutamente impopolare, incomprensibile e inutile. Questo è ciò che andiamo facendo. Però non per questo cesseremo di farlo. Impopolare perché va contro qualunque credenza, qualunque buonsenso, tutto ciò su cui in definitiva si sorregge il discorso occidentale, e di conseguenza qualunque istituzione. Inutile perché non serve assolutamente a niente, cioè non è sottoponibile al criterio di servizio, che è una questione prettamente religiosa. È il discorso religioso che domanda che cosa serve, che cosa significa, la religione è il fondamento di tutta la produzione di significato avvenuta negli ultimi duemila anni. Di questo ne siamo perfettamente consapevoli, ma come dicevo non è che la cosa ci preoccupi, si tratta in definitiva di proseguire un cammino nonostante le difficoltà che si incontrano ciascuna volta laddove si ponga in discussione il discorso religioso, la struttura del discorso religioso, non una religione in quanto tale, questo non ha nessun interesse, ma la struttura del discorso religioso che è quella, dicevamo tempo fa, che si sostiene sull'idea che esista qualche cosa fuori dalla parola, questo, nient'altro che questo. Porre in discussione questa struttura è ciò che non deve, non può farsi in nessun modo. I Gesuiti sono stati, da quando esistono, da qualche secolo, e sono a tutt'oggi anche se un po' meno, però neanche tanto, i più strenui difensori, accaniti quasi difensori insieme con i giudici, i magistrati, difensori dicevo, del luogo comune, e cioè di quelle proposizioni che devono essere accreditate come necessariamente vere. Confrontarsi con il discorso religioso comporta ad un certo punto confrontarsi con il discorso dei Gesuiti. Questo che cosa implica? Implica il confronto più estremo con il luogo comune, che è tutto ciò è creduto vero, per qualunque motivo e in qualunque circostanza, come necessariamente vero. Ora la follia di compiere un gesto del genere non è che ci sia sfuggita. Come addentrarsi, inoltrarsi in un luogo non soltanto assolutamente inesplorato ma fortemente pericoloso, almeno così è generalmente inteso, perché se voi riflettete bene, la struttura del discorso religioso è quella struttura che consente a un discorso, a qualunque discorso, di potere farsi in modo tale da essere creduto vero, necessario, importante, quello che volete, quindi in definitiva tutto ciò che consente agli umani, quando parlano, di pensare di avere ragione, di avere fatto cose importanti oppure di avere torto, a seconda dei casi, comunque di avere sempre un riferimento, cioè un qualche cosa di fermo, stabile, sicuro con cui ci si deve sempre in definitiva misurare. L'altro giorno leggevo, non ricordo più se sul Corriere della Sera, o su qualche altro quotidiano, un brevissimo articolo, uno degli infiniti articoli di denuncia al fatto che in Italia, visto che faceva un'indagine sull'Italia, che in Italia si legge poco. Vero o no che sia, la questione che ci interessa è questa, e cioè la considerazione che leggere poco sia necessariamente il male, può essere poco interessante, ma di per sé non significa nulla, anche perché l'istruzione (e qui tornano in campo i Gesuiti perché hanno avuta in mano l'istruzione per moltissimo tempo, ma non qualunque istruzione, soltanto e unicamente l'istruzione delle persone che avrebbero avuto in seguito posti di comando, solo di queste si occupava, perché presumevano avrebbero avuto questo incarico), se voi riflettete bene è un'istruzione, a parte qualche eccezione, per lo più tecnica, cioè insegna come fare qualcosa, dal riparare un lavandino a intervenire chirurgicamente nel cervello è sempre una questione di tecnica, più o meno raffinata, più o meno elaborata, è sempre un come fare qualche cosa, una tecnica, un esercizio. Tant'è che non esiste, né è pensabile un indirizzo di studi che non serva a fare qualche cosa, a riparare qualche cosa, a sistemare qualche cosa, e cioè che si occupi del pensiero teoretico, che come dicevamo prima è assolutamente inutile, non serve a qualche cosa, non ripara nulla, non fa funzionare un rubinetto che perde né fa altre cose di questo genere, semplicemente invita, non tanto a pensare, ma a intendere come funziona il pensiero, quali cose siano assunte ciascuna volta che si incomincia a parlare, e cioè le cose si danno per acquisite senza saperlo, e cosa questo comporta? Ma, visto che l'istruzione è statale, nessuno stato, nessun governo, può né deve fare una cosa del genere perché sarebbe un crimine contro lo stato, un crimine contro lo stato in quanto porrebbe le condizioni perché ciascuno, i cittadini cosiddetti, potrebbero trovarsi nella condizione di incominciare a porre delle obiezioni, non a questa forma di governo o a quell'altra forma di governo, ma al governo, alla nozione stessa di governo. E questo sarebbe, come suole dirsi comunemente, darsi la zappa sui piedi. Posso insegnare io a qualcuno come fare a eliminarmi? Sì, posso farlo, però generalmente lo evito. Allora l'istruzione si guarda sempre dal fare una operazione di questo tipo, non esiste una cosa del genere, né come dicevo può esistere in nessun modo. Ciò che abbiamo iniziato a fare è effettivamente qualche cosa che non esiste, forse non è mai esistito, cioè riflettere sulle condizioni del pensiero e quindi della parola, e tenere conto che qualunque cosa si pensi o si faccia è vincolata, per dirla così, a quella struttura che gli consente di esistere e cioè la parola, e questo che cosa comporta? Ha delle implicazioni notevolissime, una di queste è l'impossibilità di potere accogliere qualunque atto di fede, dalla religione a qualunque altra cosa vi piaccia pensare. La religione che c'è qui o il buddismo o qualunque altra, non ha nessuna importanza, sono strutture di pensiero che esigono almeno due cose, la prima è quella di avere trovata la via, la seconda è che questa via sia creduta vera. Questo per definizione, qualunque discorso religioso che non facesse questo non sarebbe più tale, quindi non più cercare una via ma chiedersi eventualmente che cosa ci si stia chiedendo con questa domanda, che cosa si stia facendo chiedendosi una cosa del genere, che cosa è in gioco? Che cosa si assume? Per esempio che ci sia una via, che debba esserci, che possa esserci. E perché non è mica così automatico, potrebbe non esserci affatto, o l'idea stessa di via, comunque da dove viene? Che cosa ci dice? È un significante in prima istanza, non denota nulla. Che i Gesuiti sappiano tutto ciò poco importa, molto probabilmente no, ma ciò che ci interessa è il modo in cui praticano il governo, e cioè con il terrore, che è l'unico modo per governare correttamente. Sto parlando in modo parodistico naturalmente, portando alle estreme conseguenze delle questioni molto semplici, molto banali. Qualcuno obietta che gli umani hanno bisogno di essere governati, perché lasciati a sé stessi si massacrano l'uno con l'altro, bene, allora occorre un governo che li tenga a bada e quindi, se è questo che deve fare, più è duro e meglio è, più li tiene a bada e più funzionerà bene, non soltanto, ma c'è anche una forte richiesta di essere tenuti a bada. Ciascuno in qualche modo cerca di essere protetto da qualche cosa, da un gruppo da un'istituzione, qualunque appartenenza, non importa quale, però questa appartenenza gli consente di sentirsi le spalle coperte e in ogni caso di avere la certezza che le cose che lui pensa sono condivise, anche questo è un aspetto importante, perché lui pensa delle cose ma se non le pensasse nessuno allora si dice: le penso solo io e quindi sono errate. E perché? E poi errate in che senso? Insomma per alcuni come sapete bene, basta leggere i manuali di dottrine politiche, almeno quelle degli ultimi duemila anni, alcuni sostengono fortemente che gli umani debbano essere schiacciati, altri che debbano essere educati, non cambia moltissimo in effetti, si tratta comunque sempre di una massa che deve essere manipolata in un modo o nell'altro, con la forza oppure con la dolcezza, però in un modo o nell'altro occorre che sia manipolata, e questo non è difficilissimo e si è sempre verificato, e questo ha indotto taluni a pensare che sia proprio degli umani questa tendenza ad essere accuditi, ad essere protetti, a cercare qualcuno che li conforti, che li protegga da che cosa poi? In questo modo questa idea ha confortato i più nella supposizione che il governo sia assolutamente necessario, senza governo gli umani si dissolvono nel nulla, a noi tutto sommato non interessa sapere se è così oppure no, ma soltanto che cosa dice tutto questo. C'è un punto lungo una ricerca, una riflessione, dove in effetti la risposta alla domanda che ci si pone non ha nessun interesse, che io mi risponda una cosa o il suo contrario è lo stesso, lo stesso nel senso che non è questo che mi interessa, non ho nulla da fare tacere, nulla da sistemare, nulla da ordinare, ma constare piuttosto e semmai che ciascun elemento che interviene è già una domanda, ciascuno degli elementi di cui è composta una risposta per così dire, ciascuno di questi è una domanda in qualche modo, domanda qualcosa, cioè non è così scontato, non va da sé. Dunque governare comporta in prima istanza la necessità di instaurare un pensiero, e cioè che il governo sia necessario e questo è stato fatto, è stato fatto da moltissimo tempo in qua. Tutto sommato la nobile menzogna di Platone può leggersi anche in questo modo, anziché l'esempio del ciabattino possiamo prendere l'esempio del cittadino: tu sei sempre stato governato e quindi e giusto, è bene che continui ad esserlo. Ora noi potremmo anche portare le tesi dei Gesuiti ancora più in là di loro, come per altro viene fatto, e cioè il modo per consolidare qualunque stato, qualunque governo, è quello di metterlo in crisi, di minacciarlo, una volta che lo stato è minacciato allora questo, come sapete perfettamente, giustifica qualunque intervento cioè giustifica che cosa in definitiva? Un maggiore controllo sul cittadino. È curiosa che ultimamente vadano così di moda i talk show, dove avviene questo fenomeno bizzarro che una volta era appunto riservato soltanto ai Gesuiti o alla psicoterapia, alla psicoterapia quindi allo psicodramma, cioè la confessione pubblica. La confessione pubblica è catartica, tutti devono sapere quali sono i miei problemi, ma non perché questo interessi particolarmente qualcuno, non importa assolutamente niente a nessuno, è l'operazione che è importante. Il confessarsi in pubblico, come dire: io non ho più segreti, sono limpido. È una fandonia, però cosa comporta? Che ad un certo punto, e tra l'altro questo viene fortemente incoraggiato, chi non lo fa è sospetto, se non lo fa è perché ha qualcosa da nascondere e quindi se non è proprio un criminale comunque potrebbe diventarlo da un momento all'altro, e siccome è meglio prevenire che curare, viene eliminato subito, e così non si avrà il problema di trovarsi un peso dopo. Non avviene così evidentemente, almeno da noi, non necessariamente e non sempre, però è il sistema con cui lo stato funziona ed occorre che funzioni perché sia una stato degno di questo nome. Occorre dire che la psicoterapia e la psicanalisi intesa come psicoterapia ha dato un notevole contributo a tutta questa storia, passando attraverso lo psicodramma, passando attraverso l'idea che la confessione, idea tra l'altro vecchissima, che la confessione renda puri, purifichi, alleggerisca. Non avevano torto tutto sommato alcuni molto scettici a dire che la psicanalisi non è altro che una confessione laica, in effetti così come viene praticata per lo più è esattamente questo, una confessione laica, dove non c'è più un dio che assolve ma è un'altra credenza, è una credenza scientifica. Occorre mettere a fianco al terrorismo religioso anche quello scientifico, che non è da sottovalutare. Poi queste frange, queste sette quasi di igienisti, salutisti ecc. Ma ciò che a noi interessa di tutto ciò è, portando alle estreme conseguenze così come abbiamo fatto, magari in termini un po' caricaturali, alcuni aspetti molto diffusi, molto praticati. Ma consente questo? Di avere più elementi, più strumenti per riflettere, per tenere conto di ciò che avviene, non tanto o non soltanto fuori, ma nel discorso di ciascuno. Può essere di un certo interesse reperire un aspetto magari insospettato, un aspetto religioso del proprio discorso, magari una persona pensa di essere atea, miscredente e mangiapreti, e invece può scoprirsi pia, devota non meno di qualunque bigotto, soltanto ha un'altra credenza, difficile stabilire se una sia meglio di un'altra. L'aspetto molto interessante nella teoria e comunque anche nella prassi, soprattutto dei Gesuiti, riguarda l'addestramento, cioè l'istruzione. È noto quel trattatello scritto da loro che si chiama Ratio Studiorum in cui si insegna a "insegnare" per così dire, ed è sicuramente un manuale di pedagogia tra i più interessanti. Che cosa insegnano soprattutto? Loro non insegnano a manovrare degli aggeggi, questo lo lasciano agli altri, insegnano a parlare e a risultare vincitori negli agoni dialettici, questo insegnavano (forse lo insegnano ancora, non lo so), tendendo conto che questo a loro avviso, e non a torto, era essenzialmente ciò che doveva sapere chi governava, chi reggeva il governo e cioè sapere giustificare qualunque cosa e demolire qualunque posizione avversaria, quindi una conoscenza molto precisa, molto elaborata della parola, sapendo bene che chi meglio parla più ha facilità di persuadere. Una persona che si esprime male, a stento, che non trova gli argomenti potrà risultare meno persuasiva di quella che si esprime in modo molto elaborato, molto articolato, sofisticato ecc., e pertanto la necessità di conoscere molto bene la retorica, la dialettica. Quindi non tanto la scienza di governo occorre che sappia il governante, ma sappia semplicemente, in una controversia, demolire la tesi avversaria e consolidare la propria. Ciò che è comunemente inteso come governo è altro da questo? È una questione, è una questione dal momento che, come sapete bene, non c'è nessuna uniformità sulle idee circa i modi di governare, l'unica uniformità è che il governo sia necessario, ma sui modi è come rispetto alle nozioni di bene, di giustizia, chiunque sarebbe disposto ad accreditare una proposizione che affermi che la giustizia è necessaria, i problemi nascono, come è noto, quando si tratta di definire che cosa si intenda, ma finché non si definisce, ciascuno ha la sua idea di giustizia evidentemente, e quindi gli va bene la sua, e così accade per la nozione di governo, ma a questo punto cosa sorge? Da sempre e non solo da adesso che c'è la televisione, da sempre, si tratta di diffondere per esempio un'idea politica, una qualunque, ma come? Rendendola persuasiva oppure assolutamente incredibile e inverosimile? Ci sono buone probabilità che l'idea sia quella di renderla persuasiva, credibile e verosimile, perché si considera che comunque non sia affatto autoevidente, se lo fosse nessuno avrebbe alcun problema a accoglierla immediatamente, se questo non avviene è perché non è affatto autoevidente. Il problema è che l'avversario, se è più abile, riesce a rendere la sua opinione molto più evidente della mia, e più verosimile e più credibile. Così come, se pensate bene una menzogna, proprio detta nel modo più sfacciato possibile, è sempre o quasi sempre molto più credibile di ciò che è comunemente inteso con verità, perché la verità è qualcosa che dite così, semplicemente, pensando che le cose stiano in quel modo, la menzogna invece è costruita per essere credibile, la verità no, la verità è così, si dice così com'è, mentre la menzogna è costruita per essere credibile e quindi risulta in genere molto più verosimile. Dunque un agone, un agone non è altro che una gara, uno scontro dialettico così come avviene in tribunale generalmente, grosso modo, ciò che sarà accaduto è ciò che il più abile dei due riuscirà a far credere che sia accaduto, da quel momento è quello che è accaduto, e non altro. Vi rendete conto allora perché i Gesuiti hanno data la priorità, questa importanza enorme alla capacità parlare. Facevano proprio delle esercitazione, con due allievi e un giudice, l'arbitro, come un incontro di scherma, e uno sosteneva una tesi e l'altro doveva confutarla, e l'arbitro alla fine valutava l'abilità di entrambi. Era un esercizio che a tutt'oggi andrebbe fatto, ha degli effetti, soprattutto conduce...evidentemente lì la presenza dell'arbitro pilotava molto le cose, in modo che non andassero oltre certi limiti stabiliti, ma se questi limiti non li ponete, potete giungere al punto in cui considerate l'eventualità di potere, come si diceva tempo fa, dimostrare o confutare qualunque tesi indiscriminatamente, indifferentemente. A questo punto vi sarà più difficile dare il vostro assenso incondizionato a qualche cosa. Potete credere a qualche cosa che sapete provare falsa? Certo, il caso della religione può essere un aspetto particolare eppure, eppure per mille anni le più fervide menti si sono cimentate a trovare una prova, a provare l'esistenza di dio, avrebbero fatto altro se non ci fosse stata questa esigenza, pure nel campo dove regna la fede, non ci sarebbe stata la necessità di dimostrare alcunché, eppure pensate a tutta la tomistica, da Tommaso soprattutto, questo sforzo immane di dimostrare qualcosa che non è dimostrabile, arrampicandosi sui vetri e producendo per altro dei trattati di metafisica straordinari, producendo argomentazioni incredibili. Volevano dimostrare qualcosa che in nessun modo è dimostrabile, esercizio mica da poco. Dicevo tempo fa a degli amici, il minimo che occorra sapere fare è sapere dimostrare l'esistenza di dio, in modo irrefutabile. Questo come esercizio da fare alla sera prima di addormentarsi, e anche il contrario evidentemente. E così la tecnica di governo, come già Aristotele aveva considerato, comincia dalla famiglia. Una delle mosse astute di quella vecchia volpe di Andreotti, se avete letto il giornale in questi giorni, è (prima si sarà consigliato con la Santa Sede) di mettere una tassa su tutti i cosiddetti single, per incrementare le famiglie. Non ha letto il giornale? Legga il giornale, ogni tanto c'è qualche bizzarria. Incrementare la famiglia, e quindi intanto ha l'appoggio di tutta la frangia cattolica più terrorista. Dicevo dunque che è una mossa politica abile, pensate al gioco degli scacchi, sarebbe una buona mossa, una buona mossa perché mette in difficoltà l'avversario, lo mette in difficoltà perché mostra immediatamente di tenere particolarmente alla famiglia che è il fondamento e il nucleo centrale di ogni società. Fate voi una contromossa. Si, certo, può essere semplice, può anche non esserlo però se qualcuno non ha molti strumenti a disposizione, e allora considera che effettivamente Andreotti avrà fatto qualche mascalzonata, però ci tiene alla famiglia. Basta pochissimo a cambiare l'immagine di una persona, un nonnulla, esattamente come nel caso dell'innamoramento, che stiamo parlando anche di questo tutto sommato, una persona che amate straordinariamente ad un certo punto, per un'inezia, diventa assolutamente insopportabile. Apparentemente non è accaduto niente, però qualcosa è accaduta, perché da così diventa tutt'altra cosa, come non l'avete mai vista prima. Si tratta sempre di meccanismi di seduzione, quando cercate di persuadere qualcuno utilizzate sistemi di persuasione, per esempio cercate di essere gradevole a questa persona, simpatico, interessante, cercherete di venirgli incontro il più possibile nelle sue argomentazioni, cercherete di accettare il più possibile delle sue tesi per poterle naturalmente usare a vostro vantaggio, questa è un'altra delle tecniche. Mai contrastare in un agone dialettico, ma accogliere la maggior parte delle tesi dell'avversario per potere utilizzarle poi contro di lui, se lui stesso le ha proposte gli sarà difficile negarle. Sono artifici retorici, ma la questione che vi sto ponendo, è se nell'azione del governo, nell'azione di governare, si tratti soltanto di questo, dove naturalmente sono schierate varie posizioni, ciascuna con la propria credenza, con le cose in cui crede. Ma chi vince? Chi sa esporle nel modo migliore oppure chi ha l'idea migliore? A questo punto viene da chiedersi che differenza faccia? Per esempio se pensate al discorso scientifico, che potrebbe apparentemente risultare molto lontano da questo, e invece no, perché lì avviene qualcosa di molto simile, quale tesi scientifica viene accreditata? Quella vera o quella più convincentemente espressa? La più parte dei filosofi della scienza attuali, propendono per la seconda ipotesi, e cioè che diventi vera quella tesi che meglio è stata esposta, che è più convincente, ed essendo più convincente è più vera. Cosa distingue ciò che è vero da ciò che più convince? Nulla, anzi, il vero dovrebbe, per definizione, convincere immediatamente, deve essere autoevidente. Abbiamo preso spunto dai Gesuiti perché erano, e forse lo sono ancora, abili nel disquisire, e come tutte le persone molto abili anche molto discrete, mai inopportune, sempre perfettamente a posto, in qualunque circostanza, cosa che è la rappresentazione di quella che nella retorica antica si chiamava "captatio benevolentiæ, cioè il mostrarsi come una persona corretta, discreta alla quale si può parlare, che non andrà mai a dire in giro il falso. È la prima cosa che farà al momento opportuno, se ci sarà l'occasione, per screditare quella persona, e la farà senza ritegno e senza mezzi termini. Con tanta fermezza e determinazione protegge i suoi affiliati, quanto con altrettanta determinazione e ferocia colpisce i nemici, utilizzando qualunque mezzo. Utilizzando i mezzi più consueti, e cioè l'estorsione, il ricatto, l'intimidazione, conoscete armi migliori? Cioè sono le armi che vengono utilizzate, non per persuadere ma per eliminare gli avversari, l'avversario non può essere persuaso perché è contro per definizione, e quindi occorrono altre armi, altri strumenti. Quello che potenzialmente è un nemico va blandito e persuaso, ma il nemico quello deve essere messo in condizione di non nuocere, siccome cercherà di farlo in tutti i modi allora occorre che io lo prevenga, come? Gettando il discredito su di lui, se lui sarà screditato qualunque cosa dirà sarà appunto screditata, comprese le cose che dirà contro di me. È un sistema che funziona. L'altro giorno dicevo agli amici che in moltissimi casi, quando si parla, in qualunque circostanza, è come se si facessero delle arringhe o delle requisitorie continue: o si difende qualcosa o si attacca qualcosa. O si difende la propria idea o si attacca quella altrui, esattamente, come dicevo prima, come avviene in un tribunale, c'è un oggetto, un caso, un caso giuridico, e questo caso viene discusso per vedere chi ha ragione e ciò che ne emerge è che le cose stanno esattamente così come chi ha saputo difenderle e accreditarle nel modo migliore ha fatto. In definitiva è vero ciò che io riesco a affermare che lo sia, o c'è qualche altro criterio a vostra conoscenza che non sia facilmente confutabile? Ora tutte queste operazioni che facevano i Gesuiti erano totalmente segrete, un'operazione del genere deve essere tenuta segreta, consigliando nel caso che venissero divulgate queste informazioni, di negarle assolutamente, di negare assolutamente che si faceva una cosa del genere, negare sempre, anche l'evidenza. D'altra parte c'è la parola dell'uno contro la parola dell'altro, mal che vada ci sarà una situazione di parità. L'inganno, l'inganno avviene sempre in buona fede, cioè paradossalmente, anche rispetto ai Gesuiti, occorre dire che sono in assoluta buona fede, anche se può sembrare paradossale anche in questo caso, come dicevo prima, in assoluta buona fede, perché solo chi è in buona fede inganna, e cioè tutto sommato chi suppone di sapere come stanno le cose, soltanto a questa condizione è possibile ingannare. L'inganno è distogliere volontariamente qualcuno da ciò che si ritiene il vero, distogliere qualcuno appunto con l'inganno e con artificio da ciò che si ritiene essere vero. Ma se non ritengo essere vero, non inganno più? Se sono in buona fede ho la certezza di sapere che sto ingannando, e che quindi, se c'è l'inganno le cose non stanno così come le faccio credere, ma io so come stanno. Paradossalmente chi è in mala fede non può ingannare mai, chi è in mala fede nel senso che sa perfettamente, per dirla così, che la menzogna è nella parola in quanto ciascun significante che si dice non è isolabile dalla combinatoria in cui è inserito. Dunque si inganna sempre e soltanto in buona fede, e i Gesuiti erano in perfetta buona fede, come qualunque criminale, è sempre in assoluta buona fede, se ci pensate bene, è inevitabile. Criminale nel senso che è in buona fede appunto, c'è l'eventualità che la "buona fede" sia criminale perché è sempre terroristica, sa come stanno le cose, quindi può ingannare o dire la verità. Mentre in questa accezione che vi indicavo, chi è in mala fede non può né ingannare né dire la verità, né l'una cosa né l'altra gli è concessa. Insomma affrontare la questione del discorso religioso è straordinariamente arduo, perché si urta continuamente contro tutto ciò che è ritenuto assolutamente vero e che non può né deve essere messo in gioco per la buona salute di tutti. Intanto sentiamo se ci sono delle questioni, se no io proseguo ancora un po'. Ecco qui, nella "Sofistica. Proposizioni e riflessioni intorno al linguaggio", c'è la parte più propriamente teorica che sostiene tutto ciò che ho detto questa sera, che detto così può risultare arbitrario però ci sono varie sezioni, nove: logica, retorica, etica, politica, poetica, e poi dedichiamo un capitolo alle prove dell'esistenza di dio, si può fare, poi una figura retorica l'antanàclasi. L'antanàclasi è una figura retorica che consiste nell'utilizzare uno stesso significante in più significati, in più accezioni. Famosissimo l'esempio che facevo agli amici che riporta Quintiliano nelle sue Institutiones Oratoriæ: Proculeio sul letto di morte si lamenta che il figlio aspetta la sua morte, al che il figlio dice: non l'aspetto di certo! E il padre risponde: ma ti prego almeno di aspettarla. Il verbo "aspettare" ha due connotazioni differenti. Quindi l'itinerario intellettuale, l'itinerario è fatto di queste cose, e l'ultimo è il Sofista. Il Sofista è colui che ha cessato di essere religioso, potremmo dirla così, in termini molto spicci, non solo ha cessato di esserlo, ma non può più esserlo, in nessun modo. Direi che questi esercizi che facevano i Gesuiti, li ha già fatti per molto tempo, li ha fatti da molti anni, li ha fatti da piccolo, e adesso prosegue. Ci sono questioni?

- Intervento: Sui Sofisti.

I Sofisti non è che si preoccupassero molto di Socrate e Platone, era piuttosto Platone che si preoccupava di loro, dedica loro alcuni dialoghi contro i Sofisti, curiosamente però utilizzando sistemi sofistici...

- Intervento:...

Diciamo che utilizzano delle tecniche argomentative, i Gesuiti si fermano molto prima, i Sofisti no, soprattutto la Sofistica, e tornando a ciò che dicevo prima, mentre il Gesuita è in perfetta buona fede il Sofista no. Questo è un elemento che distingue fortemente. Cioè il Gesuita crede che esista qualcosa che debba essere fatto, che sia necessario, che debba essere così. Lo crede fortemente, facevano cose incredibili: non vi sto a raccontare che cosa hanno fatto in Cina o in Giappone. Ecco il Sofista, non ha da credere più a nulla, per questo è molto più libero. Si, certo, il Sofista di cui stiamo parlando riprende il nome e in parte il gesto degli antichi, però aggiunge degli elementi. Sono passati tremila anni nel frattempo, qualche cosa, non molto per il vero, però qualche cosa si è aggiunta, qualche strumento di pensiero. Se voi leggete i testi dei Sofisti sono attualissimi. L'ultimo capitolo dunque è il Sofista. Illustra questa figura, cosa fa, di cosa è fatto. Muove e procede con argomentazioni difficilmente confutabili, tant'è che conclude con una sfida dicendo: Ciascuno può cimentarsi a considerare altrimenti.

 

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