HOME

 

 

GRAMMATICA DELLE PASSIONI

13-10-2001

 

 

Dunque innanzi tutto il titolo "grammatica delle passioni" ora ciascuno di voi sa che cos’è la grammatica e sa anche che cos’è una passione almeno dalle elementari sa che cos’è e cioè è l’insieme degli elementi e delle regole che consentono di formare il discorso, regole di formazione e di esclusione, regole di assemblaggio e la passione è noto da sempre venendo dall’antichi Pathos, sofferenza da cui patire, originariamente sì, il significato era questo il patire una sofferenza grosso modo, da qui la passione di Cristo etc. però poi oggi questo termine passione ha assunto una connotazione leggermente differente, se una persona dice che ha una grande passione per qualcosa a nessuno viene in mente di pensare che stia soffrendo moltissimo, no? La passione per il francobollo, non è che soffre anche se questo antico etimo di patire in qualche modo ci consente di intendere che cosa sottende a tutto ciò cioè un subire, subire per esempio violentemente il fascino di qualche cosa, la passione è sempre connessa con una forte emozione e anche con un grande interesse verso una qualunque cosa. Ora le passioni generalmente le più diffuse potremmo indicarle come la passione religiosa, la passione politica, la passione per il gioco (quindi anche per la guerra) e per ultima e non ultima la passione amorosa. Vedremo se ciascuna di queste passioni ha qualcosa in comune con ciascun altra, da dove vengono a cosa servono, perché gli umani hanno passioni anziché no, domanda legittima, prendete per esempio la passione religiosa che è piuttosto diffusa, diffusissima anche recentemente, che cosa la sostiene una passione religiosa? Come ciascuno di voi sa, la fede. La fede non è altro che il credere qualche cosa assolutamente vero al di là di ogni possibile dubbio, di ogni possibile perplessità e in effetti chi è travolto da passione religiosa necessariamente crede e ha fede in ciò per cui ha passione, nel caso contrario non avrebbe nessuna passione religiosa. Naturalmente questa fede è tenuta dal luogo comune in gran conto si ritiene generalmente che una persona che è disposta all’estremo sacrificio per esempio, per difendere o per sostenere ciò in cui crede, la sua fede, compia un atto nobile e degno anziché una efferatezza o un’infamia, dunque è un’azione degna quella di portare e spingere la propria passione fino alle estreme conseguenze tant’è che anche nella religione più praticata qui da noi cioè il cristianesimo le persone che hanno dato la propria vita per la loro fede sono considerate persone degne anzi martiri si chiamano generalmente e vengono onorati etc. questo per dire che la passione se mossa, se spinta da una causa degna e nobile è anche lei degna e nobile. Ora è noto che talvolta questa passione religiosa può portare se presa molto seriamente ad azioni che taluni possono considerare discutibili ma non loro, voglio dire che chi ha una fede molto forte in qualunque cosa, adesso non ha importanza su che cosa, è disposto a qualunque cosa per onorare la sua fede, così nel caso di una passione religiosa ma anche nella passione politica, pensate agli ideali politici, quante persone per esempio si sono sacrificate in omaggio a questo? questo appena per intendere come una passione possa essere molto forte in moltissimi casi, perché è così forte? Abbiamo visto che perché ci sia una grande passione ci deve essere una grandissima fede, di che cosa è fatta la fede? Abbiamo accennato prima credere assolutamente vero una certa cosa, una grandissima fede in dio per esempio non potrebbe essere indicata in nessun modo che come una grande passione perché se ci sono dei dubbi, delle perplessità , non funzionerebbe, occorre una fede cieca, assoluta e cioè credere assolutamente che ciò che io credo vero lo sia assolutamente, questa è la condizione; allo stesso modo considerate la passione amorosa, anche in questo caso c’è una fede incrollabile? Parrebbe, nel senso che la persona verso la quale esiste tale passione amorosa viene considerata indiscutibilmente la persona più interessante, più affascinante, più sensuale, più …insomma la migliore, potrebbe esserci una passione amorosa se considerassi la persona esattamente al contrario? Persona di nessun interesse, bieca, inutile, stupida. Difficile, almeno in genere non avviene e allora dunque anche in questo caso c’è una fede assoluta in questo e cioè che le cose stiano esattamente come io credo che siano, in caso contrario è noto che la fede vacilla, l’amore barcolla e quindi la passione si dissolve, pare proprio che sia la condizione perché ci sia una passione questo credere fortissimamente. Ora sappiamo benissimo che, perché in buona parte così siamo stati addestrati, che è importante credere in qualche cosa, avere ciò che è comunemente noto come i valori e che tali cose vadano difese, tant’è che la storia occidentale ma non soltanto, pullula di personaggi chiamati eroi che hanno difeso tali cose a prezzo della loro vita, che come è noto per ciascuno è il bene supremo. Naturalmente tutto ciò può comportare dei rischi se la persona crede fortissimamente una cosa si muoverà anche di conseguenza, come dire che la sua condotta seguirà le cose in cui crede, perché se io credo fortemente una cosa faccio certe cose, se non ci credo affatto no.. Come si fa a fare in modo che una persona creda una certa cosa o più persone lo credano, cioè si infiammino, si appassionino? c’è una antica e nobile arte che insegna a fare questo, si chiama retorica e insegna appunto a infiammare gli animi, a muovere le folle, a fare credere cioè vere delle cose. Ed è interessante riflettere sul come la retorica opera una cosa del genere e cioè come sono strutturate, come funzionano quelle figure retoriche che sono fatte per ottenere questo scopo, sono figure retoriche che o sviano l’attenzione sulla questione di cui si tratta, oppure la danno per acquisita ma l’obiettivo comunque è sempre quello di fare in modo che la persona pensi il meno possibile, questa è la condizione perché possa credere. La retorica questo lo conosce da sempre perfettamente, tant’è lo dicevano già gli antichi quando si vuole persuadere qualcuno occorre dirgli poche cose e molto chiare e assolutamente evitare di fornire spiegazioni perché le spiegazioni comportano delle domande e rischiano di offrire il fianco a delle obiezioni e più se ne parla e più la cosa diventa difficile da sostenere, parlandone il meno possibile cioè facendo in modo che la persona ci pensi il meno possibile, è molto più facile persuadere, quindi questo è uno strumento indispensabile che le persone pensino il meno possibile intorno alla cosa della quale io voglio persuadere. È errato supporre che se io do buone spiegazioni la persona sarà più persuasa, no avrà maggiori dubbi, penserà di più ma comincerà a dubitare perché io stesso gli avrò fornito gli elementi per farlo, cosa che la retorica insegna a non fare, ma perché se una persona incomincia a pensare c’è l’eventualità che creda di meno e quindi sia meno travolto dalla passione? perché il pensare comporta il cominciare a domandarsi intorno per esempio a che cosa sostiene una certa cosa che io credo, mentre se non ci penso la do per buona, come si suole dire, fino ad arrivare a ciò che affermava tanto tempo fa un tale Tertulliano "credo quia absurdum" credo perché assurdo anzi più è assurdo e più lo credo, cioè non è sostenibile, non ha nessuna motivazione e allora perché lo credo? A che scopo? Perché così sto meglio e se sì, perché? Sono domande legittime, in effetti se suppongo che ci sia qualcosa o qualcuno di assolutamente vero ritengo anche che questo sia costrittivo cioè non possa non seguire a questa certa cosa perché se è vera è così e non può essere altrimenti, questo che cosa comporta immediatamente? Intanto che sono sollevato dall’eventualità di pensarci e sono anche sollevato soprattutto dalla responsabilità, se io seguo una certa cosa perché questa è necessariamente vera lo faccio perché non posso fare altrimenti, se invece so che non è necessariamente vera allora è una mia decisione e questo può comportare qua e là qualche problema, ora tornando a ciò che vi dicevo all’inizio se riflettete bene la passione offre con estrema facilità questa soluzione, l’idea cioè di essere mossi da qualche cosa che si ignora ma più forte della propria volontà. Inventare una cosa del genere è stato un colpo di genio in effetti, perché consente di fare qualunque cosa e il suo contrario con estrema facilità, non sono io che lo voglio per esempio, dio lo vuole, ….e se lo vuole lui che è la verità assoluta è ovvio che oppormici sarebbe quanto meno blasfemo e pertanto non lo posso fare. Questo è un immediato tornaconto non faccio per me ma faccio per lui, per lei per altri in generale, cosa che per gli umani è fondamentale quante volte vi sarà capitato di ascoltare qualcuno che lamentava che la sua vita non aveva nessuno scopo perché non c’era nessuno di cui occuparsi, nessuno per cui fare, sicuramente almeno una volta nella vita vi è capitato di ascoltare una cosa del genere, e se ci avete riflettuto vi sarete immediatamente resi conto che è una cosa notevolmente importante nel luogo comune per gli umani avere qualcosa di importante da fare e quindi sentirsi importanti per qualcuno o per qualcosa. Appare fondamentale è un modo di pensare che come ciascuno di voi sa viene utilizzato continuamente sia dalla pubblicità, sia dalla politica ed è essenziale che le persone si sentano importanti se fanno una certa cosa, perché se si sentono importanti facendo quella certa cosa allora la faranno e anche molto volentieri. Cosa che per uno stato è fondamentale. Ecco allora che la passione diventa una sorta di … sì, potremmo dire che diventa parte integrante della vita di molte persone intanto perché produce fortissime emozioni e gli umani cercano forti emozioni da sempre per lo stesso motivo sentirsi importanti per qualcuno o per qualcosa. Per esempio sfidare la morte, ci si preoccupa dei giovani il cui passatempo migliore è quello di sfidare la morte, dice i giovani di oggi…ma è sempre stato così da quando c’è traccia d egli umani, i giovani hanno bisogno di provare forti emozioni, i vecchietti un po’ meno ma questo è un altro discorso, per sentirsi importanti per qualcuno, quindi sfidano la morte in vari modi, dalle corse in macchina oppure andare ad uccidere un drago o fare qualunque cosa come drogarsi, non è tanto per la sensazione che dà è per fare qualcosa che gli altri considerano pericoloso, come fare la roulette russa…mai fato la roulette russa? No. Continui così. È uno "sport" chiamiamolo così fra virgolette che produce emozioni indubbiamente e perché lo si fa? È un gioco in cui la posta in gioco è la più alta cioè la propria vita, per questo produce forti emozioni, se come posta in gioco metto una patata non è la stessa cosa né questo mi fa sentire importante ma se metto a repentaglio la mia vita sì, perché è ritenuta da tutti un bene supremo e allora ecco, adesso possiamo rispondere alla domanda del nostro amico che aveva chiesto se le passioni sono un bene o un male. Al di là di un dettaglio che occorrerebbe forse definire e cioè che cosa si intenda con bene o con male, cosa che potrebbe essere utile rispondere a una cosa del genere, ma al di là di questo è ovvio che per gli umani sono considerate un bene se no non le perseguirebbero con tanta "passione" è il caso di dire e perché è un bene? Per il motivo che ho appena detto produce forti emozioni e una forte emozione è qualcosa che fa sentire importanti, si immagina di vivere, di fare qualcosa che altri magari non osano, preferiscono non fare o desiderano fare ma non possono o non vogliono, sia come sia, fornisce quel sentire così comunemente detto che come affermano i più dà un senso alla propria esistenza, perché pare che per gli umani la propria esistenza debba essere provvista di senso, perché se no, se ne hanno a male, quale senso? Uno qualunque non ha nessuna importanza, basta che ci sia e cioè una direzione qualcosa che dica bisogna andare di là, come dire il vero è di là. Cosa producono le passioni? oltre a quanto abbiamo già detto cioè le forti emozioni, producono per definizione una fede molto forte, ora sarebbe il caso di cominciare a mettere in discussione una questione del genere ad esempio la fede, vi pongo una questione è necessario per avere la fede evitare di pensare sulla questione, sull’oggetto di fede? Oppure no? È una questione sulla quale possiamo anche riflettere provate a considerare questa eventualità il pensare intorno all’oggetto della propria fede è ovviamente cominciare a chiedersi da dove viene questo oggetto di fede, cosa lo supporta per esempio e c’è l’eventualità che possa trovare qualche difficoltà a reperire una cosa del genere, come in definitiva avviene nella fede in dio, ora a questo punto cesso di pormi domande e cioè di pensare oppure se proseguo mi accorgo che c’è qualcosa che non funziona, cosa che potrebbe fare vacillare la fede e allora parrebbe che per poter credere così fortemente in una qualunque cosa sia necessario non pensare rispetto a quella certa cosa, per non rischiare di distruggerla e se distruggo quella certa cosa che io ritengo assolutamente vera e credendo la quale mi sento importante e allora se la distruggo cesso di essere importante e questo pare che secchi moltissimo gli umani, per lo più, dunque a questo punto non si tratta di sostenere né l’interesse né la legittimità o la bontà delle passioni così come non si tratta di sostenerne il contrario, ciascuno è libero di fare ciò che ritiene più opportuno ma semplicemente di considerare che credere necessariamente vero qualcosa (non importa che cosa) ha degli effetti collaterali che potrebbero essere tra virgolette "indesiderati" . Ve ne elenco due o tre: guerre, massacri, nevrosi, angoscia, paura. Per dire i primi che mi vengono in mente e tutto ciò segue necessariamente e sottolineo necessariamente il credere che qualcosa sia necessariamente vero senza un piccolissimo dettaglio cioè poterlo provare, perché a questo punto per continuare a crederlo vero devo cessare di pensare con tutto ciò che ne segue e cioè una facilità estrema ad assumere ad accogliere una quantità sterminata di cose, corollari come altrettanto vere, come si fa a credere vera una cosa? Si parte da premesse che si ritengono vere e per deduzione si giunge a una conclusione che si suppone essere altrettanto vera, generalmente si fa così, e se questi elementi, questi assiomi, questi principi da cui sono partito non fossero affatto veri? C’è questa eventualità che talvolta meriterebbe essere presa in considerazione, perché se questi principi da cui muovo non sono veri allora ciò a cui concludo è assolutamente gratuito. Perché ciascuno di voi sa che è assolutamente differente fare una cosa perché si ritiene che è necessariamente così oppure fare la stessa cosa perché piace che sia così, perché cambia la cosa, proprio è diversa…supponete adesso che una persona qualunque abbia gli strumenti per considerare che le cose in cui crede muovano da altri elementi, elementi abbiamo visto che non sono affatto certi e quindi non la costringono affatto a credere che sia così, facciamo questa ipotesi, mi si conceda… allora a questo punto che succede? Succede una cosa formidabile e cioè che magari fa la stessa cosa ma non perché è costretto dal fatto che è necessariamente vera dal il fatto che le cose stanno così ma lo fa perché gli piace è diverso, come si diceva cioè se ne assume totalmente la responsabilità, nel primo caso no. E cioè per fare un esempio preso dalla cronaca attuale non taglio la gola a qualcuno perché dio lo vuole ma perché mi piace, ché è diverso, la seconda ipotesi non ha nessun valore costrittivo, assolutamente nessuno, sono libero di farlo oppure no, nel primo caso non sono affatto libero sono costretto a farlo…è molto differente fare una cosa per piacere e quindi sapere che è assolutamente arbitrario, gratuito oppure farla perché si suppone sia assolutamente necessario farla perché si suppone di esserne costretti a farla, ora questo accade non soltanto ma per lo più lungo un itinerario analitico, ci si accorge che tutto ciò che si pensa, si fa, si decide non si è affatto costretti a farlo a pensarlo a deciderlo da qualche cosa di sconosciuto, misterioso, più forte come si usa dire spesso ma è una mia decisione, e questo il discorso occidentale lo fugge è molto più semplice pensare che una persona per esempio che si comporta in modo bizzarro sia malata, anziché pensare che sia esattamente quello che vuole fare, faccio un esempio banalissimo io immagino che quella persona mi ami, si comporta però in un modo che va contro a ciò che io penso allora sono di fronte a un dilemma o considero che non mi ama affatto e quindi che mi ha ingannato per esempio negli ultimi centoventicinque anni che pertanto avrei buttato via oppure è malato, quale delle due? La seconda è ovvio è malato si dà un’aspirina o qualche altro aggeggio, come dire lui non è che voglia fare questo lo fa perché è malato perché non si sente tanto bene ma appena tornerà a stare bene ecco che …no? Sarebbe dura a considerare che invece fa quelle cose che sta facendo esattamente perché è quello che vuole fare e non altro, ecco invece un itinerario analitico giunge esattamente a questo, non è che faccio delle cose perché spinto da questo o da quell’altro, lo faccio perché è esattamente quello che intendo fare né più né meno e cioè mi assumo totalmente la responsabilità. Non sono travolto dalle passioni, ecco che torniamo alle passioni, anche in ambito giuridico certe volte si sente dire che è stato preso da un raptus cioè è stato catturato, è stato fatto prigioniero letteralmente da un’emozione, da un pensiero come dire non è responsabile e invece sì, totalmente responsabile anche della passione, con questo non sto dicendo, l’ho detto prima, di essere né contrario né a favore delle passioni cosa che mi è assolutamente indifferente, dicevo ciascuno fa ciò che ritiene più opportuno però ritengo che sia preferibile essere in condizioni di pensare anziché no, questo per un motivo estetico se volete e pertanto anche in questo caso assumersi la responsabilità della passione. Questo potrebbe abbassarne la grandezza o toglierne valore? Può darsi, può darsi però ciò che ne avrete in cambio sarà molto di più e cioè la consapevolezza assoluta di ciò che state facendo e la decisione di continuare a farlo oppure no, va da sé che di fronte a una persona che si muove in questo modo sarà straordinariamente difficile persuaderla di qualunque cosa cioè farle credere delle cose in definitiva, questo rende tale persona un pessimo cittadino indubbiamente perché difficilmente manipolabile, perché sempre responsabile e quindi consapevole, ciascuno stato tende finché riesce, fin che può a considerare i cittadini degli incapaci e cioè persone che abbiano bisogno di essere assistite, guidate e accudite, da chi? Dallo stato ovviamente. Per questo è preferibile, come dicevo fin dall’inizio che il pensiero non si spinga oltre a un certo punto ed è anche per questo motivo che vengono anche invogliate e anche fomentate le passioni, perché sono occasioni in cui è più facile che la persona sia travolta senza accorgersi di nulla e quindi molto più facilmente gestibile. Perché è più facile gestire un bambino che un adulto? Per questo motivo, perché ha meno elementi, meno strumenti e quindi è più facile che creda. Se intanto qualcuno vuole aggiungere qualcosa a ciò che io vado dicendo può farlo…

Intervento: se uno vuole fare lo psichiatra perché da bambino ha sofferto molto perché ha avuto un padre un po’ squilibrato (allora vuole fare lo psichiatra?) quindi diventa poi nella crescita un motivo, una passione (sì, sì, sì) ad un certo punto vuole diventare psichiatra per una sorta di amore per il padre che lui deve curare e in qualche modo pensa che curando il prossimo cura suo padre, quindi è una passione (perché no? Può strutturarsi anche come tale ma allora qual è la domanda?) la mia è una riflessione e cioè chissà da quanti anni questa cosa ci cattura difficile a cinquant’anni cambiare mestiere…. (sì, sì quali sono le motivazioni perché una persona fa una cosa anziché un’altra, in buona parte sono reperibili altre volte un po’ più complicato però poi in effetti delle motivazioni a ciò che si fa se uno vuole può trovarne un numero sterminato così come le così dette interpretazioni, lei può interpretare una qualunque cosa in un numero sterminato di modi e tutti altrettanto legittimi. Ecco questa è una questione importante, interessante potere in effetti sapere provare che una certa cosa è vera oppure che è falsa. Sapere interpretare una qualunque cosa in un numero sterminato di modi, infiniti) però sempre con la piena consapevolezza (sì, sì totalmente responsabile sì) responsabilità (sì cioè non attribuisco ad altri o ad altro…) non qualcosa che è in atto nella nostra infanzia ma ragionato e cioè con un livello di coscienza diverso da quello del dentista che da piccolo ha avuto male ai denti da piccolo,

Beh, adesso non sappiamo, può succedere, può succedere questa cosa come infinite altre. Conosco molti psichiatri, e ciascuno di questi ha avuto un padre amorevole, mite e una madre premurosa e dolce, ciononostante fanno gli psichiatri. Ecco tornando a ciò che dicevo prima, se per esempio io potessi interpretare un qualunque gesto, parola, azione in un numero sterminato di modi cosa farei a quel punto? Accoglierei una di queste interpretazioni oppure no? Oppure cesserei di compiere questa operazione? C’è l’eventualità che cessi di compiere questa operazione. Così come se io stabilisco per esempio che una certa cosa procede necessariamente dal fatto che come diceva il nostro amico da piccolo "siccome da piccolo sono stato picchiato, bistrattato, ingiuriato e offeso in tutte le maniere adesso estraggo una bomba a mano e la faccio esplodere" si tende talvolta a ragionare in questi termini come se questa fosse chiamiamola una "giustificazione" non è molto diverso dal dire faccio questo perché dio lo vuole, entrambe le cose sono allo stesso modo provabili e cioè non sono provabili. I genitori sgangherati producono figli sgangherati? No. I genitori saggi producono figli saggi? No. Andare a cercare le cause e le origini può essere un esercizio utile ma non vi porta a niente, vi porta a qualunque cosa e al suo contrario, se siete sufficientemente abili da inseguire questi pensieri, potete trovare ottime spiegazioni, in un modo o nell’altro però vi accorgete a questo punto che l’operazione che state facendo non vi porta molto lontani, vi porta soltanto a credere anziché una cosa un’altra, è una conversione. Non sono così… perché una volta si pensava che dio ha voluto che fosse così per esempio, adesso magari non si pensa che più così perché il papà e la mamma erano fatti in quel modo, non mi sembra molto differente, sono due pensieri altrettanto arbitrari altrettanto gratuiti…. Sì, qualcun altro vuole intanto? Sì Giorgio Codarini, si bene

 

Intervento: lei afferma che le cose procedono verso il piacere se non c’è godere, no? O per godere o per piacere (in alcuni casi si oppongono: è un mio piacere, per esempio servire la patria, lo faccio per dovere ma è una cosa che voglio fare) io ritengo che non siano così separati perché come spiegano spesso i lapsus è chiaro che il ….(NON SI SENTE MOLTO) io ritengo che il principio di piacere in qualche modo, come diceva Freud è molto…poi c’è qualcosa che va al di là bisogna tenere conto dell’impiacere sconfina, deborda…è sulla questione di questi ultimi tempi sulla quale sto riflettendo il patire qualcosa cioè essere in qualche modo soggetto a…..qui c’è la spinta della fede, riguardo alla fede e alla credenza io distinguerei l’etimologia…( tenga conto che io ho utilizzati questi termini proprio in accezione del luogo comune, quella più banale quella che trovate sul dizionario ) fanno confusione la fides….però la questione dei Kamikaze sono portati da una fede perché se prescinde dalla visione può essere intesa come direzione (però che la fede prescinda dalla visione questa è una affermazione che forse occorrerebbe sostenere con argomentazioni molto robuste per non rischiare di dire…) la fede e la credenza Paolo dice (però il fatto che lo sostenga Paolo questo non significa che questo sia necessariamente vero) sarebbe come dire che la fede certa veda, sia certa di quello che c’è al di là una volta che l’aereo esplode , lui sa che lì c’è il paradiso (questa è la premessa) e le 200 vergini (non erano 70?) c’è un passo nel Corano in cui c’è un massimo di 200 vergini (è sicuro che fossero 200?) sì, ma questo è un dettaglio ovviamente marginale ma CAMBIO CASSETTA …..fede o credenza ….dubbio nel pilota c’era un dubbio che scrive mentre andava giù (scrive così il pilota mentre andava giù? Mi è sfuggito) sì dice che il dubbio esiste fino alla fine ma è naturale che sia così è umano che ci sia il dubbio, poi quando il dubbio scompare c’è qualcosa di normale nella fede, la credenza comporta che le cose siano così……credo che domani sia una bella giornata, questa è la credenza oppure credo che esista l’Australia mentre sono qui (sì è diverso se viene utilizzato come interiezione oppure come affermazione della verità certo, è chiaro che "credo" che domani faccia una bella giornata è diverso dal "credo in dio onnipotente padrone del cielo e della terra ecc…" è diverso, ha un’accezione differente) io credo che questo non sia una questione del discorso occidentale ma ci sia una struttura una struttura del due che è chiaro che quando c’è il passaggio all’atto allora…..ci vuole una psicotizzazione perché il due venga tolto e ci sia una direzione come dire perché il fantasma passi all’atto..il fantasma materno

Sì non è certo provabile che sia una assoluta consapevolezza così come non è provabile il contrario, quando parlavo di responsabilità intendevo dire semplicemente questo di non pensare che ci sia qualche cosa di necessariamente vero tale che mi costringa a fare una certa cosa, sì ma Paola secondo lei questo tizio che adesso evocava Giorgio che si è buttato giù con l’aeroplano, che si è ucciso ha compiuto un gesto che per qualche verso può essere messo a fianco a quello che compie Giulietta Capuleti con il coltello di Romeo Montecchi? Oppure no?

Intervento: in un certo senso sì in quanto è religione, è una fede comunque. Una sorta di credo in una possibilità migliore incrollabile

 Già è curioso, come l’estremo sacrificio sia quasi la conclusione più nobile di una forte passione

Intervento: nella vita quotidiana io non ho mai pensato a passioni ma come a dei "credi" che ti cadono addosso e che noi prendiamo come verità

Quando diventa un po’ più forte il luogo comune lo chiama passione

Intervento: ecco! I valori che appartengono al nostro modo di sentire, un certo tipo di famiglia ….da cui è difficilissimo togliersi perché ci impone dei comportamenti che sono appunto lo stesso risultato di una passione, ci inducono dei comportamenti che non sono nostri ma sono scelte che uno fa perché non può non farlo perché pensa di credere quella determinata cosa, quando ti accorgi di questi luoghi comuni che costringono in un credo una persona non è più vittima, prigioniero, fa delle scelte che propriamente non lo costringano …

Intervento: e questa interpretazione della passione e di conseguenza della vita quale peso ha e quale presenza ha nella ragione, cioè quella che noi riteniamo essere la capacità dell’uomo di analizzare dei dati di fatto e poi fare delle "scelte oculate" in qualche modo…

Sì certo, la ragione da quando esiste questo termine è stato indicata come un procedimento che muove da alcune premesse e attraverso dei passaggi corretti, il modo di trarre questi passaggi è stato più o meno stabilito da Aristotele, si giunge alla conclusione…un sillogismo potremmo anche dire se A allora B, per farla breve, però il problema che si è sempre posto è questo: perché la conclusione sia corretta, che sia vera più che corretta è necessario che muova da premesse vere, ché se no sarà difficile muovendo da premesse false giungere a conclusioni vere, può essere corretta ma falsa, corretta nel senso che ha seguito tutti i passaggi dovuti però se le premesse sono false non si potrà mai concludere a qualcosa di vero e quindi occorreva trovare una premessa che fosse assolutamente vera. Questo è ciò che impone la ragione ed è su questo punto che si sono rilevati talora dei problemi perché per potere stabilire che una premessa è assolutamente vera occorre anche poterlo provare, proprio per lo stesso motivo e questo può risultare difficile, straordinariamente difficile. Per dei motivi molto semplici, intanto quale criterio utilizzerò per poter stabilire se è vero e questo criterio è vero oppure no? Che cosa mi consentirà di certificare che la premessa da cui muove il tutto è necessariamente vera? Da qui la necessità di istituire un ente, una entità che potesse più o meno rispondere per definizione a una cosa del genere cioè dio, il quale è la via, la verità, la vita e quindi essendo la verità tutto ciò che muove da lui sarà necessariamente vero, però è una escamotage e nient’altro. Di fatto in questi ultimi tre mila anni questa operazione è sempre stata vana e cosa comporta questo? Comporta ciò che dicevo ad un certo punto vale a dire che qualunque cosa lei si trovi ad affermare anche la verità che ritiene più certa, di fatto non lo è, è sempre assolutamente arbitraria, gratuita per cui non è costretta logicamente ad accogliere tale verità, qualunque cosa essa sia. Lei può se lo vuole confutare qualunque cosa, dalla pubblicità al formaggino alla legge di gravità, cioè costruire delle proposizioni che rendano false queste affermazioni. Ultimamente si è considerato in modo un po’ bizzarro e talvolta in modo anche un po’ paradossale che siccome tale verità non si può trovare allora è possibile soltanto un aggiustamento cioè un andare verso la verità, alla Popper per esempio, ma se questa verità non la raggiungerò mai come faccio a sapere che sto andando in quella direzione? nulla me lo dice potrei anche andare nella direzione opposta altrettanto tranquillamente. Da qui tutta una serie di problemi che il discorso occidentale ha incontrato, perché vede la verità come tradizionalmente è pensata deve rispondere a un requisito se no…e cioè di essere necessariamente vera cioè qualcosa che è necessario che sia e che non possa non essere. E qual è una cosa che è assolutamente necessario che sia? Qualcosa che se negata comporta per esempio un paradosso, comporta una contraddizione, comporta l’impossibilità di andare avanti, solo questo è necessario che sia. Le faccio un esempio io adesso le formulo una proposizione che è questa: qualsiasi cosa questa è necessariamente un atto linguistico. Adesso consideri questa proposizione molto semplice, ora lei provi a negarla o a confutarla, con che cosa farà questo? Con che cosa cercherà di negarla o di confutarla? Se non con ciò stesso che dovrebbe confutare, negare, e questo la logica non glielo consente. Qual è in definitiva la condizione per poter compiere qualunque considerazione e anche la sua contraria intorno a qualunque cosa? Come abbiamo detto varie occasioni è quella struttura che è nota come linguaggio, senza la quale lei non potrebbe pensare niente, non potrebbe compiere nessuna considerazione, nessuna riflessione, non potrebbe giungere a nessuna riflessione, non potrebbe pertanto né affermare né negare nulla. Ora questo è necessario che ci sia il linguaggio? Si o no? Se no come potrei pormi anche soltanto questa stessa domanda? In nessun modo. E cioè per fare qualunque considerazione e la sua contraria è necessari che ci sia questa struttura e questo non lo posso negare salvo utilizzare per farlo ciò stesso che intendo negare. Ora abbiamo detto che la verità da quando esistono gli umani è considerata, quella che cercano da sempre, come qualcosa che sia necessariamente e che non possa non essere. Bene ciò che vi ho appena esposto risponde esattamente a questo requisito: ciò che gli umani hanno cercato da tre mila anni è esattamente questo. Ha visto Paola che bravo? Perché non è negabile salvo autocontraddirsi e il linguaggio è fatto in modo tale che vieta di compiere questa operazione, la logica, la retorica no, non lo può fare. Non lo può fare perché se lo fa il discorso non significa più niente e bell’è fatto, come dire questa cosa è vera ma è vero anche il contrario. Ora la retorica vive di queste cose ma la logica no, non può affermare una stessa cosa e il suo contrario, il discorso si arresta non ha nessuna direzione. Se per esempio dicessi non è vero che è così, non è vero che sia festa, potrei anche affermare che è vero che sia festa simultaneamente? Sì lo posso fare certamente nessuno me lo vieta però il discorso si blocca, c’è un arresto, come dire che la struttura del linguaggio lo impedisce, lo impedisce e quindi non va da nessuna parte. Supponiamo che lei adesso mi dica no, quello che afferma è falso, bene ciò che lei sta affermando che ciò che sto dicendo è falso, è anche vero? Simultaneamente? In questo caso cosa mi starebbe dicendo? Niente, assolutamente niente. È una curiosa struttura, Aristotele l’aveva inteso, era saggio Aristotele, lei si ostina a non leggerlo (a Paola) ma era saggio…

Intervento: quello che mi lascia qualche dubbio interiore, io penso che la passione sia spiegabile attraverso la fede e il piacere, tutto ciò ridotto all’osso, ecco lì dentro la ragione non può essere un terzo elemento, scompare o diventa semplicemente uno strumento per giustificare e la fede e il piacere….

Se interviene a giustificare non è un granché però come dire io posso fare una certa cosa se la ritengo opportuna, posso avere per esempio la passione per la cioccolata ma me ne assumo la totale responsabilità, so che non significa niente questa cosa mi piace e bell’è fatto, può apparire un po’ semplice ma qualunque altro tentativo di addurre delle motivazioni è assolutamente confutabile e quindi vale quanto qualunque altra cosa. Certo la ragione generalmente è opposta al sentimento, potrebbe essere non proprio così nel senso che anche nel sentimento, nella passione c’è un raziocinio, c’è un rigore che è formidabile, però si ferma ad un certo punto non può andare oltre se lo facesse ecco che allora qualche cosa potrebbe essere messo in dubbio che le cose stiano proprio così come penso che stiano, se invece mi fermo prima allora no, posso andare avanti tranquillo.

 Intervento: la razionalità mi fa dire decido di lasciarmi andare alle passioni, forse è questo

 Certo, può farlo, ha detto benissimo in alcuni casi uno soffre perché gli piace farlo, e si lascia andare alla sofferenza …quante volte…faccio un esempio banalissimo quante volte vi sarà capitato di ascoltare persone che sono andate a vedere un film di quelli strappalacrime faccio un esempio, IL paziente inglese, l’ha visto? Ha pianto? Fatto sta che molte persone vanno a vedere il film proprio perché li fa piangere e quindi soffrono, quindi cercano la sofferenza, ora certo in altri casi è meno facile accorgersi che questa sofferenza la si è cercata, la si è voluta, la si coccola …la si prende come una maledizione capitata fra capo e collo e della quale si dice ci si vorrebbe sbarazzare. Occorrerebbe verificare se è proprio così, visto che nessuno la costringe a soffrire e quindi effettivamente sì, può dire esattamente come ha detto: mi piace così, mi piace soffrire e soffro e va bene

Intervento: quando intendevo dire delle passioni non intendevo sofferenza

Sì, io ho portato subito la cosa alle estreme conseguenze, facevo l’esempio di questo film, del film strappa lacrime, molte persone vanno a vederlo proprio per questo motivo perché farà soffrire e quindi viene il sospetto che vogliano fare esattamente questo

Intervento: ma parlando della passione non intendevo parlare

No, no certo questo l’ho fatto io, è una cosa mia, personale certo la passione può essere per qualcosa di molto piacevole…

Intervento: nella passione, cioè in questo lasciarsi andare c’è sempre qualcosa di vigile che controlla

 Sì, sì nel senso che se vuole soffrire lo fa se no, no.

 Intervento: nel senso di non farsi proprio travolgere

 Questo si verifica quando lei ha modo di considerare che le cose non sono esattamente come pensa che siano, non sono necessariamente così, questo le lascia per usare un termine un po’ così, un certo margine, come dire sì posso credere oppure no, come voglio, nessuno mi costringe. Sì la questione che la stessa cosa può anche farla con la realtà che la circonda, questo diventa più complicato ma è altrettanto inesorabile per qualunque cosa, per la sua stessa esistenza se lei lo volesse fare.

Intervento: la questione del film è interessante….

Intervento: Pietro Micca… ciò che lo ha fatto muovere potremmo dire che è una passione, una scelta ragionata dettata da una passione

E sì, è considerato un eroe però per quei ragazzi francesi che sono saltati per aria insieme con lui non è stata una bella idea. Un gesto eroico così detto può essere mosso da qualcosa del genere per esempio dalla verità. Certo quando uno è assolutamente certo del bene suo e altrui generalmente fa danni a sé e al prossimo….

Intervento: Gandi

 Lei crede che per gli inglesi non sia stato un danno?

Intervento: E già! Allora si può dire che l’uomo sia buono, come può essere buono l’uomo se vuole sempre sfruttare un altro uomo?

Perché no? È facile risolvere il problema basta che forniamo una definizione di buono in cui rientrano dentro certe cose e allora possiamo affermare che è buono; se invece diamo un’altra definizione allora rimane fuori ed è cattivo, come avviene generalmente si fa così.

Intervento: la verità non può portare che a delle aporie a una coincidenza di opposti perché altrimenti trova un sistema che dice che non è non è necessaria e allora? È qualcosa che si svela e si rivela e non è toglibile, è assoluto?

 È ciò che non può essere negato.

Intervento: è ciò che non può essere negato?

Sì questo lo chiamiamo verità, lo potremmo chiamare Pippo ma siccome esiste già questo termine utilizziamo questo. Sì?

Intervento: sì ho capito questa è un tipo di definizione

È una necessità logica potremmo metterla così

Intervento:….

Diciamo che non possiamo affermare il contrario salvo autocontraddirci, questa è la cosa migliore che possiamo dire. Va bene allora le cose che io ho dette sono molto semplici, le cose più importanti e più precise verranno dette giovedì 25 ottobre 2001 alle ore 21 da Beatrice Dall’ara che infatti esporrà un testo intorno a linguaggio e psicanalisi e cioè esattamente intorno alla questione centrale intorno a cui ha ruotato il mio intervento di questa sera. Quindi l’appuntamento è qui giovedì 25 ottobre 2001 alle ore 21 per il momento ringrazio ciascuno di voi e auguro a ciascuno di voi una buona serata.