LA PSICANALISI, IL CASO CLINICO, LA SCIENZA DELLA PAROLA
Un caso clinico di paranoia femminile
Quest’anno abbiamo deciso, insieme con gli amici, di proseguire in questo modo, e cioè fare una serie di racconti di casi clinici tratti dalla mia esperienza, o anche casi clinici trattati da altri, Freud in particolare, ma non necessariamente. Dunque, il caso da cui iniziamo riguarda una signora di mezza età, separata, con dei figli intorno ai vent’anni, questa persona venne da me circa dodici anni fa per iniziare una analisi. Il motivo per cui si rivolse a me era questo: temeva di non essere in grado di educare correttamente i suoi figli, cioè temeva che i suoi figli non riuscissero a recepire la sua educazione. Nel colloquio preliminare si tratta di trarre delle informazioni dalla persona; il colloquio preliminare è il colloquio che avviene prima di iniziare l’analisi, dove una persona espone i motivi per cui si rivolge all’analista e esponendo questi motivi moltissime volte dice qual è la questione, ciò di cui si tratterà nel proseguo dell’analisi, se si decide di iniziare un’analisi, per cui è molto importante ciò che si racconta in un colloquio preliminare. In questo caso nel colloquio preliminare emersero subito alcune questioni, e cioè la necessità di imporre la propria volontà. L’argomentazione era semplice, come dire io so qual è il bene dell’altro, in questo caso particolare il bene dei figli, "ciò di cui non sono sicura è" diceva, "che questi figli non recepiscano l’educazione che io intendo impartire loro per il loro bene". Ciò che appariva di primo acchito era l’assoluta certezza enunciata dalla persona in questione, che ciò che voleva impartire ai figli fosse assolutamente giusto, corretto e ineccepibile. Questo che vi sto tratteggiando è un aspetto peculiare del discorso di cui ci occupiamo questa sera, cioè del discorso paranoico. Nel discorso paranoico l’attività principale è quella di cercare di insegnare al prossimo come stanno le cose, è una sorta di missione dalla quale non recede. Come dire che conosce perfettamente la verità, sa perfettamente come stanno le cose, l'unico problema è fare in modo che gli altri lo capiscano, questo è l'unico problema, l'unico intoppo. È un discorso che si fonda sulla certezza, raramente nel discorso paranoico accade che una certezza possa essere messa in discussione, che cioè possa la persona essere sfiorata dal dubbio o almeno dal pensiero che ci sia l’eventualità che ciò che crede non sia assolutamente e necessariamente vero. La questione dell’educazione nel discorso paranoico (ma non soltanto) è di grande importanza, nel caso di questa persona era fondamentale, come dicevo era il motivo per cui si rivolse a me. Educare è sempre una questione complessa e difficile, già Freud aveva considerata la difficoltà insita nell’educare qualcuno a qualcosa e aveva intravisto che perché sia possibile l’educazione è fondamentale che ci sia del senso di colpa, se chi si deve educare è sprovvisto del senso di colpa l’educazione non riuscirà, ma gli umani sono provvisti abbondantemente del senso di colpa per cui sono educabili. L’educazione è una sorta di ricatto, adesso userò una parola che ad alcuni apparirà un po’ forte, però funziona come una struttura che è straordinariamente simile: "se farai bene allora sarai premiato, se farai male sarai punito" e pare che non ci sia altro modo per educare, può esserci il ricatto e in alcuni casi anche il terrore ma, sia come sia, in ogni caso c’è comunque la necessità di imporre una ricompensa e una punizione, solo così avviene l’educazione o l’addestramento, a seconda di cosa si tratta. Il modo in cui un bambino cresce è determinato in buona parte anche dal come si è configurato tale ricatto, ciascuno di voi sa per la propria esperienza come accade che spesso i genitori costringano i figli a fare alcune cose sotto la minaccia o addirittura la pena di togliere loro l’affetto "se fai così allora la mamma non ti vuole più bene" oppure addirittura " se fai così allora la mamma muore", poi non muore ma il bambino non ha questa certezza, per cui funziona e funziona anche molto bene dal momento che sono almeno alcune migliaia di anni che questo sistema è posto in essere e ha prodotto degli effetti. Ma vi dico questo perché la questione dell’educazione nel discorso paranoico assume una particolarità. Provate a pensare a un bambino il quale si trovi di fronte a un genitore il quale espone una verità con assoluta certezza alla quale si deve attenere assolutamente, qualunque cosa faccia che sia differente è sbagliata perché se ciò che io affermo è necessariamente vero qualunque cosa che si discosti è necessariamente falso, ovviamente, per cui tutto ciò che non sarà ciò che la madre gli indica sarà un errore. Non è casuale (non è una legge ovviamente però accade spesso) che i figli di un genitore paranoico si trovino in una struttura che o è quella ossessiva, nel caso in cui abbiano accolto in modo assoluto il fatto che l’altro comunque dice la verità e quindi lui può soltanto ascoltare l’altro ma non può affermare lui la verità; il discorso ossessivo accoglierà il fatto che l’altro comunque dice la verità quindi sarà una persona sottomessa che difficilmente si espone, che generalmente teme di esporre le proprie ragioni. Oppure un’altra struttura, che è quella schizofrenica, dove non terrà conto ad un certo punto di questi insegnamenti ma farà a modo suo, come dire che da questo insegnamento si dissocia e prosegue per un’altra strada, perché il discorso paranoico non lascia alternativa, la verità è questa e non ce ne sono altre, per cui in questo caso di cui vi sto parlando, i figli si sono trovati esattamente in questa situazione, dei tre due ossessivi e uno schizofrenico. Quando parlo di schizofrenia non dovete pensare a ciò che spesso viene descritto, come qualcosa da ospedale psichiatrico, è una struttura di discorso caratterizzata dal non avere particolari punti di riferimento né averne la loro necessità, è il discorso che abita per così dire il vuoto, è un discorso che non è facilmente conoscibile, abbastanza sfuggente, ma non per particolare puntiglio ma perché abituato a non avere una eccessiva fiducia delle opinioni altrui. Sia come sia, questa sorta di educazione aveva dunque prodotto questo risultato che, come dicevo, è abbastanza tipico. Si trattava a questo punto di fare in modo che questa signora incominciasse a mettere in conto l’eventualità che le cose in cui credeva con assoluta certezza potessero essere non esattamente come lei pensava che fossero. La figura del discorso paranoico potete accostarla a quella di un dio, per esempio quello dei cristiani cosa dice? Dice "io sono la via, la verità, la vita" affermazione che non è poco se ci riflettete bene, e ovviamente se io sono la verità qualunque altra cosa che sia fuori di me è un errore, è il falso, e nel discorso paranoico c’è questa posizione simile a un dio: in effetti la sua missione, è quella di educare… molto spesso la missione è quella di rifondare il mondo intero, perché? Il ragionamento del discorso paranoico è molto semplice, se io conosco la verità allora tutto ciò che mi ha preceduto, essendo differente da quello che io penso, come sempre accade, chiaramente è falso e la gente non se ne è mai accorta, bisogna che glielo dica, da qui poi quando la paranoia giunge a certe forme di psicotizzazione molto forti, trovate appunto quelli che si credono Gesù Cristo. Gesù Cristo potrebbe essere stato anche uno di questi, lui o chiunque altro si sia posto nella stessa condizione. Voi avvertite immediatamente la difficoltà di un itinerario analitico. Un itinerario comporta essenzialmente da parte dell’analista il porre le condizioni perché la persona si accorga di quello che sta dicendo, nel caso specifico di un delirio. Intendo con delirio, molto semplicemente, qualunque discorso che pensi di sé di essere la verità assoluta, chiaramente senza poterlo provare. Questione bizzarra questa, molte persone sostengono di formulare la verità ma non sono in condizioni di provarlo. Una bizzarra questione di cui abbiamo trattato a lungo l’anno scorso parlando del linguaggio. Dicevo di questa posizione che è assolutamente inamovibile, sempre per lo stesso motivo e assolutamente semplice: se io mostro la verità, cioè sono preso in questo delirio, allora qualunque altra cosa che si discosti da ciò che io affermo è falso, se qualcuno mi suggerisce un'altra ipotesi, questa ipotesi sarà necessariamente falsa. L’analista certo è in una posizione idonea in quanto, generalmente, è investito di una certa autorità, non sempre, talvolta, e quindi se lo dice l’autorità allora è vero. Allora in questo caso cosa avviene nel discorso paranoico? Riconosce l’autorità, e l’autorità nel discorso paranoico corrisponde a un qualcuno, a un qualcosa, generalmente a qualcuno che avverte essere in possesso di un discorso più forte del suo. Ora, in questo caso non è che receda dalla sua certezza però si pone in animo di carpire ciò che ritiene essere il segreto di questo discorso che immagina o che avverte più forte del suo, per potercisi mettere al suo posto. In effetti, una delle figure che raccontava questa signora, era questa: poneva me in cima a una sorta di montagna altissima, il suo compito era quello di scalare questa montagna fino ad arrivare alla vetta dove secondo lei c’ero io, a quel punto mi avrebbe scalzato e si sarebbe messa al mio posto, perché da lì immaginava che avrebbe governato il mondo. Ora, non che la questione si formulasse propriamente in questi termini, cioè come un governo sul pianeta, non eravamo a questi livelli ma in ogni caso era la certezza di possedere la verità, un qualche cosa che era al di sopra di tutti e che quindi l’avrebbe messa sicuramente nelle condizioni di poter dettare legge ovunque. Questo è l’unico motivo per cui la persona in questione proseguì l’analisi, cioè per riuscire a sottrarre dei segreti, una cosa del genere, non esisteva ancora la lista del KGB… Questi segreti consistono nel caso specifico in argomentazioni, in frasi che il paranoico recepisce come assolutamente degne di essere fatte proprie e utilizzate, come dire che decide quali sono vere e quali no, sempre in base al suo criterio fondamentale, anche in questo caso mostra un’assoluta fantasia, chiamiamola così, di superiorità. Ora come ci si muove in un’analisi, come intervenire rispetto a una cosa del genere? L’analista, come raccontavo qualche tempo fa, può intervenire se e soltanto se c’è una richiesta da parte di qualcuno, in caso contrario non può fare assolutamente niente, può intendere la struttura di un discorso, può ascoltare infinite cose, ma non può fare niente; occorre che ci sia disponibilità, una domanda della persona a mettere in gioco le cose in cui crede, le cose a cui pensa, se no è assolutamente disarmato, se però c’è una domanda ecco che allora può fare qualcosa. Se nel caso della paranoia, che è quello di cui ci stiamo occupando, si tratta di un delirio, cioè di un discorso retto dalla certezza di dire cose assolutamente e necessariamente vere, allora bisogna trovare il modo perché questa certezza incominci almeno a incrinarsi, perché ci sia la possibilità di inserire altri elementi. La fantasia che ci sia qualcuno più forte di lei, dicevo prima del fatto che mi metteva in cima a questa montagna, può essere utilizzata ovviamente come qualsiasi fantasia; nel discorso paranoico, così come in molti altri, ciò che occorre che l’analista faccia è prendere molto sul serio una fantasia, molto più sul serio di quanto faccia la persona. Qualunque tipo di fantasia o di delirio può reggersi a condizione che sia preso molto alla leggera, cioè non interrogato, "penso questo perché le cose stanno così e bell’e fatto". L’analista, invece, è colui che lo prende straordinariamente sul serio e prendendolo così sul serio è costretto a chiedere conto di questo discorso, a chiederne le sue ragioni, ed è a questo punto che nell’analisi possono sorgere dei problemi. Il discorso paranoico è poco incline a quella che gli antichi chiamavano ratio, cioè il ragionamento, serie di inferenze, è poco incline perché sa, anche se non ne è del tutto consapevole, che il suo delirio posto di fronte alla necessità di darsi argomentazioni logiche precipiterebbe nel nulla, esattamente come nel caso della fede, non c’è nessuna argomentazione logica in condizione di sostenere una fede, per quanto i Padri della Chiesa si siano molto adoperati in questo senso, la fede non è dimostrabile. Il delirio del discorso paranoico ha qualcosa di molto simile alla fede e la fede non ammette argomentazioni, le fugge come la minaccia peggiore, così come avviene per lo più per gli umani, dicevo, pensano in un modo bizzarro, cioè affermano cose ma raramente hanno gli strumenti per potere provare ciò che affermano con assoluta certezza. Qualcuno potrebbe dire non è necessario provare una cosa con assoluta certezza, però se non la provo non so se è vero, provate a chiedere a questa persona "ma tutto ciò che pensi potrebbe essere assolutamente falso?". Difficilmente vi dirà di sì, perché allora in questo caso ciò che dice non vale nulla, come dire io ho detta una cosa ma potrebbe essere esattamente il contrario. E allora come utilizzare una cosa del genere? Chiunque faccia un’affermazione immagina che questa affermazione sia vera se no non la farebbe a meno che non menta ma questo è un altro discorso. Il discorso paranoico è più di ogni altro spaventato dalla logica, più di altri avverte il pericolo di un’argomentazione logica, eppure, se prendete una qualunque argomentazione molto sul serio sarete costretti, portandola alle estreme conseguenze, a inserirla in un ambito logico, come dire "tu affermi questo", bene, "supponiamo che sia così, se è così allora ne segue quest’altro, come conseguenza necessaria e poi ancora quest’altro". C’è l’eventualità che ciò che voi costruite sia un qualche cosa di altrettanto attendibile anche se esattamente opposto a quella che il paranoico sostiene. Come avviene spesso, da una serie di premesse è possibile giungere a conclusioni diametralmente opposte, come sanno perfettamente i retori e più di loro ancora i sofisti. La difficoltà nell’analisi di un discorso paranoico dunque consiste prevalentemente in questa operazione: prendere molto sul serio le fantasie della persona per fare in modo che incominci lei stessa a prenderle sul serio anziché prenderle sotto gamba, come si suole dire. Qui, rispetto al discorso paranoico la questione è evidente ma anche in altre strutture chiunque ad un certo punto avverte un notevole fastidio se è pressato nelle richieste di dare spiegazioni, motivazioni logiche alle sue affermazioni, dopo un po’ si infastidisce e se ne va, dicendo che la persona ha solo voglia di rompere le scatole. Nel caso di un’analisi, però, l’analista ha anche questa funzione di rompere le scatole, cioè di costringere la persona a confrontarsi con ciò che invece preferisce evitare, d’altra parte è lì per questo, è anche pagato per questo, quindi occorre che lo faccia, giusto? Ora, nel caso specifico di questa signora, la questione singolare è che oscillava da un delirio ad un altro, pur permanendo come sfondo la necessità di educare non il mondo intero, in quel caso, ma almeno i suoi figli, o comunque le persone che le stavano intorno, facendo entrare loro in testa i dogmi fondamentali e questi dogmi fondamentali variavano, cioè per un certo periodo il delirio verteva su una certa cosa, questa cosa nel discorso paranoico viene presa come l’interpretante universale, cioè qualunque cosa viene interpretata in base a questo elemento. Se io, per esempio, pensassi che tutte le persone con gli occhi scuri pensano in un certo modo, e fossi assolutamente convinto di questo, allora chiaramente tutto il mio pensiero sarebbe improntato in questo modo e ogni volta che incontro una persona con gli occhi scuri immediatamente e automaticamente sono convinto che penserà in quel modo, giustamente direte "questo è un delirio". La più parte delle cose che gli umani pensano ha questa struttura ma questo è un altro discorso. Ora, il delirio, cioè questa certezza assoluta in ciò che si dice, dopo qualche tempo, dopo un certo numero di mesi cambiava, non era più quella cosa che era l’interpretante di tutto il mondo, ma un’altra. Ogni volta quindi si accorgeva che la verità assoluta non era quella che credeva prima ma un’altra. Nel discorso paranoico avviene che la nuova verità non mette affatto in discussione il proprio modo di pensare e uno potrebbe anche chiedersi "ma com’è che prima pensavo assolutamente vera una cosa e adesso è esattamente magari non il contrario ma un’altra, come è che cambio idea così…?" Il discorso paranoico risolve il problema cancellando quella precedente, cioè quella precedente non è mai esistita. Il delirio precedente viene interamente soppiantato da quello successivo il quale fa scomparire nel nulla quello precedente, cioè non ha mai sostenuto una cosa del genere, mai! Ed è curioso, sono persone con cui non è facilissimo avere un dialogo, anche nelle conversazioni quotidiane, vuoi perché sono assolutamente sicure nelle loro opinioni per quanto squinternate, vuoi perché se cambiano opinione è perché quella precedente non esiste più, anzi non è mai esistita, e voi avete un bel richiamarla alla memoria, vi dirà che vi sbagliate, che avete le allucinazioni, che siete fuori di testa, che comunque non ha mai affermato una cosa del genere e, per quanto sorpresi siate, non avrete nessuna argomentazione per dirle che magari non è proprio così; non importa che voi adduciate prove, testimoni, non cambia niente, non vi ascolterà, non vi crederà, sempre per questo semplice motivo che vi ho detto all’inizio: "se io affermo la verità, qualunque cosa si discosti da ciò che io affermo sarà necessariamente falso e quindi posso dare credito a ciò che so essere necessariamente falso?" Ora, la persona in questione proseguì l’analisi per un certo tempo e per qualche tempo la produzione di deliri si assopì in quanto soppiantato da un unico delirio, il che è già meglio che una serie solo che può consolidarsi al punto tale da essere poi difficilmente scalfibile. Il delirio in questo caso consisteva nel fatto che lei era sì dio ma lo ero anch’io, e non ce ne possono essere due, come sa perfettamente qualunque religione: se uno è vero l’altro necessariamente è falso. Questo comporta un problema che deve essere risolto, cioè uno dei due deve scomparire, in questo caso quello che doveva scomparire ero io. Questo delirio proseguì almeno per un paio d’anni. La posizione di analista in questi casi non è semplicissima, perché la persona utilizzava l’analista come funzionale al suo delirio; non si tratta certamente di dire che non è vero quello che pensa, con il discorso paranoico è la cosa peggiore che possa farsi, perché la prima cosa che penserà è che non avete capito niente e quindi, una volta stabilito questo, non avete capito niente e non siete in condizioni di capire, non seguirà più nulla di ciò che gli direte. L’unica arma che avete, per così dire, è quella di portare il suo discorso alle estreme conseguenze, con l’unica difficoltà che mal tollera argomentazioni logiche, però c’è la possibilità ovviamente. L’unico problema è che in un’analisi occorre che anche l’analizzante, usiamo questo participio presente, cioè colui che sta analizzando il suo discorso, compia un passo, decida cioè di mettere in gioco quello che dice. Questa è una decisione che occorre che l’analizzante prenda, per questo l’analisi non è mai una garanzia, per il semplice fatto che non fa tutto l’analista, se fosse così non ci sarebbe nessun problema, e invece c’è il problema che questa decisione spetta all’analizzante. È un po’ come il decidere di volere iniziare l’analisi, un’analisi non inizia propriamente il giorno in cui c’è il primo appuntamento, inizia molto dopo, quando cioè la persona prende effettivamente questa decisione, si accorge che sta a lui o a lei decidere se affrontare il proprio discorso oppure no; a quel punto inizia l’analisi. Certo, l’analista ha una parte non indifferente ma come dicevo non è tutto nelle mani dell’analista. Anche per questo l’analista non plagia nessuno, non c’è plagio in analisi, non più di quanto ce ne sia in qualunque altro posto, se una persona vuole essere plagiata si fa plagiare da chiunque anche dall’analista in qualunque maniera, ma anche dal panettiere. Ora, nel caso che vi sto descrivendo, questa decisione non giunse mai, il che fa riflettere, fa riflettere proprio sulla posizione dell’analista e su che cosa non gli compete, questa decisione che dicevo prima che occorre che la persona prenda, non può prenderla l’analista al suo posto, in nessun modo e in nessun caso. Allora cosa succede? Che l’analisi, come suole dirsi, fallisce. Il fallimento di un analisi può comportare anche vantaggi per l’analista, non per l’analizzante, per l’analizzante non comporta nessun vantaggio, generalmente rimane inchiodato sull’ultima questione che si è affrontata in analisi e da lì incomincia a girare a vuoto per i successivi cinquant’anni, per l’analista invece … come è accaduto anche per Freud le cose migliori le ha scritte e riflettute proprio intorno a dei casi chiamiamoli falliti, cioè quelli che avevano dato più da riflettere, perché accade di interrogarsi come un’analisi non prosegua e riflettendo su questo si trovano degli elementi interessanti. Ciò che ho considerato a partire da questa analisi interrotta è la necessità di trovare un modo, una tecnica se volete chiamarla così, per consentire a una persona che si trovi in un discorso, per esempio paranoico, di potere accogliere delle argomentazioni logiche, perché finché non accoglie un’argomentazione logica, cioè finché non si confronta, non prende, come dicevo prima, alla lettera il suo discorso, continuerà a girare a vuoto, cioè continuerà a passare da un delirio all’altro, ogni volta immaginando di avere trovato chissà che cosa, più che accogliere porre delle condizioni perché la persona possa portare alle estreme conseguenze il suo discorso cioè le cose in cui crede in definitiva. Ciascuno è quello che dice, cioè quello che pensa, quello che crede, quello che immagina, nient’altro che questo. Poi a fianco a questo ovviamente ci sono delle riflessioni, che sono state fatte in parte qui, intorno alla nozione di verità per esempio. È curioso che il discorso paranoico, come moltissimi altri, pur ponendosi in una posizione di assoluta verità non si ponga mai la benché minima questione su questo termine, su cosa sia esattamente o cosa debba intendersi. Certo, questione non semplice ma il fatto di incominciare a riflettere intorno ad alcuni capisaldi del proprio discorso può incominciare a porre qualche dubbio. Non è granché certo ma è un avvio, un inizio, una psicanalisi non è facile, è una cosa molto difficile, molto difficile sia per chi la pratica come psicanalista sia per chi si trova a compiere questo itinerario, un itinerario dove il proprio discorso, più propriamente ancora ciò che sostiene il proprio discorso, ha da essere messo in discussione. Questo è molto seccante, perché una persona ha delle sue opinioni, crede alcune cose, alcune in modo più tenue, in altre molto più fortemente, come dire che tutta la sua vita è improntata da alcuni concetti, ad alcune idee fondamentali che ritiene assolutamente incrollabili, il più delle volte ignora quali siano, altre volte ha un’idea di che cosa siano, per esempio un fervente cattolico sa perfettamente quale sia la sua idea portante, questa idea portante è, al pari del delirio del discorso paranoico, ciò attraverso cui avverrà una sorta di interpretazione di tutto ciò che lo circonda. l’analisi. Vi rendete conto dell’importanza di tale elemento perché decide del modo in cui penserà e in cui farà di fronte a qualunque circostanza. Faccio un esempio molto banale, se io fossi un fervente cattolico qualunque cosa avvenga intorno a me, sarebbe interpretata attraverso i canoni o i dettami della religione cristiana, se mi casca una tegola sulla testa, forse (a parte il fatto che forse non ho guardato bene) ma questo non esula dalla volontà di dio. Come sapete, nel Medio Evo ci fu un lungo discutere intorno alla libertà e al libero arbitrio ma in ogni caso la volontà di dio era superiore a qualunque altra cosa e questo è una sorta di griglia di interpretazione, così come nella religione musulmana tutto è dettato dalla volontà di dio. Raccontava un tizio che andando in macchina con un musulmano che correva come un pazzo dice " se vai così ci ammazzeremo", " no", rispose, "ci ammazzeremo se Allah lo vorrà, se non lo vorrà non ci ammazzeremo, potremo andare anche a mille o …." In questo caso, ho fatto un esempio molto banale, qualunque cosa accada è interpretato da questo concetto fondamentale, da questo principio primo da cui muove. Il compito di una analisi è individuare quali sono i principi primi, cioè quali sono gli elementi per cui la persona pensa nel modo in cui sta pensando, perché tutto ciò che accade, tutte le fantasie che si costruisce per anni, ecc., sono costruiti a partire da questi elementi. È ovvio che la tecnica cosiddetta analitica cambia da un discorso ad un altro, poi lo vedremo nei discorsi successivi, il discorso isterico è completamente differente dal discorso paranoico, le cose che sono credute, c’è sempre anche lì una certezza ovviamente...
CANBIO CASSETTA
... e la tecnica tiene conto anche di questo al punto che potete considerare questi discorsi una nosografia che mutuiamo da Freud, i quattro discorsi fondamentali, il discorso isterico, paranoico, ossessivo, schizofrenico. Queste figure non indicano nient’altro che dei modi, dei modi in cui le persone costruiscono il proprio modo di pensare, potremmo dire una sorta di superstizioni. Se una persona è fortemente superstiziosa penserà in un certo modo, si muoverà anche in un certo modo, farà o non farà certe cose, esattamente allo stesso modo il discorso paranoico crederà certe cose e quindi dirà e farà certe cose e non ne dirà e non ne farà altre, per cui se avete acquisito una certa pratica potrete individuare questi che potremmo anche chiamare luoghi comuni, luoghi a cui la persona si attiene per lo più. Se voi individuate in un certo discorso una struttura paranoica avete già molti elementi di questa persona, sapete già grosso modo a cosa crede, cosa penserà, perché avete di fronte una serie di parametri a cui comunque si atterrà quella persona, ovviamente con qualche variante però sapete con buona certezza le cose che non penserà e che non farà. Per esempio, non penserà mai di avere torto, non penserà mai che le cose che dice possano essere false e le cose che dice le dirà per educarvi o educare chi c’è in quella occasione. Saprete anche che la persona sarà poco incline a darvi ragioni di ciò che afferma, sapete anche che, se insistete a chiedergli ragione, vi dirà che non capite niente e che non si riesce a parlare con voi, questo saprete, non è molto certo però vi dà una direzione e l’analista occorre che sappia molto bene tutto questo, è preferibile che l’analista non commetta errori. Che cos’è un errore? Un errore, nel caso dell’analista, è qualunque cosa che l’analista fa o non fa e che consente alla persona che è in analisi di interrompere l’analisi. È preferibile che questo non accada, accade ovviamente, ma l’esperienza può aiutare in questo senso. Esperienza proprio rispetto alle strutture di discorso, tenendo conto molto precisamente di una struttura che poi…queste strutture di discorso non è che le troviate così pure in natura, in alcuni casi sembra di sì, ma non è sempre necessariamente così, ci sono anche delle oscillazioni, una persona che si trova in un discorso paranoico può trovarsi in alcuni casi anche in un discorso ossessivo, occorre accorgersene e quindi tenere conto di questa variante, tenere conto che in quel momento non penserà necessariamente le stesse cose che pensava prima. Quando una persona cambia opinione, anche se non è necessariamente paranoica, tende a dimenticare l’opinione precedente, l’analista no, ne tiene conto, non è che glielo rinfaccia continuamente, ne tiene conto, tiene conto di quello che di volta in volta occorre per evitare di commettere errori, tiene conto di quali sono gli assiomi, i principi fondanti e fondamentali del discorso che si trova ad ascoltare in quel momento. La volta successiva può essere differente ma in quel momento le regole del gioco sono quelle, se si trova in un discorso paranoico; per esempio, non sarà soltanto inutile ma fuori di luogo provare a persuaderlo se non ha ragione o che può anche avere torto. Non può neanche essere prevedibile una situazione del genere….mentre io prendo fiato e bevo l’acqua se qualcuno vuole intervenire può farlo…….sì ha una bella domanda da farmi? Qual è il nome che mi è sfuggito visto che è passato tantissimo tempo?
- Intervento: Nadia.
Allora Nadia una considerazione?
- Intervento: La questione dell’errore…
Ma vede l’errore dell’analista può soltanto facilitare una decisione della persona a interrompere l’analisi. Tuttavia, questa decisione esiste già, per cui si tratta in linea di massima di un errore che, questo lo dico per esperienza, può soltanto rinviare una decisione ma se una persona ha deciso di interrompere l’analisi sarà difficile fare in modo che avvenga il contrario (…….) Certo, è un contratto che può interrompersi in qualsiasi momento, può interromperlo l’analizzante e può interromperlo anche l’analista, mica l’ha ordinato il medico, una persona può decidere in qualunque momento. Sì, l’analista può chiedere per quale motivo e magari può fargli rilevare che può essere preferibile proseguire viste le condizioni, visti i termini e anche le questioni che si stanno affrontando però più di questo non può fare, una persona può decidere di interrompere in qualunque momento gli passi per la testa. Sì, un errore è una cosa che può accadere e allora, come dire, viene facilitata questa operazione, è un’operazione che è già in nuce…
- Intervento: Vista le definizione che ha data di paranoia (non è una definizione è un tic) …fatto salvo….
Nel caso specifico c’è questa eventualità… però sì, può anche avvenire, certo, i politici sono dei personaggi generalmente di scarso interesse, pieni di fantasie, fantasmi, di fisime, di tic e di superstizioni di ogni sorta, buona parte dei politici come voi sapete prima di prendere una decisione va a farsi fare i tarocchi, questo per dare un’idea delle decisioni prese in ambito politico. In questo caso più che cambiare opinione, si chiama cambiare bandiera, siccome vincono questi….hai visto mai? Forse lei pensa a politici antichi quelli provvisti ancora di una certa dignità, se poi facessero bene o male questo è un altro discorso, dipende dalla capacità personale ma dignità per cui c’è una fede politica, poi non sono favorevole alle fedi in generale, però una persona può avere una fede politica, attenersi a questa ma il panorama generale non sembra ricco di persone provviste di questa fede politica, al di là che questo sia un bene o un male, intendiamoci bene, era solo una considerazione, poi ciascuno chiaramente può cambiare opinione, questo è legittimo. Quello che è peculiare al discorso paranoico è che l’opinione precedente viene cancellata, uno può avvedersi pensava, per esempio, che una persona fosse in un certo modo poi viene a sapere che è in un certo altro e comincia a pensare in un altro modo, come avviene nella scienza per esempio, si crede che una certa cosa sia il risultato o un aspetto di una certa causa e poi invece si accorge che è l’effetto di tutt’altra causa e allora si cambia opinione. Anche lì ci sarebbe molto da discutere ma è quanto meno un cambio di opinione legittimo, non necessariamente paranoico, anche perché poi la scienza ha una storia per cui difficilmente ricostruibile il passato. Ciascuno di voi ha avuto a che fare nella propria vita con persone che si trovano in questa struttura del discorso paranoico e come forse vi ho detto prima, ho avuto modo di constatare la difficoltà di mostrare a questa persona delle cose differenti da quelle che pensava…ho soltanto accennato alla questione della tecnica analitica nei confronti del discorso paranoico, questione che è piuttosto complessa e che magari affronteremo nell’incontro successivo, perché richiede una dissertazione ben più ampia adesso sono già le dieci….però magari possiamo proseguire con domande questioni….
- Intervento: Il discorso paranoico pare non soggiacere al senso di colpa ma il suo interlocutore….
Sì, di questa questione infatti volevo parlare, della questione del senso di colpa nel discorso paranoico e nel discorso ossessivo. Apparentemente, come accennava lei, il discorso paranoico sembra esente da senso di colpa e invece no, ce l’ha anche lui, perché se deve rifondare il mondo e non riesce, come il più delle volte accade, ecco che allora, cosa succede?. Si fa carico di tutti i malanni di questo mondo e li espia per tutti, ma a differenza del discorso ossessivo non dà l’esempio, l’ossessivo lo fa per dare l’esempio, "vedete come faccio io, dovete fare come me, io soffro in silenzio" senza disturbare". Il discorso paranoico invece si fa carico di tutti i peccati e si immola, qualche volta anche lui ci tiene alla pelle ma la fantasia è quella, il senso di colpa che lo schiaccia, può arrivare anche alla depressione, alla malinconia e allora tutto è causa sua, diventa il centro dell’universo, può essere il centro ed essendo il centro lo è nel bene e nel male. Può essere il benefattore dell’umanità, e cioè salvare il mondo, ma se non riesce muoia Sansone con tutti i filistei, lui è provvisto di senso di colpa; anche laddove gli sembra di essere riuscito comunque c’è sempre qualcosa che sfugge, qualcosa che manca e quindi questa operazione è sempre in atto, non è mai riuscita del tutto, anche i celebri casi di paranoia, Adolf Hitler per esempio, anche lì ha fatto un certo disastro, voleva anche lui fondare il mondo, anche lui si è immolato…diceva ….che poteva evitare tutta una serie di cose ma….un milione di morti d’altra parte ogni volta che si rifonda il mondo qualche vittima….mica si rifonda così….qualcuno ci lascia la pelle sempre. Qualcuno vuole aggiungere, Sandro? Qualche considerazione tratta anche dalla pratica?
- Intervento: La struttura logica del discorso paranoico…..come occorre che intervenga un analista (come l’analista utilizza le fantasie) per superare la resistenza...
Lei introduce l’intervento successivo sulla tecnica certo. Come avevamo stabilito, in questo primo incontro ho fatto un po’ un racconto dando degli elementi tratti dall’analisi però sicuramente vanno ripresi in modo molto più dettagliato, soprattutto del come l’analista utilizza le fantasie dell’analizzante ai fini di proseguire l’analisi, cioè fare in modo che una persona giunga a ciò che diceva lei, a fare in modo che si accorga di ciò che sta dicendo e di ciò che accade mentre sta dicendo, cioè di ciò che mano a mano che sta parlando il suo discorso costruisce, cosa di cui è preferibile che si accorga. Magari potrebbe introdurre lei il prossimo incontro sulla questione, poi ne discutiamo… come si produce un discorso paranoico, come si mantiene questa costruzione….il delirio del paranoico è sempre in atto… Bene, quindi l’incontro di martedì sarà un intervento, speriamo sia introdotto da Sandro intorno alla tecnica psicanalitica nel caso del discorso paranoico, che cosa fa uno psicanalista, che cosa occorre che faccia e che cosa occorre che non faccia, soprattutto va bene per il momento ci fermiamo qua. Al giovedì di ciascuna settimana ci troviamo in via Grassi, sede dell’associazione, per discutere in termini più precisi e più elaborati le questioni di cui stiamo parlando, sono incontri per chi intenda formarsi come analista e sia per chi intenda semplicemente informazioni sulla psicanalisi molto più dettagliate, chi vuole può venire al giovedì sera di persona per ascoltare ciò di cui si tratta, per il momento vi saluto e vi auguro una buona serata…