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LA COLPA DEL DISCORSO OSSESSIVO

 

11/1/2000

 

Questa sera parleremo del discorso ossessivo e Beatrice farà un’introduzione connessa con questo discorso:

Potrebbe parlarsi di ossessione, di idea fissa che permane, che occupa e accentra su di sé tutto l’interesse, tutta l’attenzione, che non svincola il pensiero, se non esistesse la colpa, la verità? Cioè se non esistesse ciò per cui l’ossessione può permanere?

Ciò per cui è possibile l’errore e l’errare e se si erra è perché non si trova direzione, la direzione è barrata: di qua non si passa e neanche di là, e quindi si erra, si gira, si ripercorrono le solite vie, strade che già si conoscono e il pensiero è fermo, si ferma su elementi che non si svincolano, perché le parole di cui si fa, perché le parole che si costruiscono, che si producono, sono poche parole già dette e perciò strettamente legate, indissolubilmente connesse, per cui se interviene un termine, per esempio, cane, il cane è sempre e comunque l’animale che può mordere, anche se è noto l’amore per gli animali, anche se è un cagnetto che non può far male ad una mosca, ma il cane è sempre un cane e come il cane della pistola può sempre far partire un colpo, può far male, e del male io non sono colpevole.

Ecco, pare un discorso ossessivo ed è un discorso ossessivo se chi si trova a praticarlo non può accorgersi ed accogliere l’assioma da cui parte e che definisce tutto il suo discorso e cioè che è un cane cattivo e che morde, perché se non tiene conto di ciò, si troverà a parlare di un delitto che non ha commesso e di cui non vuole sapere.

Si troverà sempre fra due strade, come di fronte a due verità, a due cose a cui crede fortissimamente, da una parte, per esempio, che il cane non può non mordere, perché lo sa, e dall’altra che il cane è buonissimo e che non è vero che il cane morde, come dire che non può immaginare lui fare del male, non può percorrere ciò che immagina e cioè gli è vietata quella strada perché lui non può fare del male.

Il divieto a questa immagine, il non potere immaginare neanche per scherzo, il non poter scherzare, il non potere dubitare a questo punto, è data dalla distinzione ferrea che si fa fra ciò che è vero e ciò che è falso, ma allora come avviene che si possa immaginare ciò che è vero e non percorrere, immaginare ciò che è falso?

Come dire che perché ci sia dubbio e cioè il permanere di due strade che paiono non concludere occorre che l’assioma che funziona produca qualcosa che è assolutamente indubitabile e umanamente riconosciuto e cioè, in fondo, che l’animale è cattivo e che è male ciò che può fare e solo partendo dal male ci si può salvare.

Ed è questo che predica il discorso religioso, perché ci sia salvezza occorre il perdono dei peccati, perché ci sia dono di vita infinita nel regno dei cieli.

Una buona metafora, una variante di ciò che dice una madre ad un figlio che è cattivo perché mangia la marmellata mentre non deve farlo.

Al figlio si impongono due strade o mangiare la marmellata che tanto gli arreca diletto o il sacrificio e cioè non mangiare la marmellata.

E allora cosa fare se le cose si impongono così?

Diceva Freud che il figlio o infrange il divieto e quindi pecca o inventa un compromesso e cioè di fronte a quell’obbligo, a quel divieto, sposta la questione e quindi non è più la marmellata che gli piace ma è ancora un’altra cosa: non è questo, è quello. Ma dimentica di aggiungere e tralascia (perché di poco conto) il perché questo è come quello.

Nel primo caso pecca, va contro ad un divieto per cui trasgredisce una legge, nel secondo interviene la nevrosi, il dubbio, l’ossessione: non ho peccato perché non peccherò.

Come se gli elementi che utilizza il suo discorso servissero al suo discorso per trasgredire e nello stesso tempo per abbattere, per smorzare, per rendere non avvenuto….in uno spostamento continuo come se non potesse affermare mai ciò che dice o meglio come se ciò che dice non lo potesse affermare se non negandolo, può affermare se non con una negazione: affermo che non è vero che è di questo che si tratta ma di quello.

Come dire che il discorso ossessivo nega la cosa, non è di questa cosa che si tratta ma di un’altra, ma questa operazione gli è possibile perché è con chi inventa la legge, cioè è con il qualcuno, che si instaura la negazione, è costretto a negare la cosa perché questa cosa riguarda l’affermazione di qualcuno, qualcuno che per lui funziona come colui che può fare e quindi decretare e quindi ordinare, l’ordine proviene da quel luogo, non è importante ciò che significa la cosa, la cosa ha tanti nomi, importante è che non sia soddisfatta l’attesa per cui quel nome può funzionare.

Il compromesso se così lo vogliamo chiamare, non è per il nome con cui si nomina qualcosa ma la distanza che si instaura fra questo nome e chi la può nominare, è come un gioco al rialzo, non solo ma è come uno scherno, è come uno schernire, un prendere in giro colui o colei che viene posto in questa condizione e per cui il gioco si presta.

Ma chi schernisce il discorso ossessivo, se per mettere in atto una tal costruzione è costretto in mille scansamenti, in mille cerimoniali, se è costretto a mantenere l’autorità chiedendo scusa, facendosi piccolo, adulando, strisciando, è costretto a temere, a sacrificare, ad osannare ciò da cui dipende, ciò che lo mantiene in vita con i suoi ordini?

La difficoltà è intendere come si ponga la questione dell’autorità, come avviene cioè che questo altro da cui l’ossessivo dipende, pena l’ossessione, sia così importante, perché non possa svincolare il suo discorso, perché in qualche modo non possa affermare ciò che va costruendo, se non negando ciò che immagina questo altro abbia detto.

Anche in questo caso funziona la verità e gioca la colpa, perché anche qui c’è spostamento continuo, come se ciò che lui nega per continuare il discorso, avesse la funzione oltre che di continuare il discorso, di affermare la vita del suo interlocutore, la vita del suo interlocutore che non esisterebbe perché lui lo ha già da sempre spodestato, tolto di mezzo, come dire che ci si è messo al posto.

Ecco. Ciò che in effetti rilevava Beatrice è tipico di questa particolare struttura di discorso, il discorso ossessivo, è il dubbio che nel discorso ossessivo ha una funziona particolare, potremmo porla come una sorta di figura retorica, come dire che oscilla il pensiero nel discorso ossessivo fra questi due poli, ciò che dico è vero, ciò che dico è falso. Ininterrottamente preso da questi due corni del dilemma dal quale non può ritrarsi. Tutti gli aspetti più folcloristici del discorso ossessivo già Freud li ha elencati, dal tornare continuamente sui propri passi per controllare se una certa operazione è stata fatta ad altre cose simili, son tutti elementi che hanno caratterizzato il discorso ossessivo. Perché è preso fra questi due elementi opposti tra loro e inconciliabili? Come si forma un discorso ossessivo? Il discorso ossessivo è intanto, potremmo porla così, al pari di ciascun altro discorso, non è altri che un modo per ovviare ad un problema, questo problema possiamo chiamarlo provvisoriamente una sorta di vuoto di pensiero, dicevo come ciascun altro discorso muove da una cosa del genere, un vuoto di pensiero cioè l’incapacità del proprio pensiero di risolvere delle questioni. Da qui le vie possono essere molte, abbiamo considerato tempo fa il discorso paranoico, il discorso isterico, come modi di risolvere dei problemi, il problema è fondamentalmente sempre lo stesso e cioè l’incapacità di trovare delle risposte, delle soluzioni a qualcosa che interroga in modo più o meno forte. Il discorso ossessivo è come se trovasse una via di mezzo avvalendosi dell’antico adagio latino "in medio stat virtus" ma non è sempre così automaticamente vero…..la via di mezzo, non è casuale che altri analisti per esempio Lacan che ha ravvisato in Hegel, in particolare in Kogeve, che è stato uno degli interpreti di Hegel più noti, avesse ravvisato dunque una componente del discorso ossessivo notevole, perché il discorso ossessivo trovandosi preso fra questi due poli è costretto sempre a mediare a trovare la via di mezzo, fra due opposti il discorso ossessivo cerca sempre di ricucire, teme gli strappi, teme le interruzioni violente, che, abbiamo visto la volta scorsa, attraggono fortissimamente il discorso isterico, che vive di strappi, di violente interruzioni. Il discorso ossessivo abita invece fra questi due estremi, fra l’idea che ciò che pensa è giusto e l’altra idea, altrettanto forte, per altro inevitabile, che quello che pensa è sbagliato, né d’altra parte può decidersi per l’una cosa o l’altra. Abbiamo visto tempo fa che nel discorso paranoico questo dubbio non si pone, il paranoico comunque ha la certezza che ciò che pensa è assolutamente vero, il discorso isterico non si pone il problema perché ciò che afferma non viene da lei ma da una verità di cui l’isteria si fa portavoce, dunque è un problema, in effetti, del discorso ossessivo. La questione della verità, di cui Beatrice accennava, nel discorso ossessivo è particolare, è come se cercasse sempre la verità in una sorta di compromesso, potremmo dire che l’enunciato che afferma che la verità non sta né da una parte né dall’altra ma sta in mezzo è peculiare al discorso ossessivo. Per questo Lacan fu indotto a immaginare che una parte almeno del pensiero di Hegel fosse da ascriversi ha una struttura del discorso ossessivo, la tesi poi l’antitesi e finalmente una bella sintesi che ricompone il tutto, dove sia la tesi che l’antitesi in qualche modo vengono considerate. Trovare questa forma di riconciliazione comporta nel discorso ossessivo un lavoro non indifferente, un lavoro dove nel pensiero può portare anche alla paralisi, in alcuni casi perché rispetto al proprio discorso difficilmente riesce a trovare la via di mezzo, la enuncia, la indica come soluzione necessaria ma di fatto non la trova. Questa impossibilità di trovare la via di mezzo fa sì che il discorso ossessivo cerchi continuamente qualcuno da potere immaginare come colui o colei che sa invece, che conosce, che conosce magari qual è la via di mezzo, qual è la giusta via ma al di là di questo aspetto che magari riprenderemo, la figura dell'altro, soprattutto del padrone, come già Freud e dopo di lui Lacan, ha sottolineato, è una figura notevole nel discorso ossessivo. Chi è il padrone? Il padrone è colui che riesce a fare e fa ciò che per l’ossessivo è invece in potenza, ciò che dice che dovrebbe o vorrebbe fare e che farà ma che non farà, buona parte di ciò che il discorso ossessivo enuncia sono sempre affermazioni in potenza, al punto da rappresentare l’impotenza, in vario modo, in vario genere, l’impotenza o incapacità….se il padrone è colui che può, colui che sa, è chiaro che finché ci sarà il padrone il discorso ossessivo vivrà in questa sorta di limbo dove non potrà mai fare perché altri sanno, altri possono fare lui no, e rispetto alla propria incapacità occorre anche dire che ne fa una sorta di esaltazione al punto che se qualcuno invece rileva nella persona una capacità, non viene tenuto in considerazione, anzi si chiede se per caso prenda in giro, perché parte da un assioma fondamentale che afferma io non sono capace, però, però occorre ascoltare con molta attenzione il discorso ossessivo perché questa incapacità così esibita, di fatto è un’arma, un’arma di seduzione messa in atto dal discorso ossessivo per mostrarsi innocuo, non pericoloso nei confronti chiaramente del padrone che teme, innocuo dunque e quindi di poco conto, una persona assolutamente innocua è una persona che non può arrecare danno e che quindi dalla quale non si teme nulla per cui ci si può comportare nei confronti di questa persona in modo molto aperto molto schietto, senza difese, ed è esattamente questo che il discorso ossessivo ha come obiettivo, fare in modo che l’altro sia senza difese, l’altro cioè il padrone perché a questo punto tutta la modestia apparente, così detta timidezza, chiamiamola così, nel discorso ossessivo scompare e si trasforma di colpo in una persona molto aggressiva, violenta, dal momento in cui si accorge che l’altro è debole, probabilmente se l’altro a questo punto torna a mostrarsi forte il discorso ossessivo immediatamente arretra. Questi diciamo sono i tic del discorso ossessivo, il discorso ossessivo non affronta mai l’avversario direttamente, quello che ritiene essere tale, preferisce tramare, preferisce utilizzare l’inganno, con ragione in qualche caso…un caso di nevrosi ossessiva mi capitò anni fa, un tale persona di mezza età, sposato, con figli il quale si rivolse a me per questo motivo aveva un problema con la madre, una sorta di amore e odio, tra l’altro molto frequente in questo tipo di discorso, ma soprattutto era devastato dalla necessità di compiere una serie di rituali incessanti, sembrava una sorta di manuale, di prontuario in quanto tutti i malanni, tutte le magagne sembravano essere di sua proprietà, non c’era tic di cui non fosse provvisto, non c’era ossessione di cui non manifestasse la presenza, dunque voleva sbarazzarsi di queste cosiddette ossessioni. Questa persona era in procinto di separarsi dalla moglie che creava qualche problema, creava qualche problema perché aveva sovrapposto nella sue fantasie la moglie alla madre, come è fatto il rapporto nel discorso ossessivo con la madre? È un rapporto strano, la madre funziona sia come persecutore sia come oggetto d’amore, assolutamente irrinunciabile, l’ossessivo cerca continuamente la madre per innescare continue liti, continue ripicche e accade spesso che l’ossessivo compia questa sovrapposizione, soprattutto nel caso di un uomo verso una donna cioè scambia la moglie per la madre e così si trova a recitare suo malgrado questa parte, del figlio dispettoso. Come fa i dispetti l’ossessivo? (chiamiamolo così) Il modo più frequente per provocare l’altro è il silenzio, il tacere, cioè accenna a qualche cosa e poi tace, si ritira in silenzio totale in modo che l’altro sia indotto a domandarlo, a chiedere, a questo punto più l’altro insiste, più lui tace. Questa è una modalità frequente nell’ossessivo che viene utilizzata come una sorta di seduzione, il discorso ossessivo seduce in un modo particolare, seduce moltissime volte irritando l’altro, ché irritare l’altro non è un bel modo e in effetti non lo è, però è come se conoscesse solo questo modo, per costringere l’altro a occuparsi di lui, irritandolo, perché irritandolo, l’altro si arrabbia generalmente, arrabbiandosi rappresenta quella figura dell’autorità che ordina, che vessa, che malversa, di cui il discorso ossessivo ha bisogno. C’è, come già Freud aveva rilevato, nel discorso ossessivo una componente masochista, in questa ricerca del padrone cattivo, padrone che malversa , come se l’unico modo per sentirsi considerato, amato ecc…. fosse quello di essere maltrattati, ma al di là di questi aspetti folcloristici, nel discorso ossessivo ciò che importa, soprattutto nell’analisi del discorso ossessivo è la difficoltà che incontra il discorso ossessivo a considerare la sua posizione o più propriamente il proprio discorso, ponendosi sempre come spettatore di ciò che accade o tendendo a porsi in questa posizione, sarà molto difficile che riesca a trovarsi responsabile di ciò che dice e di ciò che fa, è come se stesse sempre a guardarsi dall’esterno, a fare, a dire, a pensare ecc…cioè mai presente in ciò che sta accadendo, posizione che per altro lo pone al sicuro dall’essere posto in causa, dall’essere chiamato in prima persona a rispondere di qualche cosa, che è una delle cose che il discorso ossessivo teme di più, essere chiamato a rispondere in prima persona, cosa che invece il discorso isterico fa immediatamente e senza pensarci due volte, si espone immediatamente, vi dice subito tutto, il discorso ossessivo è esattamente il contrario, non dice mai nulla, si trincera dietro ad un assoluto silenzio, ecco dunque il porsi sempre in attesa che l’altro faccia qualcosa, e anche questo l’aspetto della provocazione del discorso ossessivo che è uno dei più provocatori, che è diverso da provocante, provoca continuamente l’altro ma lo provoca in un modo particolare perché ciò che il discorso ossessivo si attende è che l’altro faccia ciò che l’ossessivo vorrebbe fare ma non osa fare, non osa mai mostrare il proprio desiderio, questo è l’intoppo principale e centrale del discorso ossessivo, il suo desiderio che maschera cela, non mostra mai. Naturalmente non può sbarazzarsene e quindi qual è lo stratagemma che pone in essere? Fa in modo che l’altro lo costringa a fare ciò che lui vuol fare ma non osa fare, sì, … è un po’ intorcolato però funziona così, cioè fa in modo che sia l’altro a fare ciò che lui vorrebbe fare, perché come vi dicevo l’intoppo è in questo desiderio e questo desiderio tuttavia non può essere eliminato è come se attendesse che fosse l’altro a imporgli di porre in atto il suo desiderio, per questo è sempre così provocatorio ma provocatorio, sempre tipico del discorso ossessivo, cioè mai esponendosi in prima persona, restando sempre come dire un po’ defilato, infatti anche nella condotta della persona che si trova in questo discorso voi potete trovare questi aspetti, una persona che è generalmente defilata, che si espone poco, è come se non volesse la propria presenza da nessuna parte, quindi sempre in disparte sempre schiva, contrariamente come si diceva prima al discorso isterico che immediatamente manifesta la sua presenza in un modo o nell’altro….gli astanti si accorgono immediatamente che c’è, il modo lo trova, il discorso ossessivo esattamente al contrario, teme di essere al centro dell’attenzione ma se ne ha a male, chiaramente, se si accorge di non esserlo, e a questo punto accusa il non essere considerato…..è importante la questione della provocazione nel discorso ossessivo perché anche lungo l’analisi questo si manifesta incessantemente perché vi provocherà a dire delle cose che una volta dette, il discorso ossessivo, negherà, come dire chiede " dimmi tu come devo fare? O come stanno le cose?" voi glielo dice e lui dirà "no, non è vero" che è una cosa che sentito dire in giro irriti parecchio "allora perché me lo chiedi?". È un modo che ha il discorso ossessivo di controllare l’altro, ciascun discorso a modo suo tenta questa operazione, sempre fallimentare ma sempre in atto. Il discorso ossessivo controlla l’altro facendo in modo che sia l’altro ad esporsi, una volta che si è esposto lo colpisce per esempio in questo modo, negando tutto ciò che l’altro ha affermato dicendo che non è affatto così

Intervento: è così che si uccide (???)

Lei è per le misure più drastiche, adesso non è necessario arrivare a (…..) è vero ciò che dice il discorso ossessivo è quella persona della quale talvolta si sente dire che è uno che riesce a mandare fuori di testa, a mandare fuori dai gangheri, certamente….perché non esponendosi mai chiaramente non consente mai all’altro di avere degli strumenti per intendere cosa sta pensando, cosa sta facendo, cosa sta succedendo ma costringe sempre l’altro ad esporsi per poi colpirlo che non è un bel modo. Per questo anche un’analisi di un discorso ossessivo è tutt’altro che semplice, è ovvio che così come accade per ciascun discorso sono vari i modi, ci sono persone che si trovano nello stesso discorso e possono essere totalmente differenti, ci sono persone che si trovano in un discorso ossessivo e sono persone amabili, dolci e piacevoli, altre che sono assolutamente insopportabili, e così in ciascun discorso, perché il discorso è definito dal modo che una persona trova per ovviare all’impossibilità di risolvere taluni problemi. Questi problemi sorgono inevitabilmente dall’impatto con alcuni aspetti della propria esistenza che interrogano e ai quali non si trova risposta allora si attende la risposta da qualche altra cosa o da qualcuno e il modo di far rispondere l’altro è ciò che caratterizza le varie figure retoriche note come discorso. Così dicevamo del discorso paranoico ha bisogno dell’altro perché lui dà la sua verità ma è soltanto dall’altro che riceve la conferma, e se non c’è nessuno il discorso paranoico è finito, se non ha un pubblico di spettatori che gli diano ragione; così il discorso isterico attende dall’altro addirittura la propria esistenza, nel discorso ossessivo l’altro è continuamente provocato, il padrone è continuamente provocato per mostrare che può distruggerlo, per mostrare che il padrone poi non è così grande, così forte ma sono tuttavia modi per controllare l’altro ché è sempre importante e perché è importante l’altro? Perché in qualche modo lo si immagina depositario di qualche cosa, di qualche cosa che a me manca per esempio, questa cosa che generalmente è considerata la verità o se preferite la soluzione ai problemi, o la via giusta, potete trovare quello che volete. Ciò che avviene generalmente all’inizio di analisi di un discorso ossessivo è un racconto, una sequenza molto dettagliata di cose che non vanno, di malanni e di magagne di ogni sorta, il discorso ossessivo è molto preciso, generalmente, ha questa virtù, la precisione per esempio sul lavoro, una delle cose che in parte svolge….la precisione che utilizza ha una funzione quella di mettersi al riparo dall’essere chiamato in causa, se io non commetto errori nessun mi chiederà niente, per questo è sempre preciso, una cosa che teme fortissimamente è di essere rimproverato di essere chiamato a rispondere del suo operato, per questo fa tutto da solo….è un ottimo esecutore, ma proprio per la struttura in cui si trova non brilla di iniziativa, iniziativa perché la teme perché comporterebbe l’esporsi, non è che non lo sappia fare ma comporta l’esporsi, il rischiare, il rischiare di essere chiamato in causa, questo è piuttosto insopportabile, il discorso ossessivo non sopporta di essere domandato, ma come dire non sopporta di essere domandato intorno al proprio desiderio soprattutto, teme il proprio desiderio, immagina talvolta, questa è una delle fantasie, che se il suo desiderio fosse lasciato libero, si desse libero corso avrebbe una capacità devastante nei confronti di tutto ciò che lo circonda, il che non è, ovviamente, ma immagina questo. Nei confronti del padrone di cui dicevo nutre questo rapporto di amore e odio, come per la mamma, per la mamma perché consente di stare al riparo, è comunque lui il sostegno, la odia perché stando al riparo è comunque sempre condannato in questa posizione di impotenza, e cioè il suo desiderio non potrà mai manifestarsi e quindi vive lì in questa sorta di limbo dove apparentemente non accade nulla, tutto ciò che accade è all’interno ma non si manifesta nulla esattamente come il contrario, come dicevamo l’altra volta nel discorso isterico che manifesta tutto assolutamente tutto senza mezzi termini e misura, è il discorso ossessivo la figura del nascondimento e la paura dell’altro, come diceva giustamente Beatrice, questa persona di cui vi dicevo per esempio aveva avuto una relazione con un’altra donna ma non confessò mai il suo tradimento pur dando continuamente segni dell’esistenza di questo tradimento. Il discorso ossessivo fa questo cioè mostra una cosa ma al tempo stesso la nasconde ed era curiosa questa vicenda perché la persona in questione mostrava e dava continuamente adito alla moglie a pensare che la tradisse effettivamente, ma negava e quindi effettivamente in questo sta quello che potremmo chiamare un po’ bonariamente il dispetto del discorso ossessivo, fare dispetto all’altro, fare in modo che sia sempre teso, sia sempre sulla corda perché è così che l’ossessivo vuole che sia il padrone, sempre insoddisfatto, arrabbiato e all’occasione furibondo, allora può temerlo e allora si mette in atto tutta una serie di erotismi connessi con il discorso ossessivo e connesso quindi con il masochismo, direi che la figura eminente dell’erotismo nel discorso ossessivo è lo stupro, la figura significativa e accattivante nel discorso ossessivo, cioè in effetti pensate a questa sorta di provocazione che pone continuamente in atto, che provoca nell'altro una reazione violenta e potete immaginare qual è la fantasia erotica del discorso ossessivo, lo stupro, la violenza….sì , Beatrice adesso che ho detto alcune cose vuole aggiungere qualche elemento all’intervento precedente?

Intervento: della dipendenza da un grande altro e la sua interpretazione, la sua parodia del piccolo uomo, mi interessava l’erotismo…

Sì infatti nel caso cui stavo accennando di questo tizio, la moglie di questo tizio che io non ho mai conosciuta ma ricorda chiaramente il discorso isterico, interveniva nei suoi confronti in un modo molto violento e c’è l’eventualità che arrivò ad un punto molto vicino a quello che ha accennato prima la signora Passoni (uccidere) a farlo fuori e più la signora era furibonda e più questo erotismo nel discorso ossessivo si accentuava, si faceva piccolo, piccolo di fronte a questa ira furibonda CAMBIO CASSETTA una notevole eccitazione nel raccontare come questa moglie lo martirizzasse, sembrava quasi che questa sorta di tradimento messo in atto da lui fosse soltanto allo scopo, perché lasciva continuamente tracce, allo scopo di scatenare l’ira della moglie, sembrava non avesse nessun altro obiettivo, trattandosi del discorso isterico, dall’altra parte, otteneva immediatamente l’effetto molto superiore alle sue aspettative perché l’isterica sa essere molto violenta all’occorrenza, e come se buona parte dell’esistenza nel discorso ossessivo ruotasse intorno alla ricerca di una situazione di stupro, porre le condizioni perché questo possa avvenire, come se fosse sempre in attesa poi è da verificare la questione che poneva Lacan per esempio, dell’attesa del discorso ossessivo della morte del padrone, la morte del padrone è una catastrofe, se il padrone muore, l’ossessivo è finito, a questo punto il suo desiderio non ha più nessun supporto

(il padrone per l’ossessivo è sempre ritrovato) sì certo ma essendo masochista ha bisogno di qualcuno che intervenga (dicevo che non è difficile trovare un padrone) no, basta che trovi un paranoico e il gioco è fatto, il paranoico cerca qualcuno da dominare ….

Intervento:

se lei riflette sulle relazioni umane cosiddette, soprattutto fra un uomo e una donna, buona parte di queste relazioni sono costruite su questo cioè sulle proprie fantasie, come dicevamo anche l’altra volta, per cui accade spesso che la relazione incontri qualche problema, perché l’altro in moltissimi casi non è altro che il supporto a una certa fantasia ed è funzionale alla fantasia finché mantiene questa posizione di supporto, se per esempio modifica questa posizione la relazione immediatamente va in crisi, perché l’altro non è più quello che doveva essere, come dire che c’è un certo ruolo che ciascuno deve mantenere rispetto ad una certa fantasia, se l’altro non si attiene più a questo ruolo non è più possibile recitare la piece, ne esiste un’altra ma se è l’unica che mi interessa non va più bene (…….) sì, certo…(…..) fino ad un certo punto, perché non si rende conto che è costretto a compiere tutte queste operazioni, né sa, per quale motivo esattamente, se qualcuno gli dice che è bravo e che ha operato bene, la cosa magari lo infastidisca e magari lo infastidisca anche se non lo fa, no? Sono molte cose che il discorso ossessivo ignora cioè tutto l’aspetto per esempio erotico nel discorso ossessivo cioè la funzione che ha il padrone, la ricerca di un padrone assoluto, mettere in moto tutte queste cose certo si accorge talvolta mentre fa queste cose che sta facendo ma è come se non potesse non farle, come quando uscito di casa si dice avrò chiuso il gas? Lo sa che l’ha chiuso, lo sa benissimo, ciononostante torna su a verificare che sia chiuso esattamente come sapeva che fosse, lo sa benissimo…..(……) dipende (….) adesso è difficile a dire e fare una statistica e poi non creda che nei giovani non esista la nevrosi ossessiva forse non si manifesta in questo modo perché ci sono altri che chiudono il rubinetto del gas, non è lui che si occupa di queste cose, però è un giovane molto timido, schivo, timoroso, sembra certe volte addirittura spaventato dalla sua stessa ombra che non si mette mai in mostra, già ha in sé tutti i tratti di quella che Freud ha chiamato nevrosi ossessiva (nelle scuole) lei ha insegnato e quindi ne ha visti….già lì ci sono gli elementi fondamentali di questa struttura di discorso che, poi certo, quando sarà l’età in cui deve chiudere il gas, prima c’è la mamma….vero Cesare?

Intervento: la tolleranza….

Una strana domanda, diciamo che il discorso ossessivo dovendo mediare sempre a posizioni estreme perché comporterebbe una esposizione sua, sì è sicuramente per la tolleranza, per la via di mezzo non per amore del prossimo del quale gli importa molto poco ma perché in questo modo non si espone, certo …..(non va contro nessuno) il discorso isterico si schiera o da una parte o all’opposto, non conosce vie di mezzo….

Intervento:

sì adesso rispondo intanto alla prima questione, io ho contrapposto questi due tipi di discorso perché in effetti manifestano atteggiamenti totalmente differenti, appositamente li ho presi anche perché la volta precedente ho parlato dell’isteria e quindi viene bene fare questo raffronto, il discorso ossessivo molto difficilmente scivola verso l’isteria, proprio per questo timore che ha molto forte di esporsi, se il discorso ossessivo ha la facilità di avvicinarsi a un’altra struttura di discorso questo è il discorso paranoico tant’è che in molti casi laddove c’è una psicotizzazione del discorso ossessivo interviene una sua struttura paranoica che in taluni casi può far pensare ad un discorso paranoico mentre non lo è propriamente, poi certo, i discorsi non sono così netti, così il discorso ossessivo scivola facilmente nel discorso paranoico, l’isteria scivola facilmente nel discorso schizofrenico, in un’analisi può accadere di attraversare ciascuno di questi discorsi, quando per esempio il discorso ossessivo comincia a temere meno l’esporsi ecco che allora può incontrare anche dei tratti isterici, non è facile ma può accadere, ora il modo di arginare queste cose di cui lei diceva c’è chiaramente ed è apparentemente molto semplice e cioè accogliere e considerare che tutto ciò che si fa, che si dice e si pensa, è esattamente ciò che si vuole, a questo punto la questione è straordinariamente semplice nel senso che tutto ciò che io costruisco con il mio discorso nessuno mi ha costretto a farlo, procede dalle mie fantasie da ciò che io so, ciascuno non è altro che ciò che dice, che ciò che pensa, e dunque se io per esempio temo che un congiunto abbia un incidente, bene, allora è esattamente questo che voglio, a questo punto lei si trova che cosa? una proposizione che afferma che o meglio ancora che pone l’accento su un desiderio, un desiderio che non è accolto, non è tollerato nella più parte dei casi, l’accoglierlo comporta quanto meno potere considerarlo e soprattutto trovarsi la responsabili di ciò che si pensa, cosa che generalmente non avviene, si immagina che i pensieri vengano chissà da dove, i pensieri sono costruiti dal proprio discorso, dalle proprie fantasie, da tutto ciò che una persona fa e quindi lo riguarda, essendo una mia costruzione questo tale pensiero ovviamente ho avuto dei buoni motivi per costruirlo, se io posso considerare che tutto ciò che penso, che faccio è esattamente ciò che desidero, cioè che il mio discorso mi porta a fare, allora posso anche cessare di immaginare che l’altro sia il padrone, posso anche cessare di avere paura di espormi, di esporre il mio desiderio, pensando che se lo espongo allora per esempio sarò deriso, per esempio, posso cessare di fare tutta una serie di cose che non hanno nessun utilità, tutto ciò che generalmente è costruito dai vari discorsi non ha di per sé nessuna utilità salvo proteggersi da un pericolo che non esiste, non è mai esistito, la più parte delle persone vive la sua esistenza per cercare di difendersi da qualcosa che non è mai esistito. Non è mai esistito nel modo in cui lo immagina, esiste in quanto lo crea ovviamente, però per potere considerare che l’ha creato in modo da potersene difendere, già potrebbe essere un passo avanti nell’intendimento della questione….. un modo per potere arginare tutto questo c’è, ovviamente, perché le cose come vado dicendo da tempo sono straordinariamente semplici, la difficoltà sta nell’accorgersene che sono così semplici….sì?

- Intervento: ….pensare cose del genere può accadere…..

certo ci sono alcune paure che proprio sono esplicitamente fantasiose, la paura di una catastrofe nucleare, la paura che un asteroide colpisca il pianeta e lo disintegri (colui che sale a spegnere il gas, la paura è che scoppi la casa) certo una persona non può evitare questi pensieri così come non può evitare di risalire in casa se immagina di non avere chiuso il gas, c’è una costrizione, una costrizione bella e buona che non è semplice da eliminare, perché è come se non volesse rinunciarci perché da tutto questo trae tutta una serie di vantaggi, occorre sempre tenere conto, già Freud aveva inteso, c’è un tornaconto, trae una serie di vantaggi, per esempio, nel discorso ossessivo il vantaggio che ne so, rispetto al tornare sempre indietro a controllare sempre il gas, è di potere mantenere una sorta di odio nei confronti dell’altro, perché se apro il gas cosa succede? Che la casa è satura di gas poi magari entro in casa e accendo subito la luce per fare chiaro nella situazione e c’è un gran botto o magari entra quell’altro per primo, io magari entro dopo, e scoppia tutto. Sono varie manifestazioni dell’odio di cui dovremo parlare perché è molto importante, soprattutto in analisi il poter accogliere, chiamiamolo odio, provvisoriamente, l’odio nei confronti degli altri….è molto forte e si manifesta così attraverso il timore che all’altro possa succedere ciò che io gli auguro in qualche modo, certo occorre porre le condizioni per potere considerare una cosa del genere, di fronte alla quale l’ossessivo si ritrae "io mai potrei pensare una cosa del genere" e invece la sta pensando, non soltanto la sta enunciando, di più sta facendo in modo che succeda. Come, forse avrete letto anche voi il racconto di Freud nell’Uomo dei Topi, diventato emblematico del discorso ossessivo, il tizio che cammina per un viale, a Vienna, e ad un certo punto trova per il viale una grossa pietra e allora pensa subito "ecco bisogna che la tolga perché se passa di qui la mia fidanzata potrebbe inciamparsi e farsi del male" e allora cosa fa? prende il pietrone e lo sposta. Poi però si dice "guarda come sono poco furbo a pensare una cosa del genere" riprende il pietrone e lo mette dov’era, in modo che se passa la sua fidanzata…l’ammazza. Questo vi dà l’idea di come funzioni nel discorso ossessivo l’odio nei confronti dell’altro, come nei confronti della mamma, questo amore e odio, volere salvarla ma salvarla da che? Salvarla da lui!

Intervento: cambiano i termini e cambiano i ruoli ma è sempre la stessa storia che rappresenta, l’unica storia che lui è capace ad interpretare. Parlavo delle connessioni, l’amore della madre come la racconta Freud per dare un senso a tutta una questione, questa connessione da cui non riesce a svincolarsi a diventare grande poi in definitiva….

La questione dell’erotismo nel discorso ossessivo è una questione complessa, di cui parleremo perché richiede un’analisi più dettagliata e soprattutto coinvolge una infinità di aspetti nel discorso ossessivo, come sapete Freud attribuiva l’erotismo del discorso ossessivo all’erotismo anale, da quando Freud ha stabilito di cosa è fatto il discorso ossessivo, poi vedremo alcuni aspetti che possono anche essere discussi….è un discorso fortemente erotico, forse è quello che accentua di più l’accento erotico, fra i discorsi, però ne parleremo esplicitamente.