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Torino, 13 dicembre 2007

 

Libreria LegoLibri

 

AMORE

 

Eleonora Degasperi

 

L’amore viene spesso descritto come quell’emozione che riesce a coinvolgere sentimentalmente due persone in modo tale che ognuna delle due parti pensi all’altro come la sua metà imprescindibile. Quell’emozione che riesce a travolgerti, della quale non riesci a fare a meno, come se ci fosse qualcosa di incontrollabile e di istintivo in tutto quello che si fa e che si pensa. E queste emozioni sembrano proprio nascere dal nulla, appaiono involontarie, qualcosa che appunto è indomabile. Ci fanno pensare tantissimo, spesso e volentieri creiamo scene, immagini, rappresentazioni, situazioni; anch’esse apparentemente impulsive e naturali. Ma bisognerebbe chiedersi cosa sono queste emozioni e questi sentimenti che tanto vengono apprezzati, quando si tratta di gioie, e tanto detestati quando si tratta di sofferenze, e da dove queste nascano. Partendo dal fatto che ogni sensazione che si prova coinvolge mentalmente una persona, sarebbe interessante domandarsi se queste siano o meno volontarie. Cioè, se dal momento che tutto ciò che si dice e si pensa implica un lavoro del pensiero, quanto, questo pensiero è controllabile e quanto questi sentimenti sono condizionabili da quello che si pensa, perciò da ciò che in qualche modo si ritiene vero? Quando inizia una storia tra due persone, ognuna delle due è incuriosita dall’altra, vuole conoscerla, vuole sapere tutto della sua vita e quello che pensa della loro storia, vuole starci insieme il più possibile, vuole sicurezza e, a poco a poco, inizia a crescere il sentimento. L’innamoramento iniziale è qualcosa che può fare star bene o male, qualcosa che crea le condizioni perché l’altro diventi il centro dei propri pensieri e la persona più importante e per la quale si è i più importanti. Ma da dove nasce e perché nasce? In ognuno di noi il pensiero principale è la voglia e il bisogno innanzitutto di essere importante per qualcuno. Il sentirsi desiderati, apprezzati e voluti dal proprio partner è una caratteristica molto comune, spesso la condizione per cui si possa creare quel sentimento tanto ambito che non diventa altro che la conseguenza del soddisfacimento, in quel determinato momento, di quel che si desiderava. Basta una frase, una parola o un discorso che dica ciò che ognuno di noi vorrebbe sentirsi dire, che subito ci si sente al centro dell’attenzione dell’altro, amati, considerati, e in una situazione per così dire di vantaggio. A poco a poco mi convinco che sono riuscita a coinvolgerlo, che finalmente sono riuscita a conquistarlo e portarlo da me, quindi finalmente è mio. In questo caso, la mia sicurezza aumenta e io divento più forte, più solare, più felice. E man mano che la storia continua, ci si convince che l’altro sia importante, che non ci abbandonerà, che sarà nostro e che, se mi ama, allora farà tutto ciò che voglio, o almeno una buona parte. Perché quindi si sente il bisogno di innamorarsi? Perché si vuole qualcuno da amare? Tra le nostre varie fantasie ciò che si vuole è affermarsi, avere qualcuno che confermi i nostri pensieri, ciò che noi pensiamo essere vero. Per questo serve una persona che confermi quello che penso e che lo accolga condividendolo. Infatti, si sente spesso dire “la pensa come me”, mi piace parlare con lui, mi piacciono le sue idee e come ragiona, in un certo senso quindi è come se stessi dicendo che lui mi sta confermando la maggior parte delle cose che già pensavo e quindi stesse confermando come vero ciò di cui ero convinta, dunque non mi sbagliavo. In una situazione di questo tipo la nostra sicurezza cresce, ci si sente più fiduciosi di se stessi, si è più ottimiste e più tranquille. Ma come mai serve questa sicurezza? E soprattutto perché la si cerca nell’altra persona? È molto comune nelle donne notare come il carattere e lo sguardo cambi a seconda di un innamoramento o di un tradimento. Capita di notare subito quando una donna è innamorata, perché acquista quella sicurezza che prima mancava, è più serena, ha uno sguardo più rilassato, un bel sorriso; e tutto questo perché non potrebbe averlo anche quando è da sola? Durante l’innamoramento si è molto condizionati da quello che dice l’altro o quello che potrebbe dire, perché sarà la condizione di come proseguirà la storia. E le donne sono molto attratte dalle storie importanti, come se fossero la verifica di ciò che sono. In un certo senso capita di sentirsi spesso sotto esame, come se ci si chiedesse “la penserà anche lui così?” oppure “gli andrà bene come ho fatto?”, insomma si ha sempre bisogno di continue conferme, e se per una volta queste mancano, la propria sicurezza inizia a difettare; questo perché le dimostrazioni, per esempio, di quanto lui ci ami e ci desideri e ci pensi ininterrottamente, hanno lo scopo di rafforzarci e rassicurarci e, allo stesso tempo, anche di convincerci di quanto siamo essenziali per lui e quindi di quanto controllo abbiamo della relazione. Questa persona quindi sta diventando una mia garanzia, la garanzia della mia sicurezza e di quanto sono importante. In fondo se io penso che per essere felici serve qualcuno che mi gratifichi, mi rassicuri e che mi faccia sentire importante e mi dica tante belle cose, allora io mi aspetterò che l’altro porrà le condizioni per creare insieme quella storia ideale fatta di magia e dolcezza. In effetti, quando qualcuno si dimostra essere quello che noi vorremmo che fosse, subito scatta un interesse, a volte addirittura morboso nei suoi confronti. Vediamo in lui quello che ci serve per stare bene. Da quel momento l’altro diventa irrinunciabile, perché certifica quello che penso e quindi ciò che sono, diventa una garanzia per me, e perderlo significa perdere questa garanzia. Condivide pensieri, idee, emozioni e quello che pensavo fosse amore mi si materializza davanti in un niente; cosa succede in questo momento? Le donne in questi casi e come se pensassero di avere ottenuto quello che cercavano fin dall’inizio: soddisfacimento dei propri desideri e bisogni, e l’acquisto di un potere, a volte anche illusorio, sull’altro. La condivisione e la conferma di quello che pensa porta la donna a dare fiducia nell’altra persona, io mi fido di lui perché, in un certo qual modo, mi ha confermato ciò che io penso sia vero. L’uno trasmette all’altra “tu sei importante” certificando ciò che pensa, instaurando un rapporto di complicità, che rende sicuri dell’altro. E la fiducia è un fattore molto importante, senza la fiducia non esisterebbe neanche il tradimento; il tradimento che in fondo è il non mantenere la parola data, il rompere quella promessa e contraddire ciò che prima si era assicurato. E quando le cose vanno male? Ovvero, quando la relazione non prosegue, si blocca fino al punto di arrestarsi e annullarsi, cosa succede nella donna? Si sente in difficoltà, e iniziano a crearsi, fin dall’inizio di un’ipotetica rottura, quei dubbi logoranti che persistono nei suoi pensieri. Ci si inizia a chiedere perché non sta più andando bene, cosa sta succedendo, “cosa ho fatto?”, “perché non mi vuole più”, “perché non è più come prima”, “cosa c’è in me che non va bene?”, “cosa starà facendo?”, “mi starà tradendo?”, e così via dicendo. E tutto quello che inizialmente si era acquistato, sicurezza, importanza e potere scompare immediatamente, quasi magicamente. Se non si hanno più quelle stesse conferme che erano la base della propria sicurezza e serenità, allora si inizia a entrare in crisi, si creano situazioni immaginarie, fantasie, idee che stavolta non sono più rivolte verso un’ipotetica storia romantica, piena di amore e felicità, ma verso un’ipotetica rottura, verso delusione, sconforto e sofferenza. Perché lui era così essenziale per me?,ci si dovrebbe chiedere. Perché lui mi faceva stare bene, e perché senza di lui sto male? In questo caso, la donna e come se stesse perdendo il suo punto di riferimento, la sua sicurezza, come se stesse perdendo il controllo della situazione, ma anche il controllo sul suo lui. E questo provoca una sconfitta, una perdita, la perdita di quella che era la propria garanzia di sicurezza e importanza, quindi è come se stesse subendo un’umiliazione, un tradimento. Si inizia a pensare che tutto quello che diceva prima erano solo bugie e che la stesse prendendo in giro, quindi in sostanza che la stesse tradendo e che adesso non sta mantenendo la parola data. In questo momento lei ha perso la partita. Il suo lui non sarà più suo, avrà perso totalmente il possesso sulla storia e sul suo uomo, e questo la infastidirà tremendamente, soprattutto se sarà lasciata per un’altra donna. Dunque, la questione del potere sembra molto importante sia durante la relazione sia quando questa termina. Durante la storia, la donna spesso cerca un controllo sul suo compagno, e questo controllo sarà ciò che permetterà alla storia di continuare, sia che questo sarà ottenuto sia che questo continuerà ad essere cercato. Quando una donna dice “non mi sento sicura di lui” “non mi fido ciecamente”, “ho paura che mi lasci”, e via dicendo, cosa le sta mancando? Un controllo, una sicurezza, una fiducia, che possono arrivare solo con la consapevolezza, a volte anche illusoria, di avere un certo potere sul proprio partner, di esserne l’unica proprietaria, l’unica compagnia. La donna, infatti, è molto attenta alle cose che piacciono al suo uomo, alle cose che desidera, si ricorda tutto quello che le viene detto, non si dimentica niente. Un uomo no, è molto più distratto, non si cura dei dettagli come fa la donna; e questo perché? Perché la donna è così interessata, impegnata e concentrata su queste cose? Conoscendo tutto ciò che gli piace e che desidera il suo fidanzato, capisce quali sono i suoi desideri, le sue aspettative, quello che pensa e che vuole; anche durante l’atto sessuale la donna è molto attenta, è molto attenta al piacere che prova lui, al suo eccitamento, cerca di capire che cosa deve fare o non fare per fare star bene lui, a volte anche tralasciando il suo di piacere; in questo modo è come se stesse cercando di ottenere un controllo dei suoi desideri, anche per quanto riguarda il sesso; l’essere così interessata e premurosa nei confronti di ciò che piace o non piace al suo lui, la porta in vantaggio, perché conoscendolo in modo preciso, avrà un più facile controllo dei suoi desideri, e per ottenere questo controllo farà di tutto. Per questo, anche quando la storia finirà, il suo pensiero sarà assillante e persistente, perché lei non accetterà la sconfitta, non accetterà il fatto di non essere riuscita a conquistarlo; non sarà più il suo lui, quindi avrà perso totalmente la possibilità di mettersi in una situazione di vantaggio, la possibilità di instaurare un controllo sul suo uomo, e il perdere il suo controllo la porrà nelle condizioni di cercarlo insistentemente nei suoi pensieri, creando immagini e scene, come, per esempio, scene di rivincita o di riappacificazione. In qualsiasi dei due casi, in quelle scene acquisirà di nuovo un potere; se lui ritornerà da me, scusandosi e ammettendo il suo errore, allora io avrò avuto ragione a pensare quelle cose di lui e, se vorrò, avrò anche la possibilità di allontanarlo definitivamente, in modo che sarà lui stavolta a starci peggio, acquisendo in quel momento il controllo di un ipotetico prosieguo della storia. Altrimenti, nel caso di una riappacificazione questa sarà la chance per rivendicare il controllo su di lui che prima le era stato tolto, ma da quel momento sarà molto più attenta e più concentrata sui particolari, perché non vorrà più farsi fregare.

Sicuramente, nella situazione in cui la storia sarà finita, lei sarà consolata dalle amiche e dalla famiglia, nei suoi momenti di tristezza, avrà le attenzioni di tutti, perché starà male e sarà amareggiata e delusa. Ci si potrebbe chiedere, perché queste reazioni? Perché persistono poi nel tempo? Cosa si prova quando una storia va male, cosa si pensa? Naturalmente dal momento che, con la rottura di una storia, si incrina anche quella sfera di importanza e di sicurezza che si era acquisita col proprio ragazzo, è come se si cercasse di recuperare questa perdita attraverso il sostegno degli amici. Lei starà in primo piano perché tutti la soccorreranno, la capiranno e appoggeranno quello che dirà e che penserà, e le daranno ragione. Sarà padrona della scena, proverà emozioni fortissime che saranno comprese da tutti, avrà l’occasione di parlare, di sfogarsi e di pensare, pensare a tutte le cose che potrebbero e non potrebbero succedere. Ci si potrebbe chiedere perché questa permane, e perché la si mantiene? Perché, nonostante una situazione di questo tipo la si sia già vissuta più volte, la si cerchi di rivivere più volte durante la propria vita? Quando una persona soffre prova emozioni fortissime, che subito hanno dei riscontri sia esterni che interni a se stessi: si è al centro delle attenzioni, e si è costantemente persi tra scene e immagini, si ha l’occasione di pensare e di riflettere su di sé, sugli altri e sulle situazioni che si sono create. Si può dire che la sofferenza dà tantissimo da fare, dà da parlare, da pensare, fa provare tantissime sensazioni, che nonostante si dica siano tanto insopportabili in realtà giovano tantissimo. Nessun umano rinuncerebbe alle proprie emozioni, e la sofferenza è proprio il momento in cui queste si manifestano all’ennesima potenza, sono fortissime, travolgenti, fino a divenire, a volte, addirittura necessarie. Infatti, perché ci si metterebbe così tanto a dimenticare una persona? Dimenticare quella persona, in fondo, significherebbe liberarsi della sofferenza, da quell’emozione che pone se stessi al centro di tutti e di tutto, compresi se stessi. E può anche capitare che la si possa ricercare in un’altra storia d’amore. Se l’amore ha come obiettivo un’acquisizione di sicurezza e di potere sull’altro, può anche capitare che questa abbia come fine la sofferenza. Ovvero, spesso la storia che si vive in un determinato momento viene paragonata alle storie precedenti, e può capitare più spesso di quanto si immagini che queste scene, in cui tutto era andato male e in cui lei soffriva tantissimo, condizionino la storia stessa. Come se, partendo dal presupposto che se una o più storie sono finite male, allora anche quella che si sta vivendo, prima o poi, dovrà avere la stessa conclusione: lui mi lascerà e io soffrirò; come se queste emozioni volessero essere rivissute. Perché però nella maggioranza delle volte accadono quelle cose che tanto la donna temeva all’inizio? Non è che, in un modo o nell’altro, ha fatto sì che succedessero? Ma a che scopo l’avrebbe fatto? Probabilmente l’esperienza le ha insegnato che le reazioni che si hanno dopo una rottura danno molto in cambio e che la sofferenza ha tanti vantaggi, tra i quali quelli della completa disponibilità, nei propri confronti, degli altri. In più, come si era detto, è una delle poche sensazioni che danno l’opportunità di parlare, raccontare, pensare e riflettere. Ma anche quella che elimina completamente la possibilità di prendersi delle responsabilità sul come è andata una determinata storia, sul perché è finita e sul perché si è evoluta in un modo piuttosto che in un altro. Nessuno pensa che forse una parte della colpa può essere sua, perché questo significherebbe dare meno valore alla sofferenza che ognuno di noi prova quando finisce un amore. Anzi, può capitare anche che una persona ingigantisca molto di più quello che prova, e manifesti agli altri molta più tristezza di quella che in realtà sente. Tutto per un semplice momento di protagonismo e di attenzioni.

Ma, in conclusione, ci sono dei modi differenti di vivere un amore? Modi che possano fare vivere l’amore senza che questo diventi funzione della nostra sicurezza, del nostro potere e della nostra importanza? Si può rispondere di si, si può dire che l’amore può essere addirittura inventato, e che possa diventare addirittura l’opposto di quello che in realtà si pensa che sia. E a questo punto interviene l’analisi. Attraverso un percorso analitico la persona riuscirà a capire cosa significa amare e in questo modo a capire che l’amore è solo qualcosa che abbiamo deciso noi, qualcosa che inizia e prosegue secondo dei presupposti che sono assolutamente arbitrari, non certificati. Porterà a compimento quel processo di ricerca ininterrotto di sicurezza e potere; stavolta non più compiuto verso altre persone ma su se stessi. Se le certezze di cui abbiamo bisogno smettessero di essere cercate al di fuori di se stessi, ma iniziassero a crescere dentro di noi, allora non si avrebbe più bisogno di innamorarsi. Il percorso analitico riuscirà a munire l’analizzante di tutti gli strumenti necessari perché l’amore non intervenga più come il mezzo per rassicurare e potenziare se stessi, attraverso le conferme di qualcun’altro. Capendo che cercare negli altri quello che è indispensabile a se stessi, spesso porta alla conclusione opposta, ovvero non ottenerlo da nessuna delle due parti, non si vivrà più l’amore come una partita da vincere, ma come un semplice gioco, un gioco stabilito da noi in quel preciso momento e condotto a nostro piacimento. Importantissima sarà anche la conquista della nostra responsabilità; quella di cui ci sbarazziamo quotidianamente ogni volta che succede qualcosa, qualcosa di negativo o deludente. Iniziando a capire e a ragionare su quanto noi siamo responsabili di quella sofferenza e di quell’amore finito in pezzi, avremmo la possibilità di non provare più dolore, di metterci alla prova ogni volta che qualcosa richieda il nostro intervento, di farci la domanda: “quanto sono responsabile della mia sofferenza?”, “quanto sono responsabile della fine di questa storia?”, “quanto sono responsabile della mia vita?”. Arrivando alla consapevolezza di quanto possono essere arbitrarie le nostre scelte, anziché essere imposte da qualcosa di esterno, di quanto possono essere arbitrarie le nostre idee e credenze circa l’amore, e di quanto possiamo essere influenzati da ciò che comunemente viene accettato e detto, allora a quel punto ogni tipo di scelta diventerà esclusivamente una scelta estetica, farò quello che mi piacerà fare e non quello che gli altri, indirettamente, mi imporranno di fare.

 

Intervento di Luciano Faioni

 

Vi avevo detto che Eleonora aveva scritte delle cose belle. Ci sono infinite cose che si possono dire a partire da ciò che ha appena detto Eleonora, però intanto sentiamo se qualcuno ha già qualche questione, qualche considerazione, qualche dubbio, perplessità oppure ha trovato che le cose dette da Eleonora corrispondono a qualcosa che magari ha già vissuto o le è capitato… magari può accadere di essere abbandonati nella vita, accade…

 

Intervento: anche di abbandonare…

 

Sì, però Eleonora si riferiva al caso specifico in cui la persona è abbandonata, se abbandona in genere non c’è problema, in genere, però anche lì possono sorgere dei problemi: avrò fatto bene? avrò fatto male? Soprattutto da parte delle fanciulle occorre dire, gli uomini hanno meno…

Intervento: si fanno meno problemi…

Spesso sì, c’è già qualche intervento da parte vostra? C’è qualche aspetto che potrebbe destare quantomeno la sorpresa se non il disaccordo e in alcuni casi addirittura il disappunto: la connessione che ha posta in modo molto preciso fra l’amore e il potere, cosa che generalmente non si fa però Eleonora l’ha posta questa connessione e se l’ha posta ha avuto dei buoni motivi, spesso è come se in questo caso l’amore venisse svilito o sminuito tant’è che in alcuni casi qualcuno ha detto in altre circostanze che non può essere tutto lì, non può essere soltanto questo cioè un rapporto di potere, però alla domanda in che cosa consista invece, questa ha creato qualche problema. Forse occorre incominciare a considerare l’amore intendendo che cosa è e che cosa non è, è una cosa che non si fa in genere. Si è scritto molto sull’amore da sempre dal Convivio fino ai giorni nostri, cionondimeno è sempre stato avvolto da una sorta di alone di mistero, come se non si potesse spiegare o addirittura come se la spiegazione potesse comportare la cessazione dell’amore: se so che cos’è non ne usufruisco più. È una fantasia abbastanza diffusa però essendo psicanalisti siamo chiamati a interrogare le questioni, non possiamo accontentarci di qualche risposta vaga e arbitraria. Eleonora ha esposto molto bene il motivo per cui ci si innamora, perché ci si innamora? Cosa avviene? Come accade che qualcuno sia attratto da qualcun altro oppure anche da qualche cosa? Ci si innamora anche di un’idea, di una religione, di un ideale di un accidente qualunque, però in questo caso stiamo parlando di una relazione tra due persone, infatti il sottotitolo è “ciò che ciascuna donna dovrebbe sapere per essere felice”. Dunque cosa succede quando qualcuno è attratto da qualcun altro? Perché è attratto da qualcun altro? Che cos’ha questo qualcun altro di così importante, di così determinante che non abbia qualunque altro? Qualcuno diceva che era l’attrazione sessuale, sì certo, anche, ma non è solo questo perché fosse solo questo chiunque soddisferebbe alla bisogna, per così dire, ma così non è, occorre qualche altra cosa, Eleonora l’ha detto in modo molto preciso, e cioè il piacere di parlare con una persona quindi la questione si sposta sul perché fa piacere parlare con una persona, trovare una persona con la quale si parla volentieri, perché? Occorre considerare la questione, perché le persone amano parlare con altre persone, anzi è la cosa che amano di più. Perché è così importante parlare? e questo ha a che fare con l’amore perché come sanno da sempre i seduttori le fanciulle si seducono con le parole più ancora che con i diamanti perché con le parole si creano delle scene, si creano quelle immagini di cui parlava Eleonora, delle scene dove la fanciulla in questione si sente la protagonista, è come se costruisse un film in un certo senso dove la fanciulla in questione è la prima donna, e fa piacere alle fanciulle essere la prima donna generalmente. A questo punto si può incominciare a considerare l’importanza della parola nell’innamoramento tant’è che nessuna fanciulla riuscirebbe a innamorarsi di un fanciullo con il quale non riesce a parlare, se dice cose banali e noiose non scatta quel qualcosa, perché? Manca l’interesse per ciò che l’altro dice vale a dire che l’altro non riesce per qualche motivo non riesce a creare quella scena dove la fanciulla si sente al centro di tutto e quindi dicevo che a questo punto ciò che interessa la fanciulla è il fatto di sentirsi importante per l’altro, l’altro, il fanciullo, la pone al centro dell’universo ed è una posizione favorevole generalmente, le fanciulle amano sentirsi al centro dell’attenzione di tutti nessuno escluso e allora la domanda si sposta sul perché è così importante per una fanciulla sentirsi al centro dell’universo, che cosa gliene importa? Potrebbe non importargliene nulla in teoria e invece no, cosa vuole dire essere importante per qualcuno? E soprattutto che cosa comporta? Potrebbe essere importante un cretino per qualcuno? Generalmente no, mentre una persona di grande valore e di straordinaria intelligenza è considerata importante, non solo, ma se l’apprezzamento viene da parte di una persona, diciamo notevole, è più importante dell’apprezzamento di una persona per la quale non si ha nessuna considerazione, perché? Sono tutte questioni che meritano di essere considerate perché da queste verrà la risposta alla domanda che ci siamo posti all’inizio e cioè come accade che ci si innamori. Dunque vi dicevo che se una persona intelligente mi apprezza allora vuole dire che anch’io sono intelligente, per esempio, che valgo, che sono importante e se mi apprezza allora apprezza le cose che io penso, che io dico, cosa significa che le apprezza? Che le considera delle stupidaggini? No, generalmente no, le considera cose notevoli, potremmo dire in una parola per farla breve, assolutamente vere, come dire: io penso delle cose vere e lui mi conferma che è così ed è per questo che sono importante. Gli umani da sempre cercano una conferma, ma una conferma a che cosa esattamente? La cosa fondamentale è una conferma del fatto che le cose che pensano sono condivise ed essendo condivise sono vere, più sono condivise e più sono vere, più sono importanti e, come dicevano una volta, vox populi vox dei, se sono in tanti a pensare così vuole dire che è così e quindi so come stanno le cose. Ecco perché sono importanti, e se trovo qualcuno che mi conferma questo in un modo o nell’altro allora questa persona diventa importante per me, perché questa persona è quella che serve per sentirmi sicuro, sicuro di quello che penso: io penso una certa cosa e magari sono incerto ma se la pensa anche lui allora sarà vera, poi se la pensano in tanti è verissima, quindi io so come stanno le cose perché stanno così, qualcuno mi diceva una volta: “ma la religione, se ci sono miliardi di persone che credono in dio qualcosa di vero ci sarà”, perché? Non è così automatico. Ciascuno è attratto da un’altra persona in quanto condivide il proprio pensiero, il suo modo di pensare, il suo modo di essere che poi ciascuno non è nient’altro che le cose che pensa, in realtà è fatto di questo, e ecco che a questo punto si può incominciare a delineare la questione e è questo che attrae in un’altra persona, che peraltro è lo stesso motivo per cui alcune persone diventano amiche e altre no, perché hanno qualcosa in comune ma che cosa se non il modo di pensare, almeno a fondamento ci deve essere qualche cosa in comune, qualche cosa attraverso la quale si possano riconoscere entrambi rispetto a quella cosa se no non si è amici, si è nemici in genere. Dunque l’amore, l’attrazione che si prova per una persona al di là dell’attrazione sessuale che poi anche l’attrazione sessuale può sorgere in seguito a un’attrazione psichica per qualcuno anzi, direi che è uno dei casi più comuni, una fanciulla può trovarsi spesso a non essere sicura di sé, delle cose che pensa, non essere sicura di essere interessante per qualcuno oltreché attraente e allora cerca delle conferme e se trova qualcuno che gliele offre su un piatto d’argento ecco che il gioco è fatto, e cioè ottiene esattamente quello che vuole e da quel momento quella persona che le ha offerto sul piatto d’argento esattamente ciò che cercava diventa importante perché quelle cose che le ha offerte può levargliele quando e come vuole e questo è un problema, da qui la necessità di tenerlo sotto controllo sempre e costantemente, come un investimento, perché quella persona è quella che in quel momento per una serie di eventi è diventata quella preposta a garantire la sicurezza, il benessere oltre al fatto che subentrano anche altri elementi, Eleonora l’ha detto, la questione della partita vinta o persa, se tenete conto di ciò che avviene e questo più nelle ragazzine molto giovani, in quel caso la necessità di avere il ragazzino è prevalentemente per poterlo esibire alle amiche, come dire: “io ho il ragazzino e tu no” e quindi “io sono la più bella, la più brava, la più attraente, la più interessante, la più affascinante, la più dolce, la più intelligente etc. Ma questa questione che se pure sorge in un’età molto giovanile tuttavia permane anche dopo, il fatto che ciascuna donna, parlo a questo punto di donne non di bimbette, si sente a disagio senza un uomo, il che è sorprendente, perché dovrebbe in teoria? Non c’è nessun motivo, l’idea è di non essere in grado di fare delle cose come se non fosse autosufficiente, cosa che non è in realtà e lo sa benissimo anzi il più delle volte l’uomo è un impiccio ma è l’idea che ci sia comunque qualcuno su cui fare conto, che poi messo alla prova si riveli essere un’altra cosa questo è un altro discorso ma l’idea è proprio questa, che ci sia la necessità di avere qualcuno su cui contare come se da sola non potesse farcela. Ecco perché Eleonora diceva che tutte queste cose che una fanciulla, una donna cerca in un uomo, la donna in realtà le ha da sé, la sicurezza, la possibilità di fare tutto quello che vuole, ovviamente non ha bisogno di qualcuno che la confermi per esistere, o non dovrebbe, sarebbe meglio dire. Perché ha questa necessità, perché non si sente sicura di sé? È una questione antica nel senso che riguarda ciascuno ma fino dai primi anni, e questo riguarda uomini e donne indistintamente, l’insicurezza continua totale e costante rispetto ai propri pensieri che devono continuamente essere confermati da qualcuno o da qualcosa, ecco che allora si trovano amici con cui confermarle, in effetti pensate cosa avviene tra amici o amiche, si continuano ad affermare delle verità che ciascuno ha, esporre delle proprie verità all’altro o qualcosa che l’altro non sa e poi sopratutto si cercano conferme da parte dell’altro, si fa questo, nient’altro che questo e questo mostra quanto sia importante per gli umani in generale essere sicuri di quello che pensano, di quello che dicono, perché se sono sicuri vuole dire che le cose sono così e quindi hanno ragione a pensare quello che pensano. Una persona insicura incerta è una persona che non è sicura di quello che pensa, è sempre incerta, non sa mai se le cose stanno così come pensa che siano oppure in tutt’altro modo e allora cerca qualcuno che gli dica come stanno le cose oppure nel caso di alcune strutture psichiche ci sono taluni che invece suppongono perfettamente di sapere come stanno le cose e allora devono spiegarle a voi, devono spiegarle continuamente perché sono sicuri che voi non le sapete e quindi ve le spiegano ma è sempre una questione di potere, chi più sa più vale come diceva Dante, e quando la fanciulla si innamora, a meno che non sia proprio una bimbetta di pochi anni, quello che cerca generalmente è l’intelligenza, poi che la trovi o no questo è un altro discorso però è quello che cerca, una persona intelligente, perché quella non soltanto saprà come stanno le cose ma sarà anche quella che sarà riconosciuta da tutti come colui che sa e quindi di nuovo ripete il meccanismo che metteva in atto la bimbetta e cioè avere quello che tutte desiderano, un trofeo da esibire. A questo punto ci si potrebbe domandare: c’è qualche cos’altro nell’amore?

 

Intervento: speriamo di sì…

 

Come speriamo di sì? Perché spera di sì?

 

Intervento: perché spero che ci sia qualcos’altro, che non sia così tutto necessariamente meccanicistico che non sia solo un rapporto di potere…

 

Per esempio?

 

Intervento: che ci sia dell’altro insomma, che sia anche un qualcosa di istintuale, di non calcolato, un qualcosa che comunque dia una certa libertà… e abbandonarsi comunque alle sensazioni, ai sentimenti che uno prova senza dover comunque necessariamente considerare tutti questi aspetti che sicuramente ci sono però è ovvio che ci sia anche altro…

 

Come dicevo all’inizio sorprende il fatto di parlare dell’amore in termini astratti e allora sorge appunto la speranza che ci sia dell’altro, naturalmente ciascuno può metterci qualsiasi cosa ritenga opportuna, in effetti qualunque definizione si sarà data dell’amore sarà sempre comunque arbitraria, la cosa migliore che possiamo dire è che l’amore è esattamente ciò che ciascuno pensa che sia per cui se vuole viverlo in modo travolgente o in modo misurato o in modo disinteressato o in modo interessato, come si suole dire può farlo, non c’è nessuna proibizione; non stiamo dettando regole di condotta ma considerando uno degli aspetti più praticati e più diffusi che coinvolgono gli umani da quando c’è traccia di loro e come ho detto all’inizio essendo psicanalisti siamo chiamati a interrogare le cose per intendere di che cosa sono fatte, e sono fatte di ciò che vi stavo dicendo. In fondo ciò che attrae una persona di un’altra persona ha la stessa struttura di ciò che attrae rispetto a un ideale politico religioso, o l’amore per la patria dicevamo tempo fa, che adesso non è più di moda però una volta c’era l’amore per la patria e si ammazzavano anche perché è una delle cose per le quali si può morire, anche l’amore può condurre a questo, a un totale annullamento di sé a favore dell’altro, in effetti parlavamo forse tempo fa che si tratta di intendere esattamente come funziona l’amore al fine non di cessare di amare qualcuno, ma anzi di viverlo molto meglio, in modo assolutamente più libero, disinvolto e soprattutto, badate questa è la cosa fondamentale, senza paura. Sembra che la paura sia indispensabile nell’amore, come un ingrediente che non si può levare e invece sì, si può levare, si può togliere la paura e allora l’amore diventa effettivamente un gioco che ciascuno può giocare se lo vuole, anche farsi travolgere se vuole, non è proibito, non c’è nessuna controindicazione. Naturalmente le regole del gioco impongono che ci sia un rischio: se io metto la mia vita nelle mani di qualcuno compio un’operazione che è molto pericolosa perché l’altro può cambiare opinione da un momento all’altro e senza preavviso. È in dubbio tuttavia che sia piacevole condividere con delle persone parole, discorsi, scene, immagini, sogni, ricordi, progetti, anche delusioni perché no? La differenza è che, nel caso di cui parlava Eleonora, se la questione non è intesa è subita come qualcosa che capita tra capo e collo e rispetto alla quale non si può fare niente, di fronte alla quale ciascuno è come annichilito, certo per soffrire, questa è la condizione, è un gioco anche questo che ha delle regole, per soffrire è necessario che la persona sia convinta di subire qualche cosa perché se la agisce non soffre, può darsi dell’incauto eventualmente, però non c’è la sofferenza e Eleonora ha sottolineato in modo molto preciso quanto sia importante la sofferenza nell’amore, al punto che ha detto a un certo punto che se non c’è la sofferenza sembra che l’amore non valga, non valga se non c’è la paura di perdere l’altro ed ecco che torniamo alla questione della paura, la paura come elemento, ingrediente fondamentale dell’amore, bisogna avere paura, ma perché? Non è possibile invece viverlo tranquillamente senza paura? No, gli umani non amano fare questo, non amano vivere senza paura, naturalmente nessuno gliela leva anzi, generalmente viene incrementata, però ciò che da anni stiamo proponendo è che tutto ciò è possibile saperlo, poi ciascuno decide quello che vuole fare in assoluta libertà, vuole essere spaventato? Va bene, vuole essere disastrato? Va bene, non è proibito e non c’è nessun problema, l’importante, ed è su questo che insistiamo, è che ciascuno sappia quello che sta succedendo nel suo pensiero, nel suo discorso, cosa sta avvenendo nelle sue parole perché si trova nella condizione di agire per la prima volta anziché subire come sempre tutto ciò che accade. L’agire comporta la responsabilità ovviamente. Eleonora diceva che ci sono delle fanciulline che stranamente si innamorano sempre di quelli che le fanno soffrire, il classico scavezzacollo, è un luogo comune, perché le fanciulline non si innamorano mai di quello che è casa e chiesa ma invece deve essere uno scavezzacollo, deve essere uno che le tradirà, che le farà soffrire e le abbandonerà per la prima che passa per la strada, ma che soprattutto le dia del filo da torcere, insomma che sia difficile da conquistare e quello è un trofeo ambitissimo “finalmente io sono riuscita, tutte le altre no e io sì”, è una bella soddisfazione per una fanciulla. Perché dunque queste fanciulline si innamorano sempre delle scavezzacollo? Per vincere la partita? Sì anche certo, ma sanno benissimo che ci sono ottime probabilità che andrà a finire male, cionondimeno perseguono con tenacia e determinazione quella via, e poi succede che cosa? Succede l’abbandono inevitabilmente perché se è uno scavezzacollo… certo se la fanciulla riuscisse a fare in modo che lui non l’abbandoni più quindi a trasformare lo scavezzacollo in un bravo ragazzo sarebbe un successo, solo che a quel punto lui non la interessa più perché è diventato quel bravo ragazzo che non la interessa e allora parte la ricerca di Solo una cosa per concludere, poi lasciamo la parola alle fanciulle presenti in sala o anche ai signori se lo desiderano naturalmente. Diceva in modo molto preciso Eleonora che la sofferenza è irrinunciabile, gli umani non rinunciano alla sofferenza per nulla al mondo, dicono di volervi rinunciare, ma è ovvio che lo dicano, non possono accogliere il fatto che è esattamente quello che vogliono che sia perché se facessero così nessuno li consolerebbe, nessuno si riunirebbe intorno a loro a confortarli, non sarebbe quindi più al centro dell’attenzione di tutti e perderebbero una quantità notevole di vantaggi. Tecnicamente se una persona viene abbandonata potrebbe anche non soffrire affatto, tecnicamente è possibile, può non essere semplice e non è semplice perché ciascuno è stato addestrato fino dalla nascita a pensare in un certo modo e quindi si attiene alle regole del gioco che ha imparato, però tenete conto sempre che se le persone non fossero in condizioni di pensare e quindi di parlare non potrebbero nemmeno soffrire, non c’è sofferenza senza un pensiero, senza che ci sia un discorso perché per soffrire occorre giungere a una conclusione “quindi è successo questo” quindi come diceva Eleonora “non è più mio” per esempio, ma di qualcun'altra la quale starà gioendo di tutto ciò che vi ho detto prima, ché se c’è una persona che soffre in genere ce n’è un’altra che gioisce, funziona così. Ecco dunque la responsabilità: accogliere i propri pensieri qualunque essi siano con la consapevolezza che vengono dai altri propri pensieri, non vengono dal nulla. Basta provare a chiedersi che cosa si cerca esattamente in un altra persona e se ci riflettete bene avrete la risposta più rapidamente di quanto ho potuto fare io questa sera…

 

Intervento: se uno sapesse…non avesse una idea precisa di cosa cerca? Se non ha consapevolezza, se non riesce ad assumere questa responsabilità…

 

Beh però sa qual è grosso modo il criterio attraverso il quale sceglie qualcuno…

 

Intervento: sì però se avesse un’indecisione dei vari criteri…

 

Quello bello e squattrinato o quello brutto e ricco?

 

Intervento: magari una desidera anche il bravo ragazzo per ricreare la situazione avvolgente, la protezione, se nello stesso tempo ci fosse anche un altro pensiero, un’altra idea di questa cosa probabilmente non ne ha bisogno arriverebbe al pensiero che questa cosa arriverebbe a una situazione di oppressione. Insomma si rende conto che non la interessa più o che non l’interesserebbe più perché non le creerebbe le famose emozioni di cui si andava dicendo… che si fa?

 

In quel caso occorre intendere qual è la questione in gioco quando, per esempio si vuole una cosa e il suo contrario, è uno dei casi più frequenti, evidentemente entrambe le cose come dicevano una volta i filosofi, i due corni del dilemma sono, appaiono equivalenti, il famoso asino di Buridano, per cui non c’è apparentemente possibilità di scelta perché sono equivalenti, ma è effettivamente così? C’è anche l’eventualità che forse nessuno dei due sia così importante, c’è anche questa possibilità che la persona in genere non considera perché parte dalla certezza assoluta che questi due elementi siano fondamentali, così come avviene in una relazione d’amore dove ciascuno dei due suppone che l’altro sia fondamentale per lei, sia importantissimo, lo è ma per motivi differenti di quelli che immagina generalmente, lo è perché dà delle conferme, per esempio, e la fa sentire sicura di sé, è come dicevamo un investimento, un garanzia e anche in quel caso naturalmente ciascuno occorre che intenda perché quella cosa è importante al punto tale da essere in alcuni casi una questione di vita o di morte, come se da quella cosa, da quella persona dipendesse la sua stessa esistenza, potrebbe non essere affatto così e allora non c’è neanche più la scelta tra i due perché si dissolvono come neve al sole, non interessa più né una cosa né l’altra, per esempio, oppure se effettivamente sono entrambe cose importanti o interessanti avrà il modo e i mezzi per valutare qual è in quel momento quella più conveniente, potendo tranquillamente abbandonare quell’altra e la abbandona perché non è più una questione di vita o di morte ma è una scelta tra varie cose, una scelta qualunque, mentre è chiaro che se è una questione di vita o di morte diventa un grosso problema. Si tratta di potere valutare le questioni, potere valutare anche perché si cerca anche una persona, molti amori quando iniziano hanno già in modo evidentissimo tutto ciò che li condurrà alla fine entro breve termine, e in alcuni casi appare, non alla persona perché quella è travolta dalle sue questioni, ma a chi osserva da fuori, appare assolutamente evidente tranne che per la persona perché quella persona deve, dovrà comunque e fino in fondo vivere tutte le sofferenze annesse e connesse, anzi le vive proprio per questo, perché sa che andrà a finire malissimo, tutti glielo dicono ma questo non significa assolutamente niente, lo sa benissimo che andrà a finire male però in quel caso è proprio questo che va cercando infatti laddove ha la certezza che invece andrà tutto benissimo, che è l’uomo giusto, che la renderà felice, che sarà dolce, tenero, affettuoso, sincero, schietto, amabile e adorabile allora quella persona non interessa, non scatta quel qualche cosa che la interessa come appunto il bravo ragazzo di cui si diceva prima. Ma sentiamo le fanciulle a questo punto, qualche questione? Le fanciulle al fondo che erano preoccupate che negassimo la possibilità di innamorarsi, assolutamente no anzi, è una delle cose più piacevoli, perché privarsene?

 

Intervento: mi chiedevo a questo punto visto la mole di vantaggi appunto di effetti collaterali di questo… il fatto di appoggiare la propria vita nelle mani di qualcuno è abbastanza rischioso, un’operazione che può dare qualche problema… come si sceglie un partner?

 

Rischiando, non c’è altro modo…

 

Intervento: però forse c’è un’alternativa magari non per innamorarsi esattamente in questo modo ma per evitare intanto di addossare all’altra persona questa enorme responsabilità perché io rischio ma anche dall’altra parte c’è un carico di responsabilità…

 

Oppure non avere nessuna intenzione di accollarsi alcuna responsabilità, può succedere anche questo… ecco approvava il fatto che alcuni fanciulli si scollino di dosso delle responsabilità, ma perché dovrebbero assumersene? Si è mai fatta questa domanda? È vero che ogni donna si aspetta che lo faccia però non si è mai chiesta perché dovrebbe, anche questa è una domanda legittima in fondo, e infatti non lo fanno il più delle volte…

 

Intervento: questo pensiero proprio perché si ha bisogno di una stampella e il piacere del dialogare con questa persona per farsi sostenere e confortare… ciascuno possa stare in piedi con le proprie gambe…

 

Esatto, in effetti ha detto bene Daniela, ci si innamora dell’interlocutore in realtà, dell’interlocutore ideale, e l’interlocutore ideale è lo psicanalista. Nessun altro vuole intervenire?

 

Intervento: è la conclusione che manca…

 

Sì quale vorrebbe lei?

 

Intervento: quella di Daniela mi piace…

 

Trovare l’interlocutore ideale, il problema è che gli interlocutori non sono così tanti e allora occorre formarli, cioè occorre formare analisti. L’interlocutore ideale è in effetti la persona che ascolta, che non giudica, che comprende, che sa senza giudicare né bene né male e che dà continuamente l’opportunità di continuare a parlare, che istiga effettivamente a parlare, che alza sempre la posta in gioco, che non si stanca mai di ascoltare e che non smette mai di essere interessato a ciò che ascolta, mai, non è questo l’interlocutore ideale? Però non ce ne sono tantissimi e allora occorre formarli, e noi li formiamo. Gli incontri che teniamo ciascuna settimana il mercoledì presso la sede dell’associazione ha anche questa finalità, formare interlocutori, e poi potranno se vorranno un giorno anche divenire psicanalisti, se lo vorranno, non è obbligatorio, però intanto divenire interlocutori anche e soprattutto rispetto a se stessi, perché se ciascuno si innamora dell’interlocutore, se lui stesso è in condizioni di essere un ottimo interlocutore per se stesso non avrà bisogno di altri interlocutori, avrà il piacere di altri interlocutori ma non sarà una necessità, ecco perché non sarà più ricattabile, non avrà più paura di perdere qualcosa, sarà sicuro di sé, sempre e comunque.

Ringrazio ciascuno di voi e vi invito a questo punto a venire a trovarci il mercoledì sera alle ore 21 nella sede dell’Associazione in via Grassi 10 dove ci troviamo per discutere varie cose e formare interlocutori, i migliori che siano mai esistiti. Grazie a ciascuno di voi, un grazie particolare a Eleonora, e buona serata.