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LA MAGIA vs RELIGIONE

 

13/4/1999  

 

Il titolo è la magia contro la religione, questione che ci offre il destro per dire alcune cose intorno a una delle guerre in corso, non è la sola ma è sicuramente quella più reclamizzata. Vedremo non tanto di illustrare tutti i motivi a favore e i motivi contro la guerra di cui sto parlando, che è quella che si combatte in Iugoslavia. Ciascuno di voi avrà già sentito opinioni fra le più discordanti e tutte legittime, vuoi per una cosa e vuoi per il suo contrario: Dunque, dicevo, ciò che mi interessa questa sera è riflettere intorno a una questione e cioè se la condizione necessaria perché possa prodursi un conflitto di qualunque genere è che esista a fondamento una struttura religiosa. Intendo dire: se in assenza di tale struttura, quella religiosa, non si diano le condizioni per potere scatenare conflitti. Questione effettivamente di qualche rilievo ma la cosa fondamentale è intendere forse qualcosa di meglio rispetto alla struttura del discorso religioso. Che cosa intendiamo per discorso religioso? Intendendo questo potremmo avere le idee più chiare per rispondere al quesito posto. Abbiamo detto in varie occasioni del discorso religioso, vale a dire qualunque discorso che ritenga di sé di essere fondato su qualcosa fuori dalla parola. Indico con questo il discorso religioso perché a questo punto qualunque discorso per potere fondarsi necessita di un elemento fuori dalla parola e quindi di un elemento non provabile, non dimostrabile, il quale per essere accolto, per essere creduto, necessita di un atto di fede. Senza atto di fede non sarebbe possibile accoglierlo in quanto è assolutamente gratuito. Intendendo questo con discorso religioso vediamo se questa struttura è tale da porre le condizioni per la produzione di conflitti, l’atto di fede (l’autodafé lo chiamavano i portoghesi) è qualcosa che costringe e obbliga ad attenersi a una serie di regole, a una serie di comandamenti, qual si voglia essi siano, ai quali ci si attiene generalmente per un timore, timore che non attenendosi a tali comandamenti accada qualcosa di terribile, la dannazione eterna è uno di questi eventi terribili, soprattutto laddove si instaura un atto di fede si instaura anche la convinzione che la fede che si ha sia in qualcosa di vero, necessario. Difficilmente una persona enuncia di avere fede in qualcosa in cui non crede, se ha fede è perché lo crede vero, necessariamente, pur non potendo provarlo, ovviamente, tuttavia lo crede vero. Una qualunque cosa creduta vera, e che non può essere provata tale, comporta una serie di procedimenti atti a mantenere vera questa cosa che, come dicevo, non potendo essere provata è sempre vacillante, quindi occorre rafforzarla continuamente e soprattutto difenderla, difenderla da chi non ci crede, difenderla da molti pericoli. La verità così intesa è sempre molto minacciata ma è minacciata fondamentalmente da se stessa, cioè dal fatto di non poter essere provata. Allo stesso modo difendere la propria fede diventa un atto doveroso, difenderla contro tutti i nemici. I nemici sono fondamentalmente interni, cioè sono dubbi, come si eliminano i dubbi? Come si elimina un problema interno, sia personalmente che politicamente? Si eliminano creando un nemico esterno. Questa operazione funziona da sempre, da tremila anni a questa parte: si crea un nemico. Il nemico distrae e distoglie dai problemi interni - mi riferisco anche ai problemi relativi a una fede - se io fossi un fervente cattolico e avessi dei dubbi interiori l’eventualità di dovere combattere una guerra santa mi costringerebbe a lasciare da parte i miei dubbi - che mi riservo di considerare in seguito - per potere combattere il nemico. Ora, il nemico comune è quello che è contro la fede di un gruppo di persone. Abbiamo detto in varie occasioni della funzionalità del nemico, della sua necessità. Abbiamo detto molte volte come un nemico esterno rinsaldi l’unione nazionale per esempio, ma al pari, rispetto alla singola persona, rinsalda le proprie convinzioni, effetto non marginale. Vi faccio un esempio molto banale: qui in Italia prevale la religione cattolica, supponiamo che gli islamici, che sono in un certo numero, grosso modo equivalente a quello dei cristiani, circa seicento milioni, persona più, persona meno, supponiamo dunque che costoro, visto che sono integralisti e fondamentalisti, da più parti decidano che la loro religione deve avere la supremazia sul cristianesimo e quindi muovano in una guerra santa contro di noi. Ora, anche se magari non in termini militari ma in termini di propaganda, se io fossi un cristiano anche se dubbioso, di fronte all’eventualità che qualcuno possa prevaricare la mia fede per quanto vacillante, reagirei difendendo qualcosa che credo mio e a cui attribuisco, anche se con qualche riserva, una sorta di proprietà. Difenderei pertanto i valori del cristianesimo contro l’infedele, il quale infedele farebbe la stessa cosa nei miei confronti, cioè di fronte a una minaccia che cerca di colpire una fede, questa fede si rinsalda, diventa più forte. Quando c’è una fede molto forte non ci sono ripensamenti, quando cioè si immagina di combattere per una giusta causa non c’è nessun ripensamento. Il fatto che nelle ultime guerre ci siano movimenti pacifisti, per esempio, risulta per il fatto che per molti non sia una giusta causa, se lo fosse non ci sarebbe nessun movimento pacifista. Vi risulta forse che in Europa o negli Stati Uniti siano esistiti movimenti pacifisti durante la seconda guerra mondiale? No. Come mai? Perché era una giusta causa e una giusta causa coinvolge tutti. Dunque, il discorso religioso è quello che per antonomasia definisce la giusta causa, perché se io ho la verità, nel senso che credo a una verità, questa per definizione esclude tutte le altre e quindi sarà necessariamente, qualunque cosa io faccia per la mia fede, una giusta causa. Pertanto ne segue inesorabilmente che qualunque guerra di religione è mossa da una giusta causa, sia quella dei musulmani contro gli infedeli sia quella dei cristiani contro gli infedeli, entrambe sono mosse da una giusta causa. La questione che stiamo considerando è che la struttura del discorso religioso, e cioè la struttura in cui qualcosa si crede e lo si crede perché si immagina che necessariamente ci sia qualcosa in cui credere, questa sia la condizione per l’insorgere di qualunque conflitto, sia personale sia planetario. Proviamo a considerare meglio la guerra di religione. È una guerra che difende una fede, nessuna guerra di religione ha scopo offensivo ma sempre difensivo. Quando i cristiani molti anni fa partirono per le crociate non si trattava di una guerra offensiva ma di una guerra difensiva, non soltanto perché l’idea era quella di difendere il "Santo Sepolcro" ma quello di difendere la religione cristiana, se non fosse stata difesa con le armi, l’infedele avrebbe avuto il sopravvento. È la stessa argomentazione che usano i gesuiti: di fronte alle obiezioni che taluni potevano muovere nei confronti della chiesa, e cioè delle guerre, degli stermini, dei massacri e della ricchezza accumulata, i gesuiti rispondevano in questo modo: se in quel periodo noi non avessimo operato in questo modo oggi la chiesa cattolica sarebbe stata dispersa, distrutta, non esisterebbe più; se esiste è perché l’abbiamo difesa, quando occorreva anche con le armi. Come dicevo qualunque guerra di religione è mossa da una giusta causa, tutte. Non è casuale che nel secondo conflitto mondiale, i soldati tedeschi portassero inciso sulla fibbia "got mit uns", dio è con noi, e se dio è con noi possiamo anche vincere perché è dalla nostra parte. Il discorso religioso è un forte motivo per lo scatenarsi dei conflitti, potrebbe accadere che non tutti i conflitti siano mossi o vengano mossi da questioni religiose, però tenete conto della definizione che ho data del discorso religioso e cioè un qualunque discorso che ritiene che è necessario credere in qualcosa, qualunque cosa, il potere economico, politico, la supremazia economica, qualcosa in cui si crede fortissimamente. Ma non sappiamo quali siano esattamente i motivi che hanno spinto gli americani a iniziare i bombardamenti sulla Jugoslavia, possono essere complessi o molto semplici, come dicevo non lo sappiamo, potrebbero essere alcune centinaia di migliaia di casse di munizioni accumulate nei magazzini che urlano a gran voce di essere utilizzate, per esempio, o alcune cose che Clinton ha dovuto concedere ad alcune multinazionali per restare sulla sua poltrona o qualunque altra cosa, fatto sta che se io credo qualcosa sono disposto generalmente a fare molte cose per difendere ciò in cui credo, per fare in modo che anche altri ci credano. Per cui se io ho un forte potere economico e credo una serie di cose è necessario che anche altri credano, anche se non questa altre cose, credano nei valori, credano che è necessario che alcuni muoiano per salvarne altri o qualunque altra cosa non ha nessuna importanza, comunque dove c’è una forte credenza là c’è sicuramente una persona disposta a difenderla, spesso con ogni mezzo. Supponiamo che io non abbia nulla da difendere, nessuna fede, nessun credo, nessuna verità da proteggere, sarà sicuramente difficile che mi muova in omaggio a qualche fede. Se considerate la questione non più in termini planetari ma in termini personali, trovate anche lì i conflitti che si generano all’interno di una persona, trovate che muovono comunque da una stessa struttura e cioè da qualcosa in cui si crede fortemente. Credendo fortemente in qualcosa tutto ciò che si oppone diventa una minaccia, un pericolo, crea uno squilibrio, un’impasse, una difficoltà insormontabile e questo elemento che crea difficoltà deve essere eliminato. Questo è ciò che, per esempio, cerca di fare la nevrosi: eliminare l’ostacolo, eliminare il problema, talvolta con sistemi anche violenti. Esattamente così come accade in un conflitto religioso, la struttura è la stessa, una situazione in cui qualcosa urta fortemente contro qualcosa in cui io credo, per cui o cesso di credere questa cosa oppure rimuovo l’elemento di disturbo: Generalmente avviene la seconda ipotesi, perché mettere in discussione ciò in cui si crede comporta sempre un’operazione complicatissima, nella più parte dei casi inattuabile, soprattutto se riguarda la propria esistenza, i propri valori, le cose in cui si crede più fortemente; sarebbe la messa in discussione di buona parte della propria esistenza e questo nessuno è disposto a farlo e quindi si rimuove l’ostacolo, si rimuove l’elemento che crea disturbo, che crea problemi, e crea disturbo e problemi unicamente perché urta contro ciò in cui io credo. Ma se, come vi dicevo, non si desse tale credenza, tale superstizione, non ci sarebbe nulla che urterebbe la credenza, essendo sprovvisto di fede nulla la urta ovviamente, non essendoci nulla che la urta non sarebbe necessario partire per le guerre sante, per esempio. D’altra parte non sappiamo perché Milosevich sia partito ad un certo punto, a cacciare tutti gli albanesi dal Kossovo, albanesi che fino a qualche settimana fa sarebbero stati presi volentieri a sassate qualche giorno dopo tutti sono pronti ad accoglierli. Ironia della sorte! Dicevo non sappiamo che cosa abbia spinto questo signore a scatenare una guerra santa, "pulizia etnica" preferisce chiamarla lui contro i musulmani. È un problema avere una fede, prima o poi si scatenano guerre, perché c’è sempre almeno uno che ha una fede diversa e quell’uno deve essere eliminato, perché è una spina nel fianco, sì. Adesso il Papa è occupato in altre cose altrimenti si scaglierebbe contro le sette che proliferano, perché per ciascuna fede, per definizione e per necessità logica, per una questione linguistica e grammaticale, la verità deve essere una e non prevede l’eventualità che se ne diano altre. La verità è per definizione una ed esclude qualunque altra, per cui la chiesa cattolica, visto che qui in Italia è la più praticata, rispetto alla struttura in cui si muove ha fatto benissimo dal Medioevo in poi a eliminare le altre forme di religione, se non lo avesse fatto oggi probabilmente ci sarebbe una quantità sterminata di religioni in Italia. Naturalmente la chiesa ha utilizzato il sistema più antico, più efficace: quando c’è una persona che disturba lo si elimina fisicamente così non disturba più, la mafia usa lo stesso sistema. Dunque, dicevo, laddove c’è una fede prima o poi c’è un conflitto tra chiese, tra interessi differenti. Si tratta di considerare che non c’è al momento nessuna possibilità che la fede possa scomparire, anzi sembra che ultimamente si stia fortemente rinsaldando. Rinsaldandosi la fede, cioè più sono le persone che seguono una certa fede e più c’è l’eventualità che queste si scontrino con un’altra, inesorabilmente. Però c’è sempre la remota eventualità che le persone cessino di credere, forse. C’è da considerare ancora questo dettaglio, se in assenza di fede sia possibile un conflitto. Si tratta di vedere se questi motivi sono riconducibili a una fede, a un credo, di qualunque cosa non necessariamente in una religione così intesa comunemente. In effetti, lo stesso comunismo può essere inteso come una religione dove si impone la necessità di credere qualche cosa, qualunque pensiero che muova dalla necessità di credere in qualcosa ha la struttura della religione. Può essere certo un dominio di dio, può essere un dominio di mercato, può essere qualunque cosa però è una questione che merita di essere considerata dal momento che è da tempo che si invocano i valori o l’assenza di valori fra gli umani, c’è l’eventualità che siano proprio i valori la condizione per la guerra e i massacri di ogni genere.

Intervento:

Una volta si diceva che una persona ad un certo punto del suo cammino o meglio "nel mezzo del cammin di loro vita" (una volta il mezzo del cammin era trent’anni adesso lo hanno spostato un po’ più in là) avesse una sorta di crisi, crisi depressiva, una crisi di valori. Quando ci sono i valori prima o poi c’è la crisi dei valori, perché le cose in cui si credeva, da giovani, da piccoli, ci si accorge che non sono così come ci si immaginava che fossero, è la crisi così detta generazionale, ciascuna generazione si sente tradita da quella precedente, almeno da tre mila anni a questa parte. Perché? Il motivo è molto semplice: i genitori …

Cambio cassetta

… sono stati traditi e allora i genitori, gli adulti, mentono, non sono più affidabili, quindi meglio stare con i propri coetanei, generalmente chi si sente tradito si allontana dal traditore per non avercelo vicino, magari accorgendosi poi che gli altri sono ancora peggio… Ciascuno viene tradito dalle cose che lo circondano e ciò in cui è tradito sono i suoi ideali, le cose in cui crede, appunto i suoi valori. Questo può provocare in taluni una crisi depressiva, per qualunque cosa, come quando ci si accorge ad un certo punto che gli umani non sono così come si pensava che fossero – naturalmente questo lo pensa ciascuno dell’altro - perché l’impatto violento sta nel considerare che non tutti pensano esattamente così come penso io. Questo è il primo contraccolpo: ma come, come è possibile che costui o costei non pensino come penso io? Allora o pensa male lui o penso male io; siccome è improbabile che pensi male io, chi pensa male allora è lui. La cosa chiaramente si allarga, si estende, e ci si accorge che ci sono un mare di persone che pensano in un modo bizzarro e così via…. Tutto procede, come accennavo prima, da qualcosa in cui si crede. In assenza di tali valori non c’è possibilità di conflitti perché non c’è nulla da salvare, nulla da difendere, nulla da proteggere…. Potremmo dire così, che l’unico vero problema è la struttura del discorso religioso, non ce ne sono altri, è il problema fondamentale, eliminato questo probabilmente le cose cesserebbero di assumere sempre un aspetto così drammatico, così truculento e bellicoso. Ma, come dicevo, non c’è nessuna eventualità che questo accada, potete stare tranquilli, continueranno ad esserci guerre, massacri, ecc. Infatti, io facevo questo parallelo, andando avanti nel discorso, tra il conflitto con altri e il conflitto che ciascuno può porre in atto nei confronti di qualcosa che contrasta con ciò in cui crede, che può essere qualunque cosa…

Intervento: Forse è il bisogno di fermarsi, di fermare qualche cosa.

Sì, certo. In effetti, la paura che prende gli umani in assenza di qualcosa in cui credere, è l’antichissimo horror vaqui, paura del nulla. E se non credo in nulla? Come faccio ad ammazzare il vicino? In nome di che?

Intervento: Oppure il senso della vita…

Sì, questo apre a un discorso vastissimo intorno alla necessità di dipendere da qualcuno o da qualcosa, in assenza di questo gli umani si smarriscono, non hanno un padrone che indichi che cosa è bene e che cosa è male….

Intervento: Sul quale scaricare la responsabilità …

Sì, perché facendosi carico della responsabilità se qualcosa va male poi è lui che ci lascia la testa. Certo. Ingrediente fondamentale del governare…

Intervento: La questione politica della psicanalisi …

Certo, una ricerca più spinta di quella che stiamo facendo intorno alla struttura del discorso religioso, intendere che cosa la sostiene, quali ne sono le implicazioni rispetto alla struttura del linguaggio (…) Sì, indicando il discorso religioso come struttura che necessita di credere in qualcosa, abbiamo dato sicuramente un’accezione molto ampia a questo termine, direi piuttosto rispondente: qualunque discorso che necessita di credere in qualcosa, semplicemente. Lo avverto come una religione, come una necessità, se non lo avverto come necessità non è discorso religioso (…) Sì, come quello della paura che è fondamentale per governare: i sudditi vanno mantenuti in una costante paura, in una costante colpa, senso di colpa. Freud, che lei citava prima, aveva enunciato chiaramente che se non ci fosse senso di colpa i sudditi non si potrebbe governare e vanno mantenuti nella colpa costante, solo così sono governabili. Questa colpa la si instaura in tempo di pace, con un sempre maggiore numero di divieti, è necessario vietare sempre un maggior numero di cose, più cose sono vietate e più c’è la trasgressione e quindi il senso di colpa, e il cittadino si governa.

Intervento: C’è un saggio di Freud "Perché la guerra" (carteggio con Einstein) lui si rivolgeva ai governanti.

I governanti sono persone piene di paure, di timori, di problemi, di questioni, di angosce, di religioni, di fedi. (...) La paura muove da qualche cosa in cui si crede, se uno non crede è difficile che abbia paura (...) e verso cosa si volge? (verso una meta) ma se la trovasse la riconoscerebbe? (no) e allora? (messia) infatti se io mi proponessi come messia nessuno mi….

Interventi vari

Come definirebbe la logica? (...) Ma la logica non è ciò che le consente di pensare, cioè di compiere quelle operazioni per cui se questo allora quell’altro? In effetti era sorta così già da Aristotele, in questo modo, come la struttura attraverso cui si svolge il pensiero, direi che è il pensare stesso. La logica è ciò che consente di giungere a una qualunque conclusione e alla sua contraria, attraverso la deduzione, l’induzione, e quindi non può togliersi, così come in effetti non può togliersi il pensiero, visto che consente di pensare. Poi può essere utilizzata più o meno correttamente. In effetti, i manuali di logica si adoprano per insegnare a pensare correttamente, cioè a indicare quali sono le inferenze corrette e quali no. Tutto il pensiero occidentale è stato un tentativo colossale e vano di stabilire quel sillogismo assolutamente necessario dal quale si inferisce una conclusione altrettanto necessaria.

Intervento: Siamo di parte.

Siete cattolici?

Intervento: Sì.

Lei diceva della spiegazione, se no non si spiegherebbe la vita….. Perché necessita di una spiegazione, secondo lei? (…..) Cos’è il senso, visto che lo cerca con tanto ardore? (...) Che è l’effetto dunque di una causa, è ciò che dovrebbe chiarire, certo. Però, perché accoglie una spiegazione anziché un’altra? C’è qualche motivo? (ho imparato così…) Semplicemente le hanno insegnato questo, potevano insegnarle qualunque altra cosa, lei avrebbe creduto allo stesso modo, forse. (…) Non sempre si va nella stessa direzione, i genitori comunisti, atei e il figlio invece sacrestano o viceversa, oppure accoglie effettivamente l’insegnamento familiare e allora segue la via stabilita. Però non è così automatico che gli insegnamenti ricevuti siano seguiti con tanta dedizione. Dice che se lei fosse nata da genitori musulmani, sarebbe musulmana, inesorabilmente, certo (...) E l’unico motivo dice è che è stata educata così (...) Però lei oltre a essere stata educata così poi anche per ragionamento ha accolto tale educazione, non è soltanto stata educata in questo modo, voglio dire poi lei ha riflettuto intorno alla religione (...) Ecco, è come è giunta a consolidare la sua fede? (...) Attraverso il pensiero. Cosa ha pensato di così forte? (Dubbi) Un dubbio? (La convivenza) La chiesa cattolica condivide la convivenza? (...) E questo chiaramente ha creato un conflitto in lei perché magari voleva convivere, però la fede a cui lei appartiene (...) E quali erano i criteri per trovare una risposta? (...) Ciascuno ha diritto a credere nella sua verità. Lo sa che Hitler aveva in animo di sterminare i cattolici dopo aver compiuto l’operazione con gli ebrei, secondo lei faceva bene o male a credere alla sua verità? (...) C’è l’eventualità che potesse fare bene e allora? (Ha fatto bene a fare così) E quindi hanno fatto male a fermarlo. Già. Per potere avere la propria fede, con tutto ciò che comporta…