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11-6-2011

 

Libreria LEGOLIBRI

 

IN DIFESA DELLA PSICANALISI

 

Intervento di Luciano Faioni

 

La psicanalisi e la sua teoria. Ci sarebbero molte cose da dire a questo riguardo, sulla teoria della psicanalisi, che ha fatto delle cose notevoli, ha mostrato che nulla può essere affermato con certezza, che ogni cosa è una variante e ciascuna cosa interviene sempre lungo una catena quindi mai individuabile, sempre semovente. Naturalmente occorre interrogare anche queste asserzioni che fa la psicanalisi da Freud in poi, a partire dalla questione dell’inconscio: con l’inconscio c’è rimozione, la resistenza, ed è per questo motivo che ciascun elemento, come poi è stato detto in seguito, è differente da sé, è sempre altro, comprese le affermazioni che fa la psicanalisi ovviamente che sono sempre altro da sé e quindi non fermabili, non individuabili, non accertabili. Una teoria sempre in movimento certo, che però, quella psicanalitica visto che è di quella che parliamo, ha questa prerogativa: di fatto impedisce di affermare alcunché visto che qualunque affermazione comunque è presa nell’alterità e cioè dice sempre altro, cosa che può costituire, almeno in ambito teorico un problema. Consideriamo la questione dell’oggetto, che non può essere colto, non può essere individuato, non può essere descritto, non può essere detto perché è altro da sé, ma anche questo “sé” è altro da sé necessariamente, in una sorta di rinvio infinito, qualcosa di simile a ciò che Hjelmslev chiamava una “cascata di semiotiche”, inarrestabile, senza fine, che è un modo di pensare le cose di qualche interesse. Se si prende la cosa rigorosamente e alla lettera di fatto neanche queste affermazioni potrebbero essere fatte tecnicamente, perché non si lasciano afferrare, prendere, individuare né comprendere, sono sempre altro da sé, sempre differenti, come se in questo rinvio continuo e ininterrotto la teoria psicanalitica di fatto non potesse affermare niente, se afferma qualche cosa allora ciò che afferma nega ciò stesso che afferma. Mi rendo conto che la cosa è un po’ complicata, però di fatto la teoria psicanalitica dice questo, ha cancellato ogni possibilità di individuare, di fermare, di significare qualcosa, già con De Saussure, poi ripreso da Lacan, il significato non può dirsi, non può individuarsi, così come l’inconscio che per definizione non può essere saputo, se lo sapessi non sarebbe inconscio. Tutte queste considerazioni conducono da una parte a una sorta di marasma, cioè all’impossibilità di proseguire, però di fatto si prosegue, la teoria prosegue comunque e allora la domanda che accade di porsi è questa: quando sto parlando dell’oggetto, della rimozione, dell’inconscio di qualunque cosa, che cosa sto dicendo esattamente? Di che cosa sto parlando? Sto parlando di qualcosa o non sto parlando di nulla? Potrebbe non essere semplicissimo rispondere a questa domanda, a meno che non si consideri la questione in termini più radicali e cioè come un gioco: parlando di qualunque cosa affermo soltanto delle cose che rinviano ad altre ininterrottamente, incessantemente e inesorabilmente, quindi non le posso fermare, però se considero il tutto come un gioco allora la questione si fa più interessante. Si può considerare una teoria, una qualunque teoria come un giocattolo, e un giocattolo è fatto per giocare, giocare il gioco del linguaggio. Una teoria, una qualunque teoria, che si tratti di una teoria sessuale infantile o della teoria dei quanti di Plank o del principio di indeterminazione di Heisemberg, in ogni caso è un sistema assiomatico provvisto di regole inferenziali per la costruzione di proposizioni, di tutte quelle proposizioni e solo quelle proposizioni che possono essere tratte dagli assiomi stabiliti. Una teoria non è nient’altro che questo: una macchina che costruisce proposizioni, per cosa? Questa è una bella domanda. Parlavo di assiomi, gli assiomi sono soltanto degli elementi che vengono posti per una decisione, non sono derivabili, non sono deducibili, non sono veri nel senso che non si può provare che siano veri, sono dati. Pensate agli assiomi di Peano, alla sua assiomatica, ha costruito tutta la logica contemporanea, almeno buona parte, quando dice che “zero è un numero” questo assioma non è derivabile né deducibile da niente, non è neanche il frutto dell’intuizione, o dell’esperienza, è solo una decisione. Posta la questione in questi termini la cosa si fa da una parte più complicata, dall’altra molto più semplice, perché a questo punto tutti gli assiomi e cioè tutti gli elementi da cui parte una teoria, e includo in questo anche la teoria psicanalitica, sono decisioni. Sto dicendo questo in definitiva, cosa sulla quale potremo discutere naturalmente: affermare per esempio l’esistenza dell’inconscio, non è deducibile né inferibile da alcunché, è una decisione, se decido che c’è allora c’è, se decido che non c’è allora non c’è, Funzionano così le teorie e purtroppo il sistema è combinato in modo tale che negando la possibilità di fermare, di individuare, di stabilire il significato di alcunché, anche qualunque obiezione a una cosa del genere segue lo stesso destino e cioè ciò cui obbietta comunque è sempre altro da ciò che vuole obiettare, l’obiettare stesso è sempre altro da sé, e pertanto tecnicamente non potrebbe farsi. Questa è la teoria in generale, come dicevo la teoria è solo un giocattolo che serve per costruire proposizioni, all’infinito, potremmo anche aggiungere per niente se volessimo proprio dirla tutta. A questo punto si pone una questione che potrebbe essere interessante: di fronte alla domanda che chiede che cosa sto dicendo quando parlo di una certa cosa, non essendoci una risposta garantita da nulla, succede che trovandosi in questo scenario in cui ciascuna cosa continuamente rinvia ad altro incessantemente e inesorabilmente, tutto quello che affermo non ha nessun fondamento, non ha nessuna fondatezza, non ha nessuna necessità, e questo fornisce un’altra importante riflessione e cioè che tutto ciò che viene affermato non richiede nessuna fede, di nessun tipo. Se qualunque cosa di fatto non è quella che è, quella che appare, a meno che non lo stabilisca per una decisione, allora posso affermare in effetti qualunque cosa preso in questo gioco, ma sapendo perfettamente che ciò che affermo è tale soltanto all’interno di quel gioco, non significa nient’altro che un modo per proseguire il gioco, solo questo, ciò che si trae da una cosa del genere è che qualunque affermazione viene fatta in totale e irreversibile assenza di fede. Con fede non intendo la fede in qualche strano dio o cose del genere, ma fede in ciò che si pensa, in ciò che si dice, in ciò che si afferma. Nessuna fede perché so che ciò che sto affermando è soltanto un gioco, solo questo. Pensate a quella cosa che Freud chiamava nevrosi, potrebbe darsi nevrosi, cioè un conflitto se una persona non ha alcuna fede in ciò che pensa, in ciò che dice, in ciò che afferma? Certo che no, non c’è nessun conflitto perché nulla si oppone a nulla, si oppone a niente perché non c’è nulla che sia un valore, diciamola così, e quindi possa opporsi a un altro valore, niente di tutto ciò, per farla breve potremmo dire: niente fede, niente nevrosi. È una conclusione direi inevitabile, che ha però dei risvolti che potrebbero essere di qualche interesse. Ecco quindi, la questione della teoria psicanalitica posta in termini radicali conduce a un gioco, conduce a una totale assenza di fede in ciò che si pensa, è una cosa straordinariamente difficile non avere fede in ciò che si pensa, in alcuni casi appare persino impossibile, però ci si può provare. Potrebbe essere la psicanalisi laica, la totale assenza di fede, ma non solo, pone le condizioni perché sia impossibile un pensiero religioso di qualunque tipo, strutturalmente impossibile, potrebbe essere un’ipotesi ambiziosa, ma perché no? D’altra parte è ciò cui la stessa psicanalisi, almeno con Freud e Lacan in buona parte, conduce inesorabilmente se presa alla lettera. La psicanalisi ha affermato e ha mostrato l’impossibilità di sapere, di conoscere, non c’è sapere su nulla tecnicamente, e allora come si fa a sapere qualcosa? Anche questa è una domanda che generalmente non ci si pone, anche perché non ha risposta e quindi può creare qualche imbarazzo, però merita di essere presa in considerazione. Ecco, questo è quanto volevo dirvi.