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L’AMORE, SOPRATTUTTO

3 marzo 2005

 

Libreria LegoLibri

 

Luciano Faioni

 

 

Chi ha avuto occasione di seguirmi ultimamente sa che ho tenuto una conferenza, forse anche più di una, intorno a questo argomento, che è sempre un argomento piacevole. Ora questa sera vorrei condurvi a intendere una questione che in linea di massima è sempre stata un po’ male intesa o non intesa affatto, e cioè che cosa sia di fatto l’amore e perché esista. Ciascuno di voi sa che definizioni intorno all’amore ne sono state fornite da millenni a bizzeffe, alcune simpatiche altre meno, passando dal bigliettino contenuto nei baci Perugina fino alle battutacce da caserma. Si è detto di tutto e il contrario di tutto però rimane il fatto che in realtà nessuno ha mai fornito una definizione di amore che risultasse necessaria, come dire che l’amore o è questo oppure parlare di amore non ha nessun senso. Vedremo di intendere allora che cos’è, anche perché come sapete da molto tempo gli umani se ne occupano, anzi è una delle attività principali, una delle prioritarie direi. Ma perché è una delle attività prioritarie? E una fra le massime ambizioni degli umani? Ciò che accade nell’amore ciascuno lo sa, ad un certo punto qualcosa, qualcuno o un’idea diventa assolutamente prioritaria su tutto, diventa la cosa più importante, il motivo della propria esistenza, al punto che in alcuni casi si dà anche la vita, uno può innamorarsi di un’idea politica, di una religione e a questo punto può fare per questa idea qualunque cosa. Come accade che una qualche cosa o qualcuno si trovi a occupare questa singolare posizione all’interno di un discorso? Intanto occorre notare un aspetto e cioè che l’amore, così come l’innamoramento, procede dal pensiero, anche se affermare una cosa del genere può apparire bizzarro, in alcuni casi anche blasfemo, sconveniente, cionondimeno se non c’è pensiero allora non è possibile amare alcunché. Questo per un motivo molto semplice, perché vedete, per amare qualcuno occorre che questo qualcuno abbia delle virtù particolari che si ritengono notevoli, importanti, e come avviene che si pensi una cosa del genere? E cioè che qualcuno possegga queste virtù? E perché soprattutto le si cerca queste virtù? Le si cerca in seguito a dei pensieri, dei vissuti, a delle considerazioni, dei giudizi in prima istanza di valore oltreché di esistenza, giudizi di valore: “questo è bello!” “questo è buono” “questo è vero!” O il contrario a seconda dei casi, sto dicendo: potrei innamorarmi di qualcuno in assenza della possibilità di formulare giudizi di valore? Ponevo questa domanda: in assenza della possibilità di compiere un giudizio di valore è possibile innamorarsi di qualcuno? Provate a pensarci bene, occorre pure che valuti qualcosa, che valuti per esempio che una certa cosa, una certa persona, una certa idea è buona, bella piacevole, etc. prendete il caso dell’idea dell’innamorarsi di una religione, accade più spesso di quanto immaginate, in questo caso la condizione è che si formuli un giudizio di valore e cioè si ritenga questa cosa alla quale si dà il totale e irreversibile assenso, assolutamente vera, nessuno si innamora di una religione che sa essere falsa per esempio, come dire che è necessario che si formuli un giudizio di valore e cioè che ci sia un pensiero, in altri termini il pensiero è la condizione per potere innamorarsi di qualcuno o di qualcosa. Detto questo occorre intendere di che cosa è fatto l’amore e se eventualmente ciascuna volta questo amore è rivolto a un qualche cosa che risulta essere sempre la stessa cosa, è una possibilità per il momento, però proviamo a considerare la questione: quando qualcuno si innamora di qualcun altro per esempio ritiene questo qualcun altro la somma di tutti i valori positivi necessari per il suo benessere, tant’è che in presenza della persona amata sta bene, in assenza male, adesso dico in modo un po’ rapido, però questo oggetto, questa persona si trova nella posizione di essere la condizione del mio benessere, ecco perché viene così fortemente ricercata. Come accade che si possa pensare qualcosa del genere? Perché lo si pensa con estrema frequenza e nessuno generalmente sa perché si è innamorato di una persona, mentre tendenzialmente sa perché si è innamorato di un’idea, lo sa perché questa idea corrisponde a qualcosa di vero, ma nei confronti di una persona la questione diventa più difficile, tant’è che spesso le fanciulline amano domandare al loro fanciullo: perché mi ami? Dando per acquisito che lui faccia questa operazione e mettendo il partner generalmente in difficoltà, come se non lo sapesse perché, eppure non è per niente anche perché se rispondesse “per niente” sarebbe una pessima risposta in quel caso, dunque è per qualcosa, ma che cosa? Cosa spinge gli umani a innamorarsi di qualcuno o di qualcosa? Operazione che compiono da quando c’è traccia di loro, non è cosa recente, di questi giorni, cosa li spinge dunque perché lo fanno? Cosa cercano esattamente? Forse è questa la questione, nessuno ha mai risposto a una domanda del genere, se non in modo molto banale, ovvio, ci sono infiniti testi che parlando dell’amore, la più parte di nessun interesse però per esempio il Convivio di Platone invece ha qualche interesse e dopo vedremo perché. Dicevo che avviene questo fenomeno: reperire ad un certo punto in qualcuno o qualcosa, qualcosa che è molto prossimo a ciò che si è sempre cercato tant’è che spesso accade di ascoltare in una conversazione amorosa “sei l’uomo, sei la donna…” a seconda dei casi “ che ho sempre cercato”, mai sentito questo? Sì ecco, mi guardava stupita e invece è una cosa che avviene, come mai si dice una cosa del genere? Perché effettivamente si sta cercando qualcosa ma com’è che poi accade, può accadere anche questo: si ridice la stessa cosa a un’altra persona? Allora o c’è stato un errore di valutazione, il che può essere, oppure ciò che la persona cerca in realtà suppone che sia in quella persona ma di fatto non è lì, per questo domandavo prima che cosa si cerca esattamente? Un partner? Come talvolta accade i partner possono essere intercambiabili e anche una fede può venire meno, o un ideale politico può venire meno, ciononostante questa persona continua a cercare qualcosa che apparentemente continua a sfuggirgli. Dicevamo all’inizio che la condizione dell’amore è il pensiero, cioè la possibilità di costruire dei giudizi di valore, potere giudicare qualcosa, potere considerare che una certa cosa è bella, buona, degna e che senza questa possibilità non c’è modo di innamorasi, come dire che in assenza di pensiero non c’è nessuna possibilità di innamorarsi di alcunché, nessuna, non ci interroghiamo sull’eventualità che sia buona o cattiva cosa questa, non ci interessa, prendiamo solo atto di questo: il pensiero è la condizione dell’amore. Allora c’è anche l’eventualità che questo qualcosa che gli umani vanno cercando e che poi chiamano oggetto d’amore in realtà sia qualcosa che appartiene al pensiero, c’è questa possibilità, anche perché provate a considerare la questione: questo giudizio di valore che io do a qualcuno, a qualcosa reputandolo quanto di meglio sia al mondo, è un’operazione che compio io, i miei pensieri, e questi miei pensieri sono fatti in un certo modo, in realtà poi sono quelle stesse cose che consentono dei giudizi, come si fa a pensare, Francesca? È curioso che uno segua delle scuole dall’asilo fino all’università imparando un sacco di cose ma nessuno di fatto insegna a pensare, eppure non è un’attività secondaria per gli umani, o almeno non dovrebbe. Si pensa così: si muove da un elemento qualunque che è noto come premessa e poi attraverso una serie di passaggi più o meno coerenti tra loro si giunge a un altro che elemento che è un’affermazione e che si chiama conclusione, si pensa così, qualunque cosa lei pensi, sia che debba fare la spesa per il giorno dopo, o decidere di passare la sua vita con qualcuno o trasferirsi in Uganda, comunque penserà così necessariamente, ora cos’ha a che fare tutto questo con l’amore? Non è che anche l’amore funziona allo stesso modo? E cioè procede attraverso una serie di pensieri e giunge a una conclusione che afferma: sì, quella è la persona che desidero, o quella è l’idea giusta o quella è la cosa vera. Perché se così fosse così allora l’amore, anziché essere quella sorta di istanza quasi magica, mistica, divina come talvolta viene dipinto, verrebbe ricondotto a ciò che di fatto probabilmente è: qualcosa che attiene al pensiero, prodotto dal proprio pensiero, c’è questa possibilità, ma consideriamo meglio la questione. Cosa avviene dunque quando una persona si innamora di un’altra? Abbiamo detto alcune cose però vediamo se è possibile aggiungere qualche altra cosa, ché per una serie di elementi questa certa persona viene messa al posto di ciò che si cerca, cioè del più desiderabile, ora sappiamo che senza pensiero non c’è amore e allora questo più desiderabile deve essere qualcosa che è nel pensiero, in ogni caso è prodotto dal pensiero, ma che cosa cerca il pensiero? Quando avremo risposto a questa domanda allora avremo risposto anche a quell’altra e cioè perché gli umani si innamorano e qui ecco che torniamo al nostro amico Platone. Se leggete il Convivio, attentamente o distrattamente come preferite, vi accorgerete che ciò che rimane in ultima istanza in questa ricerca nei confronti dell’amore, almeno per i Greci, non era nient’altro che l’amore per la verità. Sì, è questo che rimane: l’amore per la verità. Appare bizzarro che l’amore per qualcuno sia fatto di questo, cioè dell’amore per la verità, tuttavia bisogna riflettere meglio di quanto generalmente accada, anche perché la persona molto innamorata non riflette moltissimo e si lascia trasportare sì, è una di quelle cose, non è l’unica ma è una di quelle cose che perché funzioni così come funziona generalmente è necessario sospendere ogni giudizio, c’è stato naturalmente un giudizio di valore ma una volta stabilito che è così da quel momento in poi è come se, dico come se, poi può accadere di tutto, come se si cessasse ogni interrogazione intorno a questo fatto, tant’è che la persona innamorata non vuole sentire obiezioni rispetto al suo oggetto d’amore, rifugge a una cosa del genere e rifugge anche l’idea che questo oggetto d’amore possa contenere anche dei difetti per esempio, o cose sgradevoli. È curiosamente simile questa struttura a quella del fedele che non ama ascoltare critiche alla sua religione, è una curiosa similitudine, come se nel caso dell’innamoramento nei confronti di qualcuno si fosse costruita l’assoluta, incrollabile e irreversibile certezza che le cose stanno esattamente così come penso che siano, e cioè che quella persona è esattamente quella che andavo cercando. Una fede incrollabile, notevole per la sua forza e la determinazione, è come se, almeno questo accade prevalentemente nel primo innamoramento, c’è anche l’antico adagio che dice “il primo amore non si scorda mai” il primo amore come la prima occasione per verificare che questa cosa che corrisponde in modo assoluto, totale a ciò che io cerco esiste, c’è. Però non abbiamo ancora risposto in modo esauriente alla domanda che cosa si cerca esattamente, anche perché come abbiamo detto prima ciascuno sa che il primo amore è il primo proprio perché c’è un secondo, un terzo etc., può capitare, non è necessario ma può accadere e come dicevo ciascuna volta è sempre esattamente quello che cercava e quindi a questo punto dobbiamo rispondere a questa domanda: che cosa si cerca esattamente. In qualche modo Platone ci ha messo sulla diritta via: si cerca quella cosa che risulti definitiva, irreversibile, sicura, certa e inattaccabile, qualcosa che gli umani hanno sempre cercato chiamandola in vario modo ma quello che più si attaglia a quello che andiamo dicendo è questo: la verità assoluta. La connessione con l’amore è che in realtà innamorandosi di qualcuno o di qualche cosa non ha importanza a questo punto, cerca quel qualcosa che risponda a tutto ciò che il suo pensiero cerca, e cioè la domanda fondamentale: qual è la risposta ultima, qual è quella cosa che soddisfa qualunque domanda. È una bella questione, anche nell’innamoramento nei confronti di qualcuno la questione è esattamente la stessa, in questo caso è qualcuno la cui esistenza, il cui amore soddisfa qualunque domanda, tant’è che si usa anche dire che si è totalmente appagati, che è una condizione piacevole, anche se talvolta caduca, però dunque a questo punto siamo vicini alla questione poiché ciò che per gli umani rappresenta il più desiderabile è, come abbiamo visto, ciò che appaga qualunque domanda, risponde a qualunque domanda. Sappiamo che questa domanda viene dai suoi pensieri e non può venire da altrove ora dunque che cosa chiede il pensiero? Che cosa chiede di così importante? Deve essere qualcosa di formidabile perché quando lo trova è disposto a dare la vita per questo, torno a dirvi che sia l’amore per qualcuno, per l’ideale politico, per una religione è disposto a dare la vita che è generalmente il bene supremo la propria vita, e infatti metterla a repentaglio rappresenta la posta più alta, qualcosa dunque di straordinario, di formidabile. Cos’è che soddisfa il pensiero? A questo punto possiamo dirla tutta, almeno apparentemente ché poi abbiamo visto che non sempre questa cosa che si trova regge a lungo, forse occorre una breve riflessione su come funziona il pensiero per potere rispondere a questa domanda fondamentale e il pensiero funziona come ciascuno di voi sa, perché lo pratica ventiquattrore su ventiquattro, funziona come un discorso che ha come unico obiettivo di concludere con qualcosa di vero, che può configurarsi come l’avere ragione, risolvere un problema, trovare qualcosa, essere soddisfatti del proprio operato, non ha importanza, ma ciò che importa è che concluda con qualcosa che venga ritenuto essere vero, a quel punto si è soddisfatti, contenti di sé. C’è una sorta di appagamento, un appagamento che segue all’essere riusciti a risolvere un problema per esempio, o essere riusciti a fare innamorare qualcuno o a trovarsi in quella situazione amorosa che si è sempre sognata, ma provate a pensare a qualcosa di assoluto che è più grande di tutto questo ed è più grande perché rappresenta la risposta definitiva a qualunque domanda che il pensiero sia in condizioni di porsi, non è poco, a questo punto quello che chiamiamo innamoramento dovrebbe essere assoluto totale e irreversibile: trovare qualcosa di vero su cui fondarsi, qualcosa che sia così, finalmente in modo duraturo, che non cambi a seconda degli umori ma sia così sempre. In fondo le religioni hanno tentato di fornire una cosa del genere, però in modo abbastanza rozzo e cioè costruendo argomentazioni insostenibili, facilmente smontabili, però la struttura è la stessa nel senso che anche la religione punta a questo, e cioè mostrare una verità assoluta, totale, irreversibile tant’è che si usa dire nelle religioni che l’amore di dio è assoluto. Ormai siamo alla questione centrale: l’oggetto d’amore, quello che scatena le passioni più violente, sappiamo essere un pensiero, comunque costruito da un pensiero, non è altro che l’idea di qualcosa che sia assolutamente vero, incrollabilmente vero, anche perché il pensiero non ha molti altri strumenti se non quella struttura di cui dicevamo prima che comunemente si chiama linguaggio di cui è fatto, non ha altri modi per pensare se non quello e quindi non può utilizzare altri strumenti se non quelli e il pensiero di ciascuno da quando incomincia a esistere cioè a esistere nella parola, nel discorso, è assetato sempre e comunque di quella cosa che già gli antichi chiamavano la verità, nelle sue infinite configurazioni: “tu sei quello che vado cercando, ma cosa vado cercando, e perché?” In parte abbiamo risposto a questa domanda, ciò che cerco è qualche cosa che esiste nei miei pensieri e che mi fa pensare che da qualche parte, in qualche modo ci sia qualche cosa che soddisfi il mio pensiero in prima istanza, visto che è di questo che vivo non è una questione secondaria, e l’unica cosa che soddisfa il pensiero è trovare qualcosa che sia assolutamente vero, che sia pensato come tale effettivamente. L’amore per la verità è ciò che ciascuno pratica di fatto, che lo sappia o no, che se ne accorga oppure no, perché ama giungere al vero, a sapere come stanno le cose per esempio, anche in amore domanda “mi ami oppure no?” sì, no, forse, c’è anche questa possibilità anche se in genere non è gradita. Sapere come stanno le cose, qual è fra tante quella affermazione vera, c’è l’eventualità che gli umani durante tutto il loro corso non abbiano fatto né continuino a fare nient’altro che questo spinti da quella stessa cosa che li fa vivere: il loro pensiero, la loro possibilità di pensare senza la quale cosa non saprebbero di vivere per esempio, quindi non potrebbero neppure chiederselo e come abbiamo detto all’inizio non avrebbero la possibilità di innamorarsi perché innamorarsi non è nient’altro che accorgersi che c’è qualche cosa verso la quale il proprio pensiero spinge inesorabilmente e che si brama di trovare, ed è anche reperibile, non in qualcuno in linea di massima, ma in ciò che è la condizione stessa del pensiero che a sua volta è la condizione dell’amore. Come dire che posso innamorarmi di qualcuno, e se ho questa possibilità è perché penso ma posso pensare perché esiste qualche cosa che me lo consente, e che indicavamo prima con il linguaggio, e allora di che cosa innamorarsi? Ognuno si innamora di ciò che ritiene più opportuno ma in ogni caso, in ogni caso ed ecco ciò che ci domandavamo all’inizio, cioè se ciascuno in definitiva si innamori sempre della stessa cosa, non della stessa persona molti lo auspicano ma non avviene sempre così, sempre della stessa cosa vale a dire di qualche cosa che è per quella persona come per qualunque il più desiderabile, ciò che ha sempre cercato, ciò che sa, perché il pensiero lo costringe a fare, cioè a saperlo, che esiste qualche cosa al di sopra di tutto che non è altro che la banalissima verità, il sapere come stanno le cose, il sapere che cosa l’altro pensa per esempio, perché dovrebbe essere curioso di sapere quello che pensa l’altro? Sono affari suoi invece no, perché in base a ciò che lui pensa io posso per esempio modificare la mia condotta. a che scopo? Per attrarlo per esempio, per sedurlo, per trattenerlo a seconda dei casi, sapere, sapere sempre e continuamente, e sapere che cosa è vero, questo è ciò che gli umani cercano ininterrottamente. Se una persona, un qualcosa si trova a occupare casualmente questa posizione per un breve tratto allora ci si innamora, è inevitabile, uno potrebbe pensare che l’innamoramento sia costruibile a tavolino, tecnicamente sì, ma poi di fatto anche no, perché costruito in questo modo si toglie la possibilità di soffrire quindi cessa ogni interesse per l’amore. Adesso l’ho detta così un po’ rapidamente però taluni si sono trovati a considerare che se non si soffre allora non si ama, che non significa necessariamente prenderlo a calci negli stinchi per farlo soffrire ovviamente, deve soffrire per la paura di perdere quella persona. Essendo una delle attività più importanti degli gli umani si sono costruiti intorno a questo una quantità sterminata di fantasie, di cui abbiamo accennato anche in questa sede in lungo e in largo, ma rimane il fatto che ciascuno cerca comunque sempre qualche cosa che lo soddisfi in toto, la questione è che non può non farlo, non può cessare di compiere questa operazione e non lo può fare perché è fatto di pensiero e il suo pensiero lo spinge ininterrottamente, continuamente a fare questo, a cercare questo qualcosa e supporre che sia in qualcuno, perché no? Ma di fatto rimane una supposizione, questo qualcuno non può rispondere alla sua domanda, la domanda che il suo pensiero gli impone e non può non imporgli, da qui tutta una serie di illusioni o disillusioni possibili e immaginabili, mentre gli antichi, almeno Platone ma non soltanto, avevano inteso che l’amore, quello per loro caro agli dei, quello più degno era l’amore per la verità. Socrate era per tutti gli amici suoi, Alcibiade, Agatone etc. non era altro che un’agalma, un involucro vuoto che rinvia al sapere, si innamoravano di Socrate… allora l’amore era quello omosessuale, andava di moda quello, ogni epoca ha le sue mode, l’amore per Socrate non era perché fosse bello e attraente, pare che fosse orribile, ciononostante era oggetto d’amore per il suo sapere, per la sua prossimità con la verità. È questo che fa innamorare, nient’altro che questo. Intanto se qualcuno vuole cominciare a dire delle cose possiamo proseguire in modo più interessante, cioè con i vostri interventi. Mi rendo conto di avere suscitato magari qualche perplessità, forse qualcuno non ha ascoltato ciò che voleva ascoltare, a me succede sempre, ma rimane la domanda che gli umani si sono posti da sempre: “Perché l’amore? Perché ci si innamora. Perché mi innamoro di tizio anziché di caio?” C’è un motivo: una persona si trova, anche solo per un attimo, ed è il così detto colpo di fulmine, a collimare con ciò che suppongo possa rispondere a ciò che il mio pensiero mi domanda incessantemente, che cosa mi domanda? Verità, nient’altro che questo, trovare proposizioni vere, affermazioni vere concludere in modo certo, sapere, torno a dirvi, sapere come stanno le cose, gli umani vivono di questo, non vivono di nient’altro, poco o tanto che sia così è… Daniela?

 

Intervento: perché il pensiero non può trovare in se stesso la risposta ultima e definitiva che cerca invece in qualcosa o qualcuno all’esterno di sé, perché non trova questa risposta visto che è il pensiero che produce l’innamoramento e l’amore cercandoli all’esterno di noi questa risposta ultima?

 

Sì, certo, è una bella domanda, e merita una bella risposta. Lei non ha torto, il pensiero può compiere in realtà questa operazione, può farlo, ma a quali condizioni può farlo? A condizione che sappia di che cosa è fatto, sappia che cosa lo supporta, sappia come funziona, sappia in altri termini qual è quella cosa che gli permette di porsi questa domanda, questa come qualunque altra, allora se sa questo certo, sa rispondere al suo quesito e trova all’interno della propria struttura la riposta e cioè l’oggetto d’amore sa qual è e non può non essere, necessariamente, perché è la condizione per qualunque cosa, allora sì effettivamente è come se avesse trovato l’ultimo elemento, come se fosse giunto a fine corsa, alle colonne d’Ercole, “dov’Ercule segnò li suoi riguardi, acciò che l’uom più oltre non si metta”

 

Intervento: non si può arrestare?

 

Diciamo che non può uscire dal proprio pensiero, cioè dal linguaggio in altri termini, non è possibile uscire però è possibile costruire infinite storie, infiniti racconti tant’è che gli umani parlano da quando esistono e ancora non hanno smesso, non si fermano mai, è al tempo stesso un insieme chiuso e aperto, chiuso perché non c’è uscita, aperto perché può produrre una quantità infinita di elementi, per cui a quel punto che cosa avviene, Daniela? Quando il pensiero trova questo elemento? Certo non ha la necessità di cercarlo altrove perché sa dov’è e dove soprattutto non può non essere, e sa che cos’è quell’elemento che muove tutto e che Dante in fondo aveva intravisto: “amor che tutto move” infatti muove tutto. L’amore, come quella attrazione inarrestabile, irresistibile verso qualche cosa, certo se posta in questi termini sì, la questione è che non è soddisfatta mai da qualcuno o da qualcosa, ma soltanto dalla sua condizione che è quella cosa che chiamiamo linguaggio, linguaggio come ciò che consente di dire e quindi di pensare qualunque cosa, per esempio se c’è qualcosa fuori dal linguaggio, o chiedersi se tutto è nel linguaggio, domandarsi se lui è solo linguaggio oppure no, porsi una domanda estetica: “è bello tutto questo o è brutto?” “mi piace oppure no?” e senza il linguaggio non potrebbe fare niente di tutto questo né avrebbe mai potuto farlo, né potrebbe farlo mai e quindi tutto questo non solo non esisterebbe ma non sarebbe mai esistito, detto questo cosa avviene dunque? Ecco Daniela, quando si constata che l’unico elemento è quello e cioè la constatazione che sono fatto di linguaggio e che tutto ciò che cerco non è nient’altro che linguaggio e che se lo cerco è la struttura del linguaggio che mi impone di farlo, ed essendo fatto il linguaggio ed imponendomi il linguaggio di fare questo io non posso non farlo semplicemente, allora a quel punto diventa saggia, e cioè cessa di andare in giro a cercare cose che sa che non troverà mai. Questo non significa che non possa fare tutto ciò che ritiene opportuno, ma con il non potere non sapere ciò che sta facendo, sempre e comunque. Questa è la differenza tra una persona che pensa in questo modo Daniela e il resto degli umani che continuano a parlare, a dire, ad agitarsi senza sapere assolutamente nulla di tutto ciò che stanno facendo. Da qui tutta una serie di agitazioni… sì altri che vogliano aggiungere qualche cosa, sì?

 

Intervento: potremmo dirla così continuando sulla scia del Convivio di Platone, l’amore a questo punto cioè al momento in cui può considerare il pensiero e ciò che produce anche quei giudizi di valore che lo conducono molte volte a cercare un amore, potremo dire sulla scia di Platone che a quel punto la persona è amante, amante Platone insiste a parlare dell’amante più che dell’amato, importante è il movimento dell’amore, questo continuare il gioco della verità poi tutto sommato, questo non accontentarsi mai, mai quieto, questo continuare a pensare …a quel punto mi piaceva porre la distinzione tra amante, in questo senso, e l’amato e cioè colui che cerca l’amore dell’altro non sapendo che lo costruisce per un tornaconto, letteralmente, e quindi tutte le volte si illude e subito dopo si disillude perché non ha trovato questo amore….mi piaceva porre l’accento sull’amante cioè colui che ama amare e non si ferma mai, amante del proprio pensiero, avere la possibilità di costruire il proprio pensare…

 

Esatto e qui si pone una questione importante perché apre a una bella cosa in effetti, certo una persona che sa quando parla, pensa, desidera sogna etc. non cerca in qualcuno la risposta a ciò che lui pensa, cerca un interlocutore, un interlocutore con cui parlare, non la risposta alla sua domanda, che sa che non troverà né lì né altrove, nel senso che la risposta alle sue domande è già lì, lì nella condizione stessa di formularle.

 

Intervento: se l’amante desse ciascuna volta la risposta…

 

Sì ha detto bene, l’amante è l’interlocutore, certo. Chi è che stava dicendo? Sandro?

 

Intervento: che l’amante sia l’interlocutore e quindi non è il garante di ciò che penso… in effetti mi veniva da pensare questo che in questi termini anche la relazione può assumere questo aspetto di gioco, laddove invece se l’amante corrisponde a questa risposta ultima è chiaro che questo si porta dietro tutta una serie di drammaturgie non indifferenti, a questo punto quel soggetto è sempre in pericolo, è sempre in perdita in qualche modo mentre invece se l’amate diventa l’interlocutore ecco che a questo punto la parola trova il suo gioco e quindi…

 

Sì lui è l’amante e l’interlocutore, l’amato è il discorso ciò che si dice sì posta così è già più interessante

 

Intervento: solo questa semplice notazione perché è il modo di evitare tutta una serie di drammi personali e non, di una relazione che si fonda in qualche modo su questa necessità di garanzia, che ad un certo punto si porta con sé è inevitabile che sia così, stavo pensando a certe questioni di persone abbandonate dall’amato che incominciano a dare fuori di testa, compiono stragi ecc. è evidente che questa persona aveva il ruolo di risposta ultima, di ciò che dava senso a tutto quanto…

 

Sì, molte guerre si fanno per questo…

 

Intervento: era una semplificazione quella che ho fatto io ma era per connetterla al ragionamento che si stava facendo.

 

Intervento: se l’amore è costruito dal pensiero…

 

Lei ha qualche dubbio a questo riguardo? Ha posto una condizione se… e soltanto se… ah ecco, non ha ancora riflettuto, bene certo…

 

Intervento: perché succede che quando razionalmente ci si rende conto con il proprio pensiero che il gesto dell’amore non è una cosa vera, si continua ad amare? Allora non è vero che il quel momento il pensiero è una cosa razionale…

 

No, il pensiero funziona benissimo, sempre, e va sempre a segno, infatti ci pensi bene, una persona si accorge che non è la persona che si aspettava che fosse, mettiamola così, e ciononostante continua ad amarla lo stesso, soffrendo soprattutto, ora c’è l’eventualità che il pensiero costruisca questa storia e immetta questa decisione per continuare a soffrire. Vede, la sofferenza è una strana cosa che, come dicevo prima spesso si accompagna con l’amore anzi, è quasi un luogo comune. Però di fatto non c’è nessuno che costringa a soffrire, lei dice razionalmente lo sa, beh e razionalmente decide di continuare a soffrire, possiamo anche dirla così, se lei pensasse in termini razionali come dice allora quella cosa non va bene la elimina, se questa cosa non mi soddisfa più ne cerco un’altra, e così avviene in genere anzi, si è mai chiesta come mai le persone che fanno soffrire sono quelle che si amano di più? E anche questo è un altro luogo comune, il fatto che le fanciulline si innamorino sempre di quelli peggiori, quelli che necessariamente, sicuramente le faranno soffrire perché le tradiranno, le abbandoneranno etc. Poi sposano quello buono, però si divertono, sono attratte soprattutto dallo scavezzacollo, da quello che sanno benissimo, le fanciulline, non è che siano così ingenue, lo sanno perfettamente che le farà soffrire, ma magari proprio per questo ne sono così attratte. Ma la sofferenza dicevo prima è una strana cosa, perché funzioni cioè perché sia godibile, quindi praticabile, occorre che non ci sia in nessun modo la possibilità di assumersene la responsabilità e cioè potere affermare: “sono io che voglio soffrire”, poiché in quel momento si perde tutto l’effetto, non funziona più, e allora la condizione è che io non lo sappia, non lo voglia, anzi io continuo a dire che non lo voglio in modo che tutti quanti siano convinti, dopo di me, che io non lo voglio, ché se lo volessi finirebbe tutto, cesserei di godermi questa possibilità, di soffrire le famose pene d’amore, famose da sempre e che accompagnano da sempre tutte le relazioni. Però sì, se una persona avesse l’occasione, l’opportunità di considerare che sta facendo esattamente quello che vuole, e cioè soffrire, per quella persona allora cesserebbe tutto l’effetto. Molte persone che si trovano ad ascoltare le cose che andiamo dicendo sono preoccupate da una cosa del genere, dall’eventualità di cessare di soffrire, perché se smettono di soffrire allora cosa fanno? Anche questo può essere un problema…

 

Intervento:…

 

Non sto dicendo questo, sto dicendo che in molti casi funziona così, sofferenza per amore o per qualunque altra cosa, non necessariamente per amore, soffrire non è altro che provare forti emozioni, fortissime emozioni, e come sa da quando c’è traccia degli umani è questo che cercano, forti emozioni, e in effetti le emozioni più forti sono quelle che si provano quando si mette a repentaglio la propria vita, così come in guerra, i giovani sono attratti dalle guerre molto spesso, proprio per questo motivo, è una sfida dove la posta in gioco è la più alta possibile. Per cui non c’è nessuna contraddizione in realtà, il pensiero costruisce quelle cose che ritiene più opportune, in quel caso costruisce delle storie che fanno soffrire al solo fine di godersele, per esempio uno immagina già che succederà una serie di catastrofi, se poi non succedono è una delusione tremenda, però intanto se le è godute col pensiero, se le è costruite, poi se si verificano bene, se no si passa a un’altra. Gli umani amano la sofferenza anzi, la hanno addirittura innalzata a qualcosa degna degli dei. Cristo cosa fa sulla croce? Mica gioca a canasta con gli amici, soffre, ed è perché ha sofferto che quello che dice è la verità, perché ha sofferto sulla croce. È un luogo comune, molto cristiano certo, che ciò che si ottiene con la sofferenza e il sacrificio valga più di ciò che è ottenuto senza alcuno sforzo e con un sorriso sulle labbra, nessuno ha mai saputo dire perché esattamente, però molti lo pensano sulla scia della tradizione cristiana, siccome Cristo ha fatto così allora se lo ha faccio anch’io va bene… non è così automatico sì, qualcun altro?

 

Intervento: se l’amore è pensiero e il pensiero è razionale perché ci sono tanti atteggiamenti d’amore…

 

Scusi se la interrompo, perché dice che il pensiero è razionale, cosa intende con razionalità, a questo punto forse occorre precisare…

 

Intervento: io penso che il pensiero tiene conto di riflessioni, di ragionamenti…

 

Lei non ha torto a dire questo, però talvolta appare molto sconclusionato, squinternato, perché magari le premesse da cui muove sono assolutamente insostenibili, il procedimento è corretto, sono le premesse da cui parte che risultano inaccettabili. Come avviene in alcuni casi di psicosi per esempio, la persona è assolutamente coerente anche se il suo atteggiamento può apparire tra i più squinternati, ma è assolutamente coerente rispetto alle premesse da cui muove, se per esempio io mi alzassi e mi mettessi a correre urlando alcuni tra voi potrebbero essere perplessi della mia condotta ma che risulta assolutamente coerente se io sono assolutamente convinto che in questa sala ci sia dell’esplosivo che esploderà tra cinque secondi, in questo caso la mia condotta è assolutamente coerente, io lo penso cioè muovo da quella premessa, voi no ovviamente perché è auspicabile che non ci sia nessuna bomba. Allora può apparire incoerente e irrazionale però è da verificare se è proprio così o se invece segue una sequenza molto precisa, anche se appare totalmente squinternata. E ciò che è considerato generalmente razionale è il percorso, il procedimento, un procedimento ferreo tipo quello dei computer “sì/no, vero/falso” sì certo però dipende dalle premesse da cui si muove, se le premesse sono quelle accettate dai più allora è normale, se sono premesse non accettate dai più si è anormali pur avendo un atteggiamento assolutamente coerente con le proprie premesse, però risulta squinternato e incomprensibile perché non si conoscono le premesse da cui muove. L’innamoramento può apparire irrazionale, però non lo è, segue delle sequenze molto, molto precise, tuttavia se come accade si ignorano le premesse risulta che le conclusioni siano squinternate, siano assolutamente irrazionali “perché io sono giunto a una cosa del genere?” ma se ci fosse la possibilità di recuperare le premesse forse tutto diventerebbe molto semplice, comunque cesserebbe di essere così incomprensibile e si mostrerebbe per quello che è, una sequenza coerente di proposizioni. Forse dicevo all’inizio che è possibile sapere perché ci si innamora di qualcuno, con estrema precisione, può non essere semplice…

 

Intervento:…

 

Dipende se lo si vuole sapere oppure no, in alcuni casi dice Sandro che è meglio non saperlo…

 

Intervento: diciamo che nel luogo comune l’amore deve mantenere questa sorta di fascinazione che viene dal mistero

Sì certo, è una cosa magica, in questo è come la fede di cui dicevamo prima…

 

Intervento: è come profanare

 

Proprio così, è una profanazione…

 

Intervento: è un po’ come se fossero le regole del gioco dell’innamoramento per esserne travolti totalmente e in questo caso non esserne responsabili di quello che si va facendo

 

In questo caso sì, e infatti è possibile soffrirne dopo e per tutto il tempo che si ritiene opportuno, senza limiti, la sofferenza è una delle cose più care agli umani perché è quella che dà più da fare, se non altro per eliminarla, se invece tutto va bene, tutto fila liscio che è una meraviglia… pensate alle relazioni, quando tutto va bene, tutto fila liscio che è una meraviglia, quanto dura?

 

Intervento: poco…

 

Troverà il modo di…

 

Intervento: di complicare la situazione

 

Esatto perché lui o l’altro ad un certo punto si trovi nelle condizioni di movimentare la situazione. Succede

 

Intervento: allora questo succede sempre ogni volta che si prova un’emozione viene accettato qualche cosa che non viene da sé, che non si è deciso

 

Qualche cosa del genere sì, ha a che fare con il subire qualcosa più che con l’agire l’emozione…

 

Intervento: cioè si fa finta che non venga da sé

 

Ecco, se fa finta già la cosa è diversa, se invece non lo sa proprio è meglio perché è proprio la ricetta per soffrire, adesso ognuno trova i suoi modi però ciascuno si costruisce delle scene dove c’è una grande sofferenza, succedono cose tremendissime al solo scopo di godersele, è come proiettarsi un film, è lo stesso motivo per cui si va al cinema per piangere “mi sono divertito tanto, ho pianto tutto il tempo”

 

Intervento:…

 

Non necessariamente, muove qualunque cosa come diceva Dante, che io ho ripreso perché in parte sono d’accordo con lui, però muove le cose proprio perché l’amore non è altro che questa fortissima attrazione verso il vero, che sia qualcosa oppure qualcuno, quindi costringe a muovere e dove c’è amore per qualcosa c’è movimento verso questo qualcosa, è inevitabile, ecco perché è movimento. Lei diceva del sentimento, io non ho parlato dell’amore come quello della canzonetta, quello sentimentale, quello che cantano in questo momento al Festival di San Remo, ma l’amore per qualunque cosa, che può essere di un ideale politico o una religione, può muovere qualcuno per esempio a farsi saltare per aria in una base militare, o in una moschea o dove accidenti gli pare. L’amore muove certamente, la persona che è innamorata di un’altra cerca di raggiungerla per esempio, o di fuggirla, in ogni caso si muove… sì?

 

Intervento:…

 

Cos’è una domanda Francesca? Visto che non ce l’ha… se fossimo dei linguisti diremmo che è un operatore, un operatore linguistico, una delle regole del gioco, che consentono al gioco di procedere, è una definizione neanche delle peggiori.

 

Intervento: qual è la definizione d’amore più interessante che le è capitato di leggere?

 

Questa e una bella domanda, la definizione più interessante e più bella che abbia mai ascoltato è quella che ho pronunciato io, e cioè l’amore è attrazione verso il bene, quindi la verità, che sono la stessa cosa, in fondo anche i padri della Chiesa avevano posto una questione simile, anche se poi divergo per alcuni aspetti, attrazione verso il bene, l’amore o è questo o non è niente perché se non è attratta e se ciò che l’attrae non è il bene, bene per lei, qualunque cosa sia non ha importanza, allora parlare di amore non ha nessun senso, non è niente, occorre che ci sia un’attrazione e l’oggetto che mi attrae sia per me il bene, in caso contrario non c’è amore. Ecco perché è l’unica definizione ragionevole e accoglibile, qualunque altra è discutibile, questa no, perché se nega questa nega la possibilità stessa di pensare l’amore. È soddisfatta della definizione o ne ha una migliore?

 

Intervento: allora la verità è il bene assoluto?

 

Sì, inesorabilmente, ciò verso cui gli umani vanno e vanno perché va ciò stesso di cui sono fatti e quindi non possono non farlo, che lo vogliano o no, che piaccia oppure no. Il fatto stesso di volerlo oppure no, che piaccia oppure no in ogni caso è costruito da questa cosa.

 

Intervento: come dire che è strutturale al pensiero…

 

Sì, molto bene. Abbiamo concluso, giovedì prossimo ci sarà una bellissima conferenza “Il potere delle donne”, chi è curioso di sapere in che cosa consista è invitato a presentarsi qui alle ore 21 e Beatrice Dall’ara glielo spiegherà. Se invece non avete nessun interesse a considerare il potere delle donne, può accadervi di subirlo. Grazie a tutti e buona serata.