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L’AMORE DELLA MADRE

 

Allora vi dicevo che per una sua traduzione personalissima l’addetto alla stampa ha trasformato il titolo “L’amore della madre” in “Amore di mamma”. Allora prendiamo spunto da questo intervento giornalistico per porre la questione a partire da uno dei più noti luoghi comuni e cioè l’amore della mamma appunto. Come sapete Freud ha iniziato a parlare in termini abbastanza ampi della connessione molto stretta tra l’amore materno e la questione erotica. Più volte sottolinea la presenza, per esempio nelle manipolazioni che fa la madre nel corpo del figlio piccolo, con il piacere erotico. Ora di per sé non ci sarebbe nessun problema, tuttavia il discorso occidentale ha sempre allontanato questo pensiero pur avendo accolte e fatte sue, almeno in parte, alcune delle istanze proposte da Freud, ma rispetto a questo elemento vi è stata da sempre una sorta di pudore più forte che altrove. Come mai questo pudore rispetto all’amore della madre? Sicuramente questo va di pari passo con la paura o il tabù, di cui ancora Freud aveva detto, dell’incesto, cioè l’unione sessuale fra consanguinei. Sicuramente non soltanto da parte della madre con il figlio ma padre e figlia, padre e figlio, madre e figlia, madre padre e figlio o figlia, insomma ci sono una serie di varianti e di combinazioni possibili. Dunque dicevo da dove viene questo pudore, questo tabù? Uno dei tabù fondamentali, dice Freud, come uno dei pilastri di tutto il pensiero occidentale e probabilmente della civiltà occidentale, riflettendo intorno a questo ho trovato una notevole prossimità tra l’amore materno e il tabù corrispettivo con il discorso religioso. Questa connessione procede dal fatto che l’amore di cui si tratta in questa sorta di luogo comune deve, direi quasi per definizione, essere spogliato di ogni carattere sessuale, in questo modo compiendo una economia del sesso, come dire: il sesso sta da un’altra parte, qui no. Ora il discorso religioso compie un’operazione del tutto simile in quanto elimina la sessualità a vantaggio della procreazione, la elimina finalizzandola. Una volta finalizzata la supposizione è quella di averla gestita, controllata. Dunque dicevo il discorso religioso elimina questo aspetto ma con sessualità qui cosa dobbiamo intendere? Effettivamente è molto difficile dare una definizione di sessualità così come è molto difficile dare una definizione di qualunque cosa, però possiamo dire che cosa stiamo intendendo con sessualità in questo momento, questo non ce lo impedisce nessuno, possiamo intendere con sessualità, cercando l’accezione più ampia possibile, tutto ciò che è connesso con il piacere in relazione al corpo proprio o altrui ma in ogni caso sempre di riflesso al proprio. Mi rendo conto che è una definizione molto parziale ma giusto per proseguire, è soltanto una definizione provvisoria, come dire allora che il discorso religioso fa del corpo uno strumento, per esempio per la riproduzione o per la maggior gloria di dio, dipende dai casi o entrambe le cose, sono due facce della stessa questione, togliendo quindi il piacere connesso con questo o considerandolo un aspetto marginale. Il piacere in effetti è sempre tenuto in sospetto perché rappresenta qualche cosa di assolutamente personale, non gestibile da una istituzione qualunque essa sia, quindi non controllabile, la sessualità a maggior ragione deve essere controllata, controllata economizzandola, nell’accezione che indicavo prima e cioè rendendola finalizzata a qualche altra cosa. Dunque perché si parla dell’amore della madre come qualcosa di sacro, quasi di inviolabile? C’è in qualche modo l’idea che questo amore della madre sia viziato da un aspetto sessuale, come dicevo all’inizio non ci sarebbe nessun problema di fatto, il problema sorge dove c’è la necessità di togliere assolutamente il piacere, cioè la sessualità dall’amore materno, e il motivo per cui è stato tolto ha a che fare, almeno uno dei motivi, con la necessità di dovere gestire la procreazione da parte di ciascuna istituzione o meglio ancora di ciascun clan. Gestire la riproduzione è uno dei mezzi per mantenersi il potere e quindi occorre togliere a questo aspetto tutto (o il più possibile) ciò che c’è di personale, di ingestibile, quindi il piacere. Ma è ancora Freud che ci suggerisce uno dei motivi, uno degli aspetti per cui l’incesto diventa tabù, ed è di nuovo connesso con il piacere, con il fatto che altrimenti deve venire proibita una cosa che è fortemente desiderata, nessuno proibisce cose che nessuno desidera, e il tabù dell’incesto già di per sé pone l’accento su un desiderio molto forte da parte di ciascuno, perché la sessualità non è gestibile salvo operazioni molto complesse, molto laboriose. L’incesto che come sapete è proibito in moltissime società, direi quasi tutte e sembra avere questa funzione, quella di mantenere la procreazione nelle mani di chi si adopera per il governo, lo stato. Lasciata la sessualità nelle mani delle persone senza che questa sia finalizzata alla procreazione, potrebbe comportare la perdita del controllo della procreazione e quindi della riproduzione della specie e pertanto trovarsi nella difficoltà di gestire un governo, ma questo è soltanto un aspetto, non c’è solo questo ovviamente. Ciò che a noi interessa qui è intendere come funziona o come si riscontra, come ciascuno riscontra ciò che è dell’ordine del tabù dell’incesto nel quotidiano, e lo riscontra reperendo la sacralità di alcuni aspetti, uno di questi è appunto l’amore della madre sul quale generalmente nessuno ha dei dubbi. Il tabù dell’incesto ha anche altri aspetti, oltre a quelli che abbiamo indicato e cioè mantiene la credenza in qualche cosa che è proibito o se volete nella necessità che qualcosa sia proibito. È un aspetto fondamentale che gli umani credono nella possibilità che delle cose debbano essere proibite, il tabù dell’incesto è uno degli elementi, dei pilastri di tutto ciò. Non è che propriamente una società, uno stato si preoccupino più di tanto se ci sono rapporti sessuali fra un padre e una figlia, una madre e un figlio ecc... non è tanto questa la questione quanto piuttosto che la caduta di un tabù come questo si porterebbe al seguito la caduta di altri tabù, di altre proibizioni al punto che potrebbe venire messa in discussione la necessità stessa dello stato per esempio, o di una qualunque forma di organizzazione, minandola pertanto dalle fondamenta...

- Intervento: sembra una questione di autorità...

Esatto, deve rimanere sempre al di là, inaccessibile, sì questa è in effetti una delle condizioni perché possa funzionare. Faccio un esempio, anzi due: uno viene dalla retorica dove si dice che la parola dell’autorità non deve mai essere giustificata, spiegata, deve essere imposta come parola d’autorità, se viene giustificata, se si spiega, crolla tutto, perché nessuna giustificazione sarà sufficiente e l’autorità cadrà, è lo stesso motivo per cui laddove in una psicanalisi si intervenga per esempio con delle interpretazioni, o cose del genere, mai e poi mai si forniranno le motivazioni di questo intervento, perché nulla potrà giustificarlo, perché è un intervento d’autorità. L’autorità è tale se non solo non viene messa in discussione ma se c’è una regola che proibisce di farlo, allora funziona, funziona e può proseguire...

- Intervento: ...anche l’imposizione sarebbe difficile da passare perché l’imposizione è un atto di autorità.

Sì certamente è retta dall’autorità, e l’autorità in questo caso è riconosciuta... (...) sì come avveniva nel medioevo rispetto ad Aristotele per esempio, se lo dice Aristotele non c’è nient’altro da aggiungere, “ipse dixit” ché nessuno sapeva o voleva mettere in discussione il testo di Aristotele perché sarebbe valso a mettere in discussione una quantità sterminata di cose che non era assolutamente il caso di fare e quindi veniva accolto come il dogma...

- Intervento: a livello morale è difficile mettersi contro, perché ci si porta dentro delle regole acquisite... la volta scorsa mi era sembrato strano che gli umani accettassero sempre queste imposizioni quando....

Lei pensi a tutto l’addestramento che avviene nell’età scolare, dalle materne fino alle università, è un addestramento a credere alcune cose, poi si passano qua e là delle informazioni ma questo è marginale, essenziale è stabilire che cosa deve essere creduto e impostare il pensiero in un certo modo come se, adesso facciamo un esempio, come se si dovesse inserire un programma che impedisca l’accesso di qualunque altro tipo di programma per cui soltanto questo modo di pensare è quello corretto, se non si pensa così allora c’è l’errore e l’errore va corretto. È un meccanismo che si autoriproduce in cui c’è il contributo di ciascuno, in effetti ciascuno è pronto a biasimare chiunque si discosti da questa linea, e quindi un sistema che funziona da solo ormai, è un sistema di autocorrezione molto efficace in quanto elimina immediatamente tutto ciò che non si adatta e non si adegua a questa linea e cioè alla struttura del pensiero religioso che è quello che immagina che ci sia almeno un elemento fuori dalla parola, a partire da qui può costruire qualunque cosa. L’incesto è una delle forme più formidabili per mantenere questa credenza, questa superstizione, la credenza che ci sia qualcosa di proibito, di necessariamente proibito, poi sono state date delle giustificazioni abbastanza risibili al fatto dei matrimoni fra consanguinei creano mostri ecc., ma sia come sia parlare dell’amore della madre in effetti è parlare del discorso religioso e cioè del discorso che finalizza le cose e quindi anche se stesso. Che cos’è finalizzare qualcosa? Con finalizzare qualcosa intendo in questa occasione (in un’altra intendo un’altra cosa) immaginare di sapere qual è il verso giusto che si deve prendere, qual è la direzione giusta, qual è il senso per potere progredire, e quindi in definitiva vedete che si torna di nuovo alla questione della verità, sapere qual è la verità e quindi, sapendo qual è, muoversi nella direzione giusta. Tutti elementi connessi tra loro, quello dell’amore della madre con la verità, attraverso vari passaggi ma muovono dalla stessa struttura che è quella che un po’ alla volta stiamo svolgendo, stiamo elaborando e mettendo in discussione, perché questo? Ma perché dopo averla considerata con molta attenzione e meglio di quanto facessero i Gesuiti (sapete che i Gesuiti quando muovevano elle obiezioni agli eretici, studiavano molto bene il pensiero degli eretici, al punto che lo conoscevano molto meglio degli stessi eretici) abbiamo interrogato il discorso occidentale e siamo giunti alla considerazione che è sorretto da principi che ci sono parsi di scarso interesse e allora mano a mano ne consideriamo i vari aspetti per consentire anche a ciascuno di voi di potere verificare (e questa è la cosa più interessante da farsi) rispetto al proprio discorso quali sono gli elementi che intervengono e che insistono e che tutto sommato impediscono di muoversi con una certa libertà. Una madre potrebbe dire di avere provato un fortissimo piacere erotico nel momento in cui ha allattato o ha accudito il corpo dei suoi figli ecc...? Difficilmente potrà dire una cosa del genere pur avendola provata. Ecco noi stiamo riflettendo su come mai questa cosa sia proibita, perché è impedito riconoscere una cosa così semplice tutto sommato, così banale...

- Intervento: è un passaggio all’atto

Passaggio all’atto in che senso? Quale atto sarebbe...?

- Intervento: che si verifichi l’atto sessuale, cioè accogliendolo a livello di pensiero

Col pargolo? ...insomma... certo può esserci una fantasia, certamente anche se difficilmente può passare all’atto come dice Lei, la fantasia certamente esiste ma perché questa fantasia crea qualche problema anziché no?

- Intervento: La fantasia può avere un seguito...

E quindi?

- Intervento: e quindi accadrebbe no?

E cosa accadrebbe nella ipotesi peggiore, più catastrofica che lei riesca ad immaginare? Pensi all’ipotesi più agghiacciante... che la madre e il figlio si congiungano?

- Intervento: Non c’è più da stupirsi...

Prima si stupiva?

- Intervento: penso che comunque ci sia differenza fra la cosa e il pensiero...

Così si pensa generalmente...

- Intervento: nel discorso religioso c’è come una fusione, cioè è l’atto sessuale speculare, trasfuso all’impossibile... ma è una sottolineatura, però un fatto è che l’autorità ha un grosso interesse a stare in piedi... però l’autorità non è che si forma da sé, uno decide che è un’autorità, sembra che ci sia qualcosa di più come passaggio, non solo l’autorità è lì, c’è il bisogno di emularla, la domanda è cosa muove questo circolo....

Lei cosa ne pensa?

- Intervento: Niente di primo acchito, stavo pensando cosa poteva promuovere questa rincorsa...

Sì sembra un fatto abbastanza bizzarro...

- Intervento: la differenza fra amore intellettuale e amore fisico

È stata presa questa divisione come una divisione ontologica anziché una divisione grammaticale, noi possiamo anche parlare di sensibilità e intelletto, però così come significanti a cui non corrisponde nulla, perché non hanno nessun referente questi significanti, da nessuna parte, li utilizziamo per parlare però diciamo che io posso intendere con intelletto tutta l’attività che non riguarda direttamente la sensibilità, ma detto questo ho soltanto dato una regola di un gioco, non ho individuato nessun quid...

- Intervento:...

Ovvio, evoca molto la disputa sugli universali, in effetti quando si prendono questi elementi come entità che esistono fuori dalla parola che li produce immediatamente ci si imbatte in aporie insormontabili...

- Intervento: (In riferimento al gioco dell’autorità di cui si stava parlando) Questo sostegno ad oltranza dell’autorità va mantenuto, questo bisogno assoluto di autorità non è soltanto un riferimento (non è come una cartina guardo le vie, è una cartina che santifico), non esiste niente, il dire dell’autorità è il punto di partenza e il punto di arrivo, non c’è assolutamente niente d’altro... poi ciascuno formula le sue autorità, in qualche maniera, ci può essere un orizzonte non così rigido ma la struttura rimane la stessa, che è la stessa struttura della credenza...e può essere riferita a qualsiasi cosa al di là del soggetto

- Intervento: È come se ci fosse da parte dell’autorità di controllare....

Sì all’inizio occorre qualcuno che attribuisca all’autorità qualche cosa, cioè la edifichi...

- Intervento: apparentemente sembra che ci sia una funzione di controllo rispetto all’atto nella società però poi di fatto è come se fosse dato già per acquisito che il controllo avvenga a livello autoritario e questa è una cosa incredibile, perché a livello mentale potrebbe essere molto più libero di spaziare, non va incontro a nessun tipo di danno altrui e invece sembra quasi che sia terrorizzato da qualche cosa e il pensiero deve perciò funzionare in un certo modo, e c’è qualcosa che dice che deve funzionare così, non può funzionare diversamente, ci sono molti elementi che ti portano a fare questo tipo di ragionamento, poi occorre metà della tua vita per accorgersi che forse puoi ragionare in un altro modo e questo non comporta nessuna catastrofe. È sorprendente.

Sì, certo ci sono altri che vogliono dare un contributo?

- Intervento: Una mia amica ha avuto rapporti con il padre e ne è rimasta segnata... vale la pena di andare a sondare, cercare di ricordare, far emergere qualcosa che è stato e che è rimosso oppure è sufficiente lavorare sul vissuto attuale, quindi su questi atteggiamenti di grande minaccia?

Questione interessante, merita di essere svolta. incominciamo dalla questione centrale e cioè dall’incesto in quanto significante perché l’incesto in quanto tale è niente, assolutamente niente. Incomincia ad essere qualcosa quando a questo significante attribuisco un senso, allora a questo punto il senso che attribuisco a questo significante risentirà dell’addestramento che ho ricevuto al punto che se questo addestramento è ben riuscito sarò consapevole di avere compiuto uno fra i peggiori crimini esistenti, come per un fervente cattolico tagliare la gola al Papa. Un crimine di questa portata e quindi a questo punto cosa succede? Che una sensazione che ha provocato delle forti emozioni è associata immediatamente alla colpa per un crimine inenarrabile e allora il cortocircuito che può verificarsi, come Lei descrive, si è verificato, e che per provare queste forti emozioni deve riprovare assolutamente quella scena che Lei in qualche modo ha vissuta come violenza o ha pensato bene di produrre in quel modo e allora o si verifica che il papà la stupra o se no, niente, non se ne parla nemmeno. Solo che, che si dia questa eventualità poi con gli anni che passano è sempre più remota, sempre più remota e allora che succede? Riproduce questa scena prendendo vari elementi qua e là e subito la fa sua, se ne appropria per provare almeno in parte questa sorta di eccitazione. Ora ho descritto così più che altro un luogo comune rispetto a queste vicende, sapere se sia successo qualcosa oppure no è assolutamente marginale, importa intendere che cosa pensa questa fanciulla, se Lei pensa che sia successo allora è successo, ma a che scopo questo ricordo? A questo riguardo Freud ha provato a fare delle considerazioni a partire dalle nevrosi di guerra: come mai si mantengono ricordi terribili nei militari in seguito a esperienze molto traumatiche (traumatiche cioè che ha subito un trauma, come granate che esplodono ecc.)? Anziché come presumeva dovesse fare l’economia psichica cancellarle? E invece no, si accorge che non è proprio così e cioè che questa esperienza si aggancia ad altre cose che sono tutt’altro che spiacevoli e allora ciò che potrebbe fare la sua amica è intendere perché questo pensiero le è così tanto caro, dopo di che potrà valutare se mantenerlo caro o occuparsi d’altro, oppure continuare a pensarci, perché no? Non è mica proibito...

- Intervento:...

Sì ciascuno può reperire facilmente nella propria vita quali sono gli assiomi da cui muove, non è difficilissimo, le cose in cui crede, poi una volta che lo ha saputo non è che succede chissà che, però può avere una traccia magari per accorgersi che questo dramma che sta vivendo è tale perché è costruito in questo modo, ma che di per sé è nulla e così può sorriderne, cioè una persona può, rispetto a un’esperienza, per esempio come quella che raccontava di questa persona, distruggersi l’esistenza oppure sorriderne, come preferisce, non è proibito però peccato perché potrebbe fare molto... però diceva gli junghiani...(....)

- Intervento: la decisione del soffrire

Una cosa del genere è un “decidere” tra virgolette, nel senso che per potere fare questa operazione occorre avere considerati molti aspetti prima, se no questa operazione non è possibile anche se di fatto rimane una decisione quella di stare male, una decisione ferrea e incrollabile solo che non ce se ne accorge, le cose sono molto semplici in realtà, sempre, la difficoltà sta nell’accorgersene, questo può richiedere molto tempo...

- Intervento:...

 

Sì intendevo dire questo: le cose sono molto semplici per la persona stessa, che lo siano per altri importa poco, è per la stessa persona che occorre che diventino molto semplici, come se ad un certo punto giungesse a dirsi: è tutto qui? Mi sono massacrato per trent’anni ed è niente...

- Intervento: Succede?

Sì certo, può accadere però è una decisione anche se non presa consapevolmente però è una decisione nel senso che nessuno l’ha costretto a stare male, in questo senso è una decisione del proprio discorso, diciamola così, non è che uno dica da oggi decido fino al 13 luglio (perché 13 luglio? sì è il mio compleanno)

- Intervento:...

Dipende da come ciascun evento viene avvertito dalla persona, ciascuna persona avverte questo evento attraverso il proprio discorso, la sua struttura, e quindi un evento che per uno è catastrofico per l’altro è assolutamente indifferente. Della decisione ne parlo in modo un po’ particolare, ma può accadere di giungere ad accorgersi che effettivamente è stata una decisione, per quanto squinternata però una decisione perché per esempio, idea questa anche non consapevole, può essere che il distruggersi è forse il male minore e allora ecco che uno mette in atto questa operazione di autodistruzione...

-Intervento: male minore rispetto a che cosa?

La distruzione di altri per esempio che ritiene essergli cari, questo è abbastanza frequente, cioè per non distruggere queste persone distrugge sé. Allora è evidente che anche quest’altra persona cui si riferisce è in qualche modo sempre se stesso, cioè ciò che lui pensa di quella persona ovviamente però...

- Intervento: Infatti Lei parlava di economia del piacere che è quella che risparmia la struttura religiosa: la sessualità viene ristretta, viene incamerata, dalla sessualità viene tolto tutto il piacere per cui rimane solo erotismo, qualcosa...

Il dovere, come dicevano le vecchie madri inglesi alle figlie la prima notte di nozze: chiudi gli occhi e pensa all’Inghilterra...

- Intervento: questo pare mirato ad una supposta aggressività, ad un supposto peccato, che è necessario mantenere proprio con l’incesto tutto sommato, continuamente, perché è necessaria la presenza di questo male, “questa uccisione”, be parlando di aggressività è abbastanza semplice da connettere. Il discorso religioso ha bisogno della credenza del male, del peccato proprio per salvaguardare questa aggressività che deve essere mantenuta.

- Intervento: Perché necessariamente deve viversi male questo rapporto con la madre? Potrebbe essere un incontro talmente piacevole...

Può essere la più bella esperienza della sua vita, e infatti è per evitare questo che è sorta tutta una serie di attrezzature, di divieti, tabù e impedimenti, proprio per non provare piacere e quindi mantenere un ricordo piacevole di una cosa del genere e non a torto viene fatta questa operazione, perché ciò che deve essere controllato per poter controllare qualunque cosa è la parola, se non si controlla la parola non si controlla niente, anche l’autorità, se l’autorità muovesse dalla parola non potrebbe garantire se stessa in nessun modo e quindi deve essere garantita da qualcosa che è fuori dalla parola. Deve esserci almeno un elemento fuori dalla parola, poi a questo punto questo elemento deve essere mantenuto fuori dalla parola, ecco che diventa sacro, diventa intoccabile, inviolabile, ma inviolabile e intoccabile da che? Dalla parola. È la parola che lo minaccia continuamente e allora succede che la sessualità dovendo essere programmata come procreativa, deve sfuggire necessariamente (adesso io ho saltato un po’ di passaggi) a ciò che di incontrollabile gli rimane e cioè il piacere, dovendone sfuggire ecco che se si riesce si toglie dalla sessualità tutto il piacere e ci si congiunge unicamente per la riproduzione della specie o per far la gloria di dio o per qualunque altra storia, se proprio va male, va bene anche un po’ di piacere ma il minimo indispensabile, ma non tanto, perché se no la cosa sfugge di mano, uno potrebbe cessare di credere che la sessualità debba essere procreativa e da lì cominciare a mettere in discussione un sacco di cose. L’autorità non deve essere messa in discussione mai per nessun motivo, pena la dissoluzione di ogni società e quindi ha una funzione sociale, come la polizia, come il carcere, tutte queste istituzioni sono necessarie per mantenere lo stato. Certo ciò che andiamo dicendo può costituire una minaccia a questa organizzazione, però finché siamo pochi non succederà niente, se fossimo in molti allora...