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1-4-2004

 

LegoLibri 

 

Beatrice Dall’Ara

 

L’amore allo scoperto

 

 

È il caso di riprendere questi incontri che ormai da molti anni avvengono, riprendere e portare avanti questo discorso che è ciò che traina tutto il nostro muovere… allora riprendiamo dopo un mese circa di interruzione, di intervallo, adesso ci sarà un mese di conferenze quattro incontri che poi si interromperanno per un altro mese e riprenderanno a giugno con altri quattro incontri… questi incontri hanno un titolo “l’analisi della parola” andremo sempre più nello specifico, analisi della parola che se è parola ha sempre un rinvio, ha sempre modo di continuare a proseguire non c’è mai l’ultima parola, infatti il sottotitolo è “ una storia che non finisce di raccontarsi”. Questa sera il titolo dell’incontro è “amore allo scoperto” e parleremo d’amore ancora una volta, molte conferenze sono state dedicate all’amore, che è uno dei capisaldi del discorso in cui ci troviamo, del discorso occidentale, l’amore ha una portata, una grandissima portata, anche perché tutti bene o male si trovano a giocare l’amore, da quando nascono a quando si conclude la loro esistenza. Giocano l’amore: prima c’è l’amore per i genitori, poi man mano… intendo parlare dell’amore, l’amore come è utilizzato nel luogo comune più comune quello che una struttura linguistica, il linguaggio, costruisce, produce ininterrottamente, una produzione linguistica di una struttura linguistica al di fuori della quale l’amore non avrebbe nessun senso, nessun significato, così come non avrebbero significato quelle storie che produce l’amore e che vengono utilizzate dai parlanti, da coloro che si trovano ad agire il linguaggio. Perché, perché parliamo d’amore? Parliamo d’amore perché produce e ha prodotto moltissime storie, moltissime parole, da quando c’è traccia degli umani l’amore ha continuato ad essere scritto, ad essere inventato, ad essere vissuto, l’amore non è un neologismo, qualcosa di muovo che si pone, no, si pone con l’uomo da quando l’uomo ha potuto chiamarsi uomo. Dell’amore hanno parlato, hanno scritto i massimi poeti, dell’amore scrivono i cantautori con le canzonette, dell’amore vive colui che si trova ad avere bisogno di sognare, ad avere bisogno di benessere tutto sommato… dicevo dell’amore , ciascuno parlando, al momento in cui il suo discorso comincia a utilizzare l’amore, sa parlare d’amore, poi può apprezzarlo, non apprezzarlo però bene o male ciascuno di noi sa quando parla d’amore di che cosa sta parlando, come dicevo ciò che ha costruito questa struttura linguistica che chiamiamo linguaggio o meglio la funzione che ha l’amore in questa struttura linguistica, dicevo è quella di produrre sogni, in prima istanza, di produrre storie, di produrre le storie che ciascuno sa…l’amore nel luogo comune come viene utilizzato? Viene utilizzato anche come rimedio, molte volte si sente dire “quando diventerà grande si innamorerà e finalmente imparerà cos’è la vita, imparerà a volgere il suo egoismo in qualcos’altro” così si dice, così si utilizza, l’amore come rimedio, ma rimedio a che cosa propriamente? Anche Freud che pure si era interrogato moltissimo sull’amore, laddove si trovava ad ascoltare le nevrosi, le psicosi scriveva che fin quando la persona non avesse imparato ad amare avrebbe continuato a soffrire, la sua “guarigione” dipendeva dal suo non saper amare in qualche modo, quasi l’amore un ideale che si pone, infatti Freud fu tacciato di idealismo, quasi che le cose che lui andava dicendo fossero degli ideali, delle cose alle quali mirare ma alle quali poi si contrapponeva tutto un mondo che si è trovato a descrivere come assolutamente in contrapposizione… Ma sia come sia, Freud aveva inteso la psicanalisi come un percorso che doveva insegnare alla persona a diventare grande, a responsabilizzarsi, ad amare in poche parole. Dicevo ancora che molte parole sono state scritte dai grandi, Dante pone l’amore come “ciò che tutto move” questa forza travolgente che ha la possibilità di travalicare gli oceani, questa forza immane …ma non solo Dante anche Sade ha scritto dei romanzi d’amore e la forza travolgente stravolgeva certe storie e poneva altre questioni… l’amore può essere di qualcuno: l’amore della mamma per il bimbo, per la bimba, l’amore del fanciullo per la fanciulla, o l’amore può essere amore per un ideale. Nel caso dell’amore per qualcuno si scrivono romanzi molto belli, nel caso di un amore per un ideale si scrivono storie di guerra soprattutto, trattati politici. In un percorso analitico può avvenire di ascoltare, al momento in cui si pone la domanda di intraprendere un percorso analitico, può porsi la domanda circa il proprio amore, e può essere l’esca per intraprendere una psicanalisi, in molti casi, non solo ma comunque può essere proprio qualcosa che riguarda l’amore, e può ascoltarsi dopo poche battute in questo percorso una persona che decide, si accusa di non sapere amare, per esempio, e come qualsiasi cosa che si pone in un percorso analitico è degno di ascoltarsi, ha la necessità di dirsi e questo occorre che avvenga, che si ascolti questa affermazione che afferma l’incapacità di amare, perché se afferma una cosa di questo genere, avrà i suoi buoni motivi per farlo, questa potrebbe essere la conclusione e la premessa di qualcosa che interroga il discorso di questa persona, discorso che deve farsi e che si compie appunto lungo una psicanalisi, lungo un’analisi propriamente, perché la psiche, laddove parliamo di parola che non può finire, la psiche è una costruzione al pari di qualsiasi altra, un utilizzo del linguaggio, laddove un percorso analitico cioè l’analisi della parola interviene occorre ascoltare quello che la parola ha da dire, quello su cui la parola si ferma ad inventare il problema, a costruire il problema, perché lì, lì si gioca il percorso, nel senso che il percorso per molto tempo è giocato in questo continuo rinvio fra ciò che è creduto vero ma che è assolutamente arbitrario in quanto costruzione del linguaggio e ciò che è necessariamente e non può non essere cioè un gioco linguistico. Che poi è una conclusione, una lamentela in cui dice “però io non sono capace d’amare” “non so che cosa sia l’amore” eppure l’interesse per l’amore e per tutto ciò che fa l’amore è grandissimo in questo percorso perché qualsiasi, qualsiasi parola è lo spunto per riportare il discorso la da dove gira, da dove produce, da dove reinventa la storia . Una storia che la persona chiaramente crede, nella quale la persona crede, crede perché esprime ciò che sente, le sensazioni che prova e queste sensazioni che prova provengono proprio di lì, da quell’amore che non può concludersi, né si conclude…quando si conclude questo amore? Quando può cominciare effettivamente a funzionare? Quando non è più un problema, quando cessa di attrarre su di sé tutto l’interesse che quel discorso produce, il discorso è prodotto letteralmente da questo interesse, da questa attrazione tra elementi che riguardano una storia, una storia d’amore, una storia considerata tale, chiaramente l’unica storia, quell’unica storia che la persona sa interpretare, sa concludere e cioè mettere in scena, sa mostrarsi, sa mostrare a sé in prima istanza in cui l’amore è l’ideale da raggiungere, tanto per cui la persona si accusa di non sapere amare, di non avere accesso a questa perfezione che pretende che esista in qualche luogo, fuori dal suo discorso certamente, perché per molto tempo la persona non si accorge che è il suo discorso che, solo, mette in scena quell’ oggetto che provoca il suo amore, che è la condizione del suo amore, è l’unico gioco che può produrre la sua parola, il suo discorso, non sa molte altre cose è attratto da questo amore di cui non ha assolutamente la responsabilità perché è un amore che lo fa soffrire, è un amore che deve essere continuamente stimolato e trova tutti gli inghippi e tutte le questioni per farlo muovere, oserei dire come quella gatta che continua a stimolare il topino che ha catturato e che sobbalza al gioco della sua zampina, ma quest’amore come il suo oggetto non ha molte chances, perché è l’oggetto d’amore che ha costruito ma di cui non ha responsabilità perché lo immagina fuori dal suo discorso, non può immaginarlo una sua costruzione crede che le cose stiano proprio così, crede, vede la realtà e se immagina che le cose stiano proprio così beh ad un certo momento questo oggetto, questa costruzione che pone in atto per divertirsi in qualche modo, perché questo oggetto d’amore è legato al suo benessere, l’oggetto d’amore è causa del suo benessere, la condizione del suo benessere se non ci fosse questo oggetto d’amore, non ci sarebbe benessere né malessere e all’uopo viene costruito, dicevo che solo in un percorso analitico c’è la chance, la chance di accorgersi di tutto questo, di tutto ciò che fa il proprio discorso quando non può ascoltarsi, quando non può giudicarsi discorso perché è qualche cos’altro, perché io mi trovo a giocare l’unica storia che continuamente mi capita fra capo e collo per cui conosco la persona, trovo la persona che mi interessa mi innamoro follemente, dopo di che, qualcosa comincia a non funzionare, a funzionare in un altro modo, questa persona dopo un momento di innamoramento grandioso, in cui lui, questa persona assume tutte le mie aspettative, realizza tutti i miei desideri ma ecco dicevo che qualcosa comincia a non funzionare più come dovrebbe, comincia a compiersi questa operazione, non funziona più come prima e allora e allora quel benessere che provavo comincia a volgere in malessere, comincia a diventare malessere e questa persona non la riconosco più, non è più lei non so più chi sia e interviene il tradimento, la gelosia, quella persona mi tradisce, è colpa sua… tutte le storie finiscono così e la storia finisce nel migliore dei casi con la chiusura della storia, nel peggiore dei casi finisce con l’indifferenza totale, un modo come un altro di finire di una storia, il concludersi di un innamoramento, innamoramento che è la cosa più bella in cui il benessere…in cui sono tratto dal benessere ma poi interviene il malessere e patisco e allora ho necessità di allontanare l’oggetto. L’amore unisce, l’odio distrugge, separa eppure in questa storia io parlo di ideale d’amore, occorre che l’odio non intervenga e l’odio interviene da parte dell’altro, quello che mi tradisce, quello per il quale io provo gelosia, in effetti nel discorso in cui ci troviamo, nella lingua italiana, nel sistema di parola in cui ci troviamo è curioso che la gelosia sia una parte integrante dell’amore, come dire che la prova d’amore in molti casi viene misurata a partire dalla quantità di gelosia che riesco a trarre nei confronti di quell’oggetto d’amore, è curioso che non ci si accorga che sono due giochi differenti quello dell’odio e quello dell’amore, ma io come posso accorgermi di una cosa di questo genere? se trascuro che l’odio e l’amore sono in prima istanza una dicotomia, per cui se nego l’amore ciò che affermo è l’odio e viceversa, un qualcosa che nel linguaggio funziona per dare un senso, l’unico senso, l’unico senso che si può giocare laddove si ha bisogno di uno stimolo per giocare, perché il gioco pare chiuso, e allora il sogno ha bisogno dell’incubo, che sveglia, che fa finire il sogno. L’incubo è la realtà, quand’è che ci si sveglia dal sogno, improvvisamente, terrorizzati, provando le più forti emozioni, le più forti sensazioni? quando c’è l’ incubo mi sveglia e l’incubo non è nient’altro che la realtà, la realtà delle cose per cui le cose stanno proprio così, io non sono responsabile di ciò che mi sveglia dal sonno, dal sogno meglio, non ne ho la responsabilità la realtà è qualche cosa che è fuori dal mio discorso e con il sogno posso scacciarla come una mosca molesta e poi tornare a dormire…ecco dicevo la chance di poter accorgersi che l’amore così come qualsiasi altra nozione… ma questa sera parliamo dell’amore allo scoperto e di come, in qualche modo, si parli d’amore senza accorgersi che è l’odio che funziona, ma l’odio… senza avere nulla contro l’odio sono due giochi differenti quello dell’odio e quello dell’amore, di questo occorre accorgersi e assumersi la responsabilità ma non per qualche cosa di moralizzante, qualcosa che giustifichi un’altra dicotomia bene/male, non c’entra niente, ma per potere elaborare la questione dell’odio perché io mi accorga che l’odio è parte integrante laddove costruisco un ideale d’amore che immagino sia fuori dal mio discorso, e non ci interessa dire che l’odio è qualcosa, così come fa la chiesa che dice che è male odiare e quindi se si odia poi si fanno le brutte cose e si va all’inferno, no considerare l’odio, l’odio che si utilizza laddove non ci si possa considerare artefici di ciò che si va mettendo in atto ciascuna volta che si agisce l’amore, ora l’amore così come è stato costruito dal sistema linguistico in cui ci troviamo e dal quale non è possibile uscire, l’amore, dicevo, è stato costruito dalla parola con lo scopo e il fine di produrre altra parola, e questo occorre che avvenga, occorre che continui la sua funzione l’amore, senza che per questo diventi un problema, quando il problema è l’amore allora lì ci sono delle grandi storie in cui l’odio deve intervenire per smuovere, per dare movimento, per dare una ragione di parola, laddove l’amore si possa vivere e non si escluda dal proprio discorso perché, per esempio, interviene il tradimento perché ci si accorge di questa operazione che si mette in atto, non in tutti i casi ma in molti casi una persona può accorgersi di ciò che attribuisce all’altro ma che attiene al suo discorso, l’altro in qualche modo non è che l’esca, un’ esca che si presta al gioco che fa compiere quel gioco, permette che l’obiettivo si compia, quello della distruzione del gioco per esempio, ma dicevo della chance di accorgersi che nulla può essere fuori da una struttura linguistica, da una struttura di parola, da una parola che a questo punto non può finire e l’amore è una costruzione, accorgersi che l’amore è una costruzione di parola, di linguaggio, del linguaggio e funziona in un certo modo e cioè crea un sacco di problemi al solo scopo di risolverli, perché fa questo? perché è linguaggio che per continuare a funzionare, per proseguire, produce problemi, per trovare direzioni, senso …per fare in modo che non finisca mai, ma non può finire perché sono elementi linguistici quelli che utilizza il linguaggio, può solo utilizzare elementi linguistici non è possibile uscire da questa struttura al momento in cui io tento di uscire mi contraddico ma questo, questo non è preso in considerazione da colui che vuole giocare quel gioco, quella scena in cui odio e amore sono considerati la naturalità delle cose, perché l’amore è naturale, non c’è nulla di più naturale dell’amore, per definizione, questa struttura produce l’amore naturale, perché è naturale che l’uomo ami e produca dei frutti, è la continuazione della specie e non c’è nulla considerato più naturale dell’amore, ma l’amore è assolutamente artificiale è fatto con arte dal linguaggio, è una costruzione linguistica, una delle più grandi e meravigliose costruzioni linguistiche visto che dura da quando c’è traccia dell’uomo, l’uomo può dirsi uomo perché ama, così recita il luogo comune. È assolutamente artificiale e con questo artificiale possiamo giocare in molti modi, in prima istanza accorgersi dell’artificialità del linguaggio è accorgersi dell’assoluta ricchezza del linguaggio che per proseguire, non ha nessun altro scopo il linguaggio che quello di proseguire, deve assolutamente trovare delle cose con cui giocare e l’amore dicevamo sono millenni che funziona a questo riguardo produce le più grandi storie d’amore così come le più grandi tragedie d’altra parte, in questo continuo contrasto fra odio e amore, due giochi che hanno delle regole assolutamente differenti ma che costruiscono tutto sommato la stessa direzione, lo stesso senso, che il linguaggio utilizza per continuare a girare, non importando al linguaggio quello che costruisce se piacere, tragedie, non gliene importa assolutamente niente al linguaggio funziona, funziona da quando…da sempre tutto sommato e quindi utilizza ciò che è più semplice, ciò che si presta al gioco, così come si presta al gioco quell’oggetto d’amore che è costruito per produrre un’unica storia, l’unica che si sa giocare. Ora la scommessa della scienza della parola cioè del linguaggio che può interrogare se stesso è quello di cominciare a imporre altri giochi non sostituendo quelli che funzionano, ciascuno può giocare con ciò che ritiene più opportuno ma se diverte giocare e non si può non farlo occorrono nuovi giochi e se l’amore produce sogno perché non utilizzarlo? Funziona, produce occorre che però il sogno, come dicevo prima non sia continuamente funestato dall’incubo di una realtà che è immaginata fuori dalla parola, fuori dal proprio discorso, fuori da quella struttura linguistica che la produce e che è per ciascuno quella realtà che vuole che sia, che gli piace che sia, e dalla quale per nessuna cosa al mondo si staccherebbe, perché non può concepire di essere linguaggio, non lo può fare, non ha gli strumenti per farlo tutto sommato, funziona benissimo così perché porre delle obiezioni? Perché giocando il gioco del linguaggio, della parola, si innalzano sempre di più e perciò si restringono le regole dei giochi per cui ora la scommessa è proprio questa di fare giocare all’amore quel gioco che deve giocare, che è quello di produrre dei sogni ma assumendosene la assoluta responsabilità perché questo è necessario, perché occorre, questa è la chance che la parola deve offrire al linguaggio la possibilità di utilizzare nuovi giochi che non necessariamente concludano ai massacri perché non sono interessanti, non producono pensiero e solo con il pensiero è possibile accorgersi dell’assoluta responsabilità che si ha quando ci si trova a giocare….mi fermerei un attimo e poi …..c’era ancora una questione che volevo aggiungere, quella dell’accorgersi di come ad arte si costruisca l’unico gioco che si sa giocare e che se non c’è, se non si costruisce quel gioco allora non ci sono le emozioni e le sensazioni che solo quel gioco può produrre, non c’è il benessere che quel gioco può produrre, per questo non si accoglie ciò che il linguaggio produce e può produrre una estrema ricchezza, quasi che si pensasse che allora se qualsiasi cosa è un gioco, è l’accusa che viene fatta a noi, si sente continuamente dire “e allora le grandi sensazioni e allora le grandi emozioni? Se sono linguaggio?” beh qualsiasi cosa è linguaggio eppure le emozioni e le sensazioni producono e si producono in continuazione, non è vietata alla sensazione e all’emozione di prodursi, qui il discorso sarebbe grandissimo, forse che di fronte all’Inno alla Gioia, che è una costruzione, una composizione di elementi linguistici che si chiamano note, interviene subito la domanda “e allora le sensazioni, le emozioni, dove stanno? non ci saranno più?” Le sensazioni e le emozioni si producono avendo la responsabilità e trovandosi ad affermare l’assoluta ricchezza che è a disposizione di ciascuno che può permettersi di giocare il gioco del linguaggio, giocare il gioco per non esserne giocati.

 

Intervento: voi vi fermate nella comunicazione alla linguistica, alla paralinguistica?

 

Lei è molte volte che viene ad ascoltarci, vero? e allora può trarre da sé quelle che sono le conclusioni… lascio a lei trarre la conclusione. Qualcuno vuole intervenire?

 

Intervento di Luciano Faioni

Il titolo è l’amore allo scoperto cioè in altri termini l’amore nella sua struttura, come funziona e come si usa. Il modo in cui funziona in buona parte è già stato illustrato però si può aggiungere qualche elemento visto che in ogni caso non funziona senza il linguaggio, senza linguaggio non c’è nessun amore, né sarebbe mai esistito. Qualcuno potrebbe anche domandarsi come mai in effetti? ma il motivo è molto semplice perché senza linguaggio non posso pensare, non posso trarre nessuna conclusione, non posso considerare nulla, quindi nemmeno l’eventualità di amare qualcuno, ora il fatto che proceda, che abbia come condizione l’esistenza del linguaggio non va senza implicazioni, una fra queste è che l’amore non esiste in quanto tale fuori dal linguaggio e pertanto qualunque definizione io dia di amore, qualunque io ritenga di dare a questo termine, sarà comunque e sempre arbitrario come dire io penso che l’amore sia questo, e in effetti potremmo continuamente affermare che l’amore non è nient’altro che ciò ciascuno pensa che sia; ciò non di meno nella tradizione si considera che l’amore debba essere l’attrazione e l’interesse verso qualcuno, verso qualcosa, perché c’è questa attrazione dunque, se come abbiamo appena detto l’amore ha come condizione il linguaggio? che cosa accade perché qualcuno sia attratto da qualcun altro? Beh intanto questa attrazione muove dal fatto che si suppone che qualche cosa che l’altra persona ha, sia fondamentale per, come diceva prima Beatrice, per il mio benessere, per la mia felicità, per la mia realizzazione, tutto quello che volete, vero o falso che sia in ogni caso lo si crede e quindi funziona, perché quando si crede qualche cosa, vero o falso che sia, funziona come se fosse vero, anche se è la cosa più falsa in assoluto, non ha nessuna importanza e allora mi trovo a immaginare che quest’altra persona sia portatrice di ciò che mi manca per essere perfetto, un po’ il mito di Platone grosso modo, pensando una cosa del genere è ovvio che da quel momento in poi mi impegnerò per possedere questa cosa, per farla mia, sia che sia una persona sia che sia un’idea, pensate a un’ideale politico religioso, quello che vi pare in ogni caso la supposizione è che le idee contenute in tale ideale siano vere, assolutamente vere, se no io non mi impegnerei anima e corpo in una certa cosa, e così ritengo che sia assolutamente vero che quella persona della quale eventualmente mi innamoro possegga quelle virtù o quelle cose che io ritengo tali che mi attraggono così fortemente, occorre che pensi, che creda, che abbia la certezza che tutto ciò sia assolutamente vero, in caso contrario difficilmente mi muoverei in quella direzione e allora ancora a questo punto ciò che faccio è possedere questa cosa che è assolutamente vera, torno a ripetere sia che si tratti di una persona, sia che si tratti di qualcosa, perché io ritengo che è vero che quella persona è esattamente ciò che io sto cercando. Quindi in entrambi i casi sia che si tratti dell’amore per qualcuno, sia che si tratti dell’amore per qualcosa di fatto ciò che sto cercando è di impossessarmi di qualcosa che è assolutamente vero, ineludibilmente vero, incrollabilmente vero. ed ecco che qui interviene il linguaggio, poiché è il linguaggio visto che come diceva giustamente Beatrice costruisce l’amore, questa nozione di amore, qualunque sia la nozione di amore, poiché dunque è il linguaggio beh allora sarà anche il linguaggio a impormi di compiere queste operazioni cioè di inseguire qualcosa che io credo assolutamente vero, certo, e poche cose inseguo con tanta forza quante quelle che ritengo o che credo siano assolutamente vere, così altrettanto pochissime cose danno quella così grande soddisfazione che si prova quando si incontra, si trova, si esperisce qualche cosa di assolutamente vero, come dicevo prima oppure no è assolutamente indifferente importante è che lo credo, dunque il linguaggio mi costringe a cercare qualcosa di assolutamente vero e questo ciascuno lo può rilevare in qualunque frangente, in qualunque situazione poiché ciascuno cerca di, quando pensa qualunque cosa, di stabilire il vero, comunque e fugge il falso a meno che non menta ma anche se mente proprio perché sta mentendo sa qual è il vero, allora a questo punto potremmo dire che l’amore per qualcuno, l’amore per qualcosa non è altro che una ricerca della verità? È una possibilità, consideriamo l’amore per qualcuno visto che è il caso non più frequente ma sicuramente più vicino forse al tema di questa sera, dunque sto dicendo che l’amore per qualcuno non è altro che la ricerca per la verità, sì, poiché questo qualcuno mi si propone, come dicevo prima, come qualcosa che possiede tutto ciò che mi è necessario per stare bene ma cos’è che in realtà fa stare bene le persone? Ed è forse l’unica cosa che le fa stare bene? La consapevolezza di essere nel vero, provate a considerare l’eventualità che qualunque malanno sorga dal dubbio, dall’incertezza o dalla impossibilità, di considerarsi nel vero anche nella così detta nosografia psicanalitica che in fondo funziona esattamente allo stesso modo, prendete il nevrotico qualunque nevrotico qual è il problema che incontra? Quello che penso è vero? è così, non è così? È giusto, è sbagliato?devo farlo non devo farlo? E così via all’infinito, tutto questo potete ricondurlo a una questione molto semplice, vero/falso. È questo allora, è soltanto questo che fa stare bene gli umani supporre, pensare, credere, immaginare di essere nel vero? è solo questo? la risposta è sì, solo questo, non c’è nient’altro, è ovvio che questo poi si riferisce, può riferirsi a uno sterminato numero di cose, tra queste anche l’amore: Tizio, si innamora di Caia, è sicuro Tizio che quella donna sia esattamente ciò che desidera, ciò che gli manca? O sì, o no, oppure forse, ma il forse è in attesa di un sì o di un no, che cosa cerca? Beh cerca di sapere se è così oppure no, cioè cerca di sapere la verità, se sì allora è vero che questa persona corrisponde alle sue aspettative, e in questo caso suppone di essere nel vero, e quali sono le sue aspettative? Possono essere le più svariate ma generalmente si possono ricondurre ad alcune, di nuovo che questa persona …cioè quasi umoristicamente corrisponde a ciò che lui si aspetta e cioè che si comporti come lui si aspetta, che pensi le cose che lui immagina che debba pensare, che si muova nel modo in cui lui si aspetta o che desidera che si muova, e perché dovrebbe fare tutte queste cose quell’altra persona? Se non perché io lo ritengo giusto? CAMBIO CASSETTA dunque ritengo queste cose giuste, cioè questa persona occorre che si muova in questo modo, se non lo fa allora non va bene per me, cioè non è giusto per me, si lascia chiaramente sempre l’opportunità che possa essere giusto per qualcun altro anche se (…) allora vi dicevo anche in questo caso la ricerca della verità cioè verificare se quella persona è proprio così, ma supponiamo ancora che questa persona sia proprio così come io voglio che sia, il caso ideale, allora se è proprio esattamente così come voglio che sia, allora funziona tutto quanto? Oppure no? Se è assolutamente perfetta e cioè è la rappresentazione reale immediata di ciò che io desidero? Facciamo questa ipotesi per assurdo, perché non ho mai sentito che si fosse verificata, però non posso escludere che per una serie di coincidenze si verifichi una cosa del genere, ma di fronte a questa eventualità: io ho trovato qualcosa che corrisponde a ciò che per me è assolutamente vero, cosa succede a questo punto? Un problema, un problema e cioè a questo punto ciò che ho immaginato essere la realizzazione totale e assoluta si trasforma in una noia, insostenibile e insopportabile, questa persona risponde al mio desiderio in tempo reale, con la rapidità e la precisione di un computer, che succede a questo punto? Dicevo prima che succede un problema e cioè rispondendo in tempo reale e in modo assolutamente preciso a ciò che io desidero, mi toglie la possibilità di rilanciare le questioni per esempio, il fatto di avere trovato la verità, in questo caso corrispondendo esattamente a ciò che mi aspettavo, mi impone un rilancio, perché una volta che qualche cosa corrisponde alla verità, io cerco la verità, ovviamente come il linguaggio mi impone di fare ma quando la trovo, il gioco non è finito, il linguaggio non si ferma quando trovo la verità, o suppongo di averla trovata ma mi impone di partire da lì per ricominciare un’altra ricerca, per il semplice fatto che non si può fermare, da qui la ricerca immediata di qualche cosa che funzioni come un problema da risolvere, e allora incomincia a trovare qualche cosa che non va, per esempio è troppo perfetta, è troppo perfetta e la cosa mi da noia, mi infastidisce, mi infastidisce una persona che risponda in modo istantaneo a qualunque mio desiderio, per esempio, e allora ciò che avevo cercato con tanto ardore adesso mi infastidisce, non lo voglio più, esattamente come il bambino che ha finalmente il gioco che ha tanto desiderato, dopo un po’ che ci gioca, lo accantona, non è una cosa così strana, avviene anche con le relazioni con gli umani solo che intervengono altre considerazioni, per cui magari non si abbandona così rapidamente perché insorgono altri problemi e come dicevo altre considerazioni, ma ciò che indicavo prima come ricerca della verità, non è nient’altro che ciò che gli umani fanno continuamente e ininterrottamente dal mattino alla sera, da quando esistono. Senza sosta, sia che discutano amabilmente con gli amici, sia che cerchino di risolvere un problema, sia che cerchino una persona con cui stare, sia che non desiderino più stare con una persona, in ogni caso ha sempre e inesorabilmente la stessa struttura, questo può rendere le cose molto più semplici per un verso, più complesse per l’altro, più complesse perché comporta il trovarsi a pensare in un modo totalmente differente da quello a cui si è avvezzi e si è avvezzi a pensare che le cose accadano così… dio solo sa perché, per caso, per la mala sorte, per fortuna, ma non è esattamente così, come generalmente si fa credere, no, avvengono mosse e pilotate da quella stessa struttura che consente l’esistenza di tutte quelle cose e cioè quella che comunemente è nota come linguaggio, che non è altro che una struttura, quella che consente di costruire pensieri, per esempio, e allora come dicevo l’amore è una ricerca della verità, né più né meno di infinite altre solo che in questo caso ha come oggetto, obiettivo qualcuno anziché qualcosa, ma potrebbe essere, come si diceva, l’amore per la patria, l’amore per i figli, l’amore per la democrazia, l’amore per la libertà, e chi più ne ha più ne metta, hanno sempre la stessa struttura comunque è qualcosa su cui si costruisce buona parte della propria esistenza, perché si immagina che lì ci sia qualche cosa di assolutamente vero, esattamente come funziona in qualunque religione, dio è vero per definizione se fosse falso non funzionerebbe più. E allora ci si può porre una questione e cioè se ciò di cui ci si innamora in realtà è la verità, sempre, ciascuna volta, è una questione su cui è possibile riflettere, adesso magari sentiamo qualcuno se no non parla nessuno, parlo solo io. Siccome mancano una ventina di minuti c’è l’occasione per ciascuno di voi che abbia voglia di farlo di intervenire ponendo questioni, aggiungendo considerazioni, esprimendo dubbi di qualunque tipo e io risponderò.

 

Intervento:…

 

In questo caso intendevo qualunque cosa sia ritenuta tale, non sto parlando di una verità assoluta, sto parlando di ciò che è creduto essere vero, che è diverso per esempio per un fervente cattolico dio è vero, per un fondamentalista islamico dio è vero, per una qualunque persona innamorata, è assolutamente vero che quella persona è la persona che desidero, per chi è innamorato della libertà è assolutamente vero che la libertà è l’obiettivo principale da raggiungere, in questo senso intendevo vero.

 

Intervento: la realtà (di quale realtà sta parlando?) accettare la realtà come un trauma

 

Ma lei diceva laddove si parla di realtà, verità, lei diceva come accettare la realtà? (non accettarla ma rendersi conto) Non è questo che stiamo dicendo esattamente, non stiamo parlando di accettazione di una realtà, ma di accorgersi che la realtà sono io che la costruisco (ma intanto io soffro) è questo che stiamo dicendo e ciascuna volta occorre accorgersi di come siamo gli artefici di ciò che muoviamo, ma non possiamo accorgerci di essere gli artefici di quella realtà che andiamo descrivendo perché immaginiamo che questa realtà sia fuori dal discorso che vado facendo e quindi a questo punto certamente la realtà non posso che accettarla, non posso che subirla questa realtà, non posso che fare questo. Se ho inteso lei diceva subire la realtà?

 

Intervento: …dell’amore che messa così sembra proprio un avvitarsi su se stessa… e poi un’altra questione quella della dicotomia amore e odio. …i due estremi da un lato… dal lato dell’odio vedo l’iracondia e dall’altro lato però la forza, forse questo… secondo me occorre proprio spezzarla questa dicotomia quando si parla d’amore si parla di odio… mettere le cose al proprio posto…

 

Ciò di cui occorre accorgersi quando si parla di tutti questi giochi, come l’iracondia, la forza, tutte queste figure retoriche che servono appunto a porre una differenza, là dove io mi trovo a definire un gioco chiaramente lo distinguo da un altro gioco, occorre intendere appunto che sono dei giochi linguistici e allora a che cose serve sapere che sono dei giochi linguistici? Perché io questi giochi linguistici li posso descrivere, posso descrivere che cos’è la gelosia, posso descrivere che cos’è il tradimento, posso descrivere tutti quei giochi che attengono all’odio, perché è chiaro che a questo punto stiamo facendo delle distinzioni: questi giochi appartengono all’amore, il sogno appartiene all’amore… la gelosia appartiene all’odio, ma come avviene che possiamo giocare, se ci va, con il linguaggio e quindi trovarci non più interessati a giocare con questi elementi, se vogliamo, cosa ci distingue dagli elementi che agiamo? Che agiamo così come lei diceva “l’iracondia è fatta in questo modo” cos’è che mi distingue da questo oggetto che vado descrivendo? Cosa posso fare di fronte a un gioco che descrivo ma che è fatto così, che è un gioco linguistico ma che io descrivo e quindi non è in mio potere modificare questo oggetto in qualche modo. Beh questa distinzione che avviene da parte mia e laddove interviene la realtà, per cui le cose stanno così e posso solo descriverle è ciò che io credo, al momento in cui io in prima istanza sono un elemento, un gioco linguistico che non ha il linguaggio come suo mezzo ma sono io che agisco questi giochi che sono interessanti per il mio discorso, perché io sono discorso, a questo punto ho l’opportunità di elaborare la questione e di interrogarmi sul perché nel mio discorso hanno una portata, perché sono interessanti al mio discorso, se non è possibile porre la questione in questi termini, se non è possibile considerare ciò che noi andiamo ripetendo da molti e molti anni che qualsiasi gioco, qualsiasi elemento è un elemento linguistico e io sono un elemento linguistico, beh allora non potrò se descrivo e credo di avere la possibilità soltanto di elencare quelli che sono i pregi o i difetti di questi giochi, io tutto sommato non ho la possibilità di accorgermi che se sono oggetto del mio interesse, vale a dire che sono nel mio discorso, non ho l’opportunità di accorgermi che se mi interessano e per qualsiasi motivo mi interessino occorre che io mi interroghi, vale a dire perché io utilizzo questi giochi e non altri giochi se sono un elemento del gioco pure io? Questa è la questione, questo è ciò che non permette di considerare che qualsiasi cosa esiste perché una struttura linguistica la fa esistere, questa è la questione principale, al punto in cui io intendo che nessuna cosa può esistere senza una struttura linguistica che la fa esistere, allora a quel punto già io ho gli strumenti per intendere che quando qualche cosa mi interessa allora occorre che mi interroghi sul perché questa cosa mi interessa, se mi interessa l’odio e parlo dell’odio non devo considerare che l’odio è fuori dal mio discorso, per qualche motivo questi elementi interrogano il mio discorso e lo fanno proseguire, se non mi accorgo di questo beh credo sempre che si possa descrivere qualche cosa e cioè che esista la descrizione di qualche cosa che è così, che è la realtà, che è l’incubo di cui si parlava, quell’incubo che ha la possibilità di far finire il sogno, ma un incubo esiste in quanto è utilizzabile dal linguaggio, l’incubo lo utilizza lei come lo utilizzo io, sappiamo parlando gestire l’incubo però per me, nel mio discorso può fare un certo gioco, nel suo discorso assolutamente un altro ma sia io che lei lo utilizziamo l’incubo, se immaginiamo di poter descrivere l’incubo, quindi di sentire ciò che l’incubo produce possiamo dire che c’è linguaggio, il linguaggio è un mezzo che mi permette la descrizione però il linguaggio è un mezzo, al momento in cui io mi accorgo che il linguaggio non è solo un mezzo per descrivere delle cose ma è letteralmente ciò che produce le cose, a quel punto cambiano i giochi, cambiano letteralmente, cambia il modo di pensare perché a questo punto se l’incubo è qualche cosa che chiude il sogno, lo spezza e nel mio discorso interviene e ha questa funzione, mi interrogherò su che cosa sostiene una questione di questo genere, avrò la chance di confrontarmi con il linguaggio ma non un linguaggio che mi serve per descrivere qualche cosa ma con il linguaggio che letteralmente produce quel qualche cosa che io sto descrivendo. Mi pare che sia assolutamente differente. Qualcun altro vuole aggiungere qualche elemento prima di chiudere la serata? Lorenzo qualche considerazione?

 

Intervento: considerazioni sul fatto che quando incontro una donna che risponde costantemente a quello che io le chiedo e dopo un po’ mi crea noia, cioè potrebbe…cioè il rilancio, domandavo cosa significhi il mio comportamento? D’accordo di essere in un gioco però perché non accontentarsi per esempio, che è una situazione tutto sommato ideale? Perché al momento in cui mi trovo bene perché soddisfa tutto quello che posso immaginare, perché chiedere qualcosa in più?

 

Intervento di Luciano Faioni

È lo stesso motivo per cui terminata una partita si desidera cominciarne un’altra, la precedente è chiusa, non c’è più niente da desiderare. La questione è che ciò che si cerca non è tanto quell’oggetto del desiderio, perché una volta che l’ha raggiunto il desiderio cessa e altre cose compaiono e da sempre gli umani si sono chiesti come mai uno desidera fortissimamente una cosa, la ottiene e da quel momento in poi non è che è felice ma si trova, si inventa altre cose immediatamente, come avviene una cosa del genere e perché? E in effetti si può intendere soltanto a partire dal funzionamento del linguaggio che costringe, per così dire, una volta trovato un elemento vero, cioè chiuso un gioco, chiusa una proposizione, chiusa una teoria, chiusa una storia a ricominciare di nuovo, per questo una relazione è difficile da mantenere, questo è noto da sempre che è difficile, ma è difficile perché anche nella migliore delle ipotesi si riesce a mantenerla, se in qualche modo il gioco viene rilanciato, se non si rilancia finisce, o magari due persone continuano a stare insieme, ma il gioco è finito, cioè non interessa più…

 

Intervento: il rilancio tutt’al più è un problema

 

Intervento di Luciano Faioni

Certo, sì e allora si trova il problema, il problema per esempio è come sbarazzarsi di una moglie, usare l’arsenico… oppure semplicemente il divorzio a seconda dei casi, però ecco sì, sorge un problema a quel punto, lo diceva Beatrice, diventa il nemico che occorre eliminare, e allora lì, a questo punto, l’idea è che se avrò eliminato il nemico allora sarò felice. Che è la stessa cosa che pensano gli americani, una volta eliminato Saddam Hussein allora saremo felici, poi non si verifica, o quello che pensava Hitler, una volta eliminati gli ebrei finalmente saremo felici, o quello che pensavano i cristiani, una volta eliminati i mussulmani allora saremo… e si va avanti all’infinito, no invece è questo che occorrerebbe conoscere ma si sa se si sa come funziona il linguaggio, il linguaggio ha questa bizzarra struttura per cui costruisce problemi da risolvere, per potere proseguire, quali problemi? Non ha importanza, il problema può essere la settimana enigmistica o può essere eliminare il mondo arabo dalla faccia della terra, hanno implicazioni differenti, però sono problemi, nel senso che devono essere risolti, è per questo che agli umani piace il gioco, giocano sempre e per esempio la relazione tra un uomo e una donna è uno dei giochi più avvincenti e più praticati, anche perché consente un maggior numero di mosse, un maggior numero di incognite e di variabili per esempio, mentre il gioco della dama è meno entusiasmante per cui ecco perché anche nelle ipotesi più strampalata, come trovare una donna fatta al computer e che risponde in tempo reale a qualunque desiderio, anche lì, ad un certo punto non è soddisfacente perché la partita a quel punto è chiusa, perché non è l’oggetto ciò che desidero ma è continuare a desiderare in un certo senso, e se si toglie la possibilità di continuare a desiderare, ci si annoia fino alla depressione. Freud scrisse un saggio interessante che mostra un po’ questo aspetto, si chiama Coloro che soccombono al successo dove illustra come avviene che molte persone che finalmente raggiungono l’obiettivo della loro esistenza, per esempio una certa posizione, una certa ricchezza, qualunque sia, diventano depresse: una volta raggiunto l’obiettivo crolla tutto. Curioso, ve lo suggerisco, è anche divertente, ora non è che tutti soccombano necessariamente al successo però non soccombono perché trovano l’occasione di un rilancio, un rinvio, e allora ecco che il gioco ricomincia, ma se non potesse ricominciare ecco che sarebbe un problema. Ci fermiamo qui questa sera, grazie a ciascuno di voi e la prossima volta, che sarà giovedì 8 aprile, interverrà Cesare Miorin, il tema sarà Storie di solitudine. Grazie e buona notte.